2021-09-04
Non si può imporre il siero senza vigilanza
L’annuncio dell’esecutivo di chiudere la fase delle inoculazioni su base volontaria si scontra con lo stato attuale del monitoraggio delle reazioni avverse. Le procedure sono complicate e scoraggiano i pazienti. E le segnalazioni arrivano quasi solo da Big PharmaL’Italia procede a passo forzato verso l’introduzione dell’obbligo di vaccinarsi, in modo da raggiungere i primati della Micronesia e di due note democrazie come Turkmenistan e Indonesia, ma la vigilanza sulle reazioni avverse resta poco più che un’attività spontanea, inutilmente complicata e con numeri scarsamente indicativi. Eppure, partire almeno con una seria farmacovigilanza pubblica sarebbe non solo un atto dovuto, specialmente in concomitanza con il varo della vaccinazione obbligata, ma anche un ottimo strumento di creazione e conservazione del consenso intorno a questa. Se non altro perché limiterebbe la propalazione di notizie farlocche e discussioni da bar. Certo, che sarebbe finita così, qualcuno l’aveva anche ipotizzato, perché quando il premier, Mario Draghi, decise di affidare la campagna vaccinale a un generale degli alpini plurimedagliato, il messaggio che le punture di massa fossero faccenda da militari in divisa ha cominciato a scorrere placidamente nelle vene dell’opinione pubblica. L’obbligo, dunque, era nell’aria e ci si marcia spediti in questa fine estate. Anche grazie alle forzature giuridiche adottate dal governo con il green pass, sempre più obbligatorio per fare qualsiasi cosa. Forzature talmente pacchiane da far rivalutare, per coerenza e trasparenza, perfino l’obbligo di vaccinazione. Ma se si vuole raggiungere quei 12,7 milioni di italiani che hanno più di 12 anni d’età e non hanno prenotato neppure la prima dose, non si può certo sperare che vadano tutti in piazza con le bandiere in modo da poterli convincere a manganellate sulla testa. La famosa protesta di piazza «violenta», attesa dal Viminale per lunedì scorso non c’è stata, e in generale la criminalizzazione del dissenso (fosse anche completamente stupido) non è un buon sistema per una democrazia che non voglia dirsi turcomanna. Ecco quindi l’importanza di fornire alla cittadinanza informazioni aggiornate e attendibili sulle reazioni ai vaccini, in modo da stroncare sul nascere complottismi e teorie antiscientifiche. E per avere queste informazioni è necessaria innanzitutto la materia prima, ovvero le segnalazioni dei vaccinati. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) spiega sul proprio sito di che si tratta: «La farmacovigilanza è l’insieme delle attività finalizzate all’identificazione, valutazione, comprensione e prevenzione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema correlato all’uso dei medicinali, per assicurare un rapporto beneficio/rischio favorevole per la popolazione». Questi dati possono arrivare da diverse fonti come le segnalazioni di reazioni avverse sospette, studi clinici, letteratura scientifica, rapporti inviati dalle stesse case farmaceutiche. A fare il grosso delle segnalazioni, in gran parte attraverso un apposito formulario sul sito dell’Aifa, dovrebbero essere medici ospedalieri e di famiglia, infermieri e pazienti stessi. Tuttavia, come Patrizia Floder Reitter ha più volte ben spiegato sulla Verità, nelle scorse settimane, i moduli sono decisamente complicati e in parte anche oscuri. Ma soprattutto, dai resoconti mensili dell’Aifa risultano molte meno segnalazioni dal basso, rispetto a quelle delle industrie che producono i vaccini. Nel settimo Rapporto di sorveglianza Aifa sui vaccini, aggiornato a fine luglio, queste segnalazioni di reazioni sospette erano 84.322 su 66 milioni di dosi somministrate. Quelle arrivate dalla sola Moderna, per fare un raffronto, sono mediamente un terzo in più. Già questo fa capire che il sistema non funziona tanto, nonostante l’impegno e la lodevole trasparenza dell’Aifa. Perché è la stessa Agenzia a segnalare che il 97% delle segnalazioni è di tipo «spontaneo». Significa che non funziona tutto il resto. Cioè, lo Stato. Ma ancora più interessante dei numeri è anche questa precisazione che compare nelle prime pagine dell’ultimo monitoraggio: «Un ampio numero di segnalazioni non implica una maggiora pericolosità del vaccino, ma è elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza». A prima vista, certo, può essere interpretata come un disclaimer a beneficio e tutela delle case farmaceutiche. Dal punto di vista statistico, però, sembra confermare che il sistema attuale «dal basso» non solo faccia un po’ acqua, ma sarebbe pure poco efficace se ci fosse mezzo milione di segnalazioni al mese. Ora, a parte il fatto che per un «evento avverso indesiderato», ieri pomeriggio il link per le segnalazioni dei cittadini contenuto alla fine del Rapporto Aifa non funzionava, è di tutta evidenza che medici, infermieri e ospedali segnalano pochi problemi sui vaccini. Insomma, come testimonia quel 97% di cui sopra, la cosiddetta farmacovigilanza attiva non funziona. Soprattutto, funziona molto meno di chi i vaccini li produce. E allora, o i presunti cattivoni di Big Pharma sono eccessivamente zelanti nel segnalare i problemi dei propri vaccini, oppure la macchina della sanità italiana si limita a un atteggiamento poco più che notarile. Il che sarebbe già grave nella situazione attuale, ma sarebbe una pessima garanzia in caso di obbligo di vaccinazione. Conclamato o strisciante.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.