
Il ministro Enzo Moavero Milanesi conferma l'intenzione di siglare, a dicembre, il Global migration compact proposto dall'Onu. E spiega: «Non sarà giuridicamente vincolante». Ma approvarlo significa chinare la testa e accettare l'immigrazione indiscriminata.Il tempo stringe, e la sensazione è che il governo italiano abbia leggermente sottovalutato la faccenda. Il 10 e 11 dicembre prossimi, in Marocco, gli Stati membri delle Nazioni unite dovrebbero sottoscrivere il Global compact for migration, cioè il «Patto globale per la migrazione sicura, ordinata e regolare». L'Italia, a quanto pare, sarà tra i firmatari. Rispondendo a una interrogazione di Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha spiegato: «Il Global compact, che è un insieme di atti che vengono collegati alla dichiarazione di New York sui migranti e i rifugiati del 2016, non sarà un atto giuridicamente vincolante». Sembra che Moavero, in modo diplomatico, voglia dire: quel documento è poco più di un foglio volante, è una operazione di facciata senza conseguenze concrete. Viene però da chiedersi: se il Global compact non è vincolante, allora perché lo firmiamo? Se è un documento senza effetti, per quale motivo dobbiamo sottoscriverlo? In verità, questa carta di conseguenze potrebbe averne parecchie. Secondo l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, che fa capo all'Onu), si tratta del «primo accordo intergovernativo, preparato sotto gli auspici delle Nazioni unite, che copra tutti gli aspetti delle migrazioni internazionali». Come ha spiegato il segretario generale dell'Onu, António Guterres, il Global compact «riconosce che ogni individuo ha diritto alla sicurezza, alla dignità e alla protezione». In pratica, come ha giustamente notato Giorgia Meloni, «stabilisce il diritto fondamentale di ciascun individuo a emigrare o a essere immigrato, indipendentemente dalle ragioni che lo portano a muoversi».Basta leggere alcuni dei «principi guida» elencati nel testo per capire a che genere di ideologia faccia riferimento. A pagina 2, per esempio, si trova la seguente frase: «La migrazione ha fatto parte dell'esperienza umana nel corso della storia e riconosciamo che è una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile nel nostro mondo globalizzato e che questi impatti positivi possono essere ottimizzati migliorando la governance della migrazione». Davvero il nostro governo è d'accordo con una affermazione di questo tipo? Certo, il Compact stabilisce che ogni Stato ha diritto a conservare la propria sovranità in materia migratoria, ma precisa che tale sovranità viene dopo gli accordi internazionali (dunque non vale niente). Moavero è convinto che nel patto siano «recepiti principi di partenariato con i Paesi di origine e di transito e la necessità di contrasto ai trafficanti di esseri umani; c'è anche l'obbligo per gli Stati di origine di riammettere i propri cittadini». In compenso, però, il Compact insiste per pagine e pagine sulla «inclusione» dei migranti e sui servizi che bisogna garantire a chi espatria. Inoltre, questo documento contiene passaggi particolarmente inquietanti riguardanti il ruolo dei media. Firmandolo, i vari Paesi si impegnano a «promuovere un discorso pubblico aperto e basato sull'evidenza riguardo le migrazioni e i migranti, in collaborazione con tutte le parti della società, che generi una percezione più realistica, umana e costruttiva». In particolare, gli Stati si devono dar da fare per «promuovere la comunicazione indipendente, obiettiva e di qualità», anche sul Web, e per «sensibilizzare ed educare i professionisti dei media su questioni e terminologia relative alla migrazione, investendo in standard etici e pubblicità». Solita litania: bisogna «educare» i giornalisti affinché trattino il tema della migrazione in maniera positiva. Siamo sicuri di voler firmare questa roba? Nei fatti, la visione dell'immigrazione che offre è antitetica a quella che l'attuale esecutivo ha portato avanti fino ad oggi. Non solo: sottoscrivere il patto potrebbe esporci a sanzioni e a rotture di scatole assortite da parte degli organismi internazionali. Ricordiamoci sempre chi sono i promotori del Compact: Onu, Oim e Unhcr. Giusto un paio di giorni fa, l'ufficio dell'alto commissario Onu per i diritti umani, proprio in concomitanza con l'operazione della Procura di Catania sulla nave Aquarius, ha diffuso un comunicato stampa per attaccare il nostro governo. Il testo cita un «gruppo di esperti» delle Nazioni unite, ed esprime preoccupazione «per le continue campagne diffamatorie contro le organizzazioni della società civile impegnate in operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, così come la criminalizzazione del lavoro dei difensori dei diritti dei migranti».Secondo l'alto commissariato, «il governo italiano, tra gli altri, ha reso quasi impossibile per le navi delle Ong continuare a salvare i migranti nel Mar Mediterraneo. Ciò ha portato a un aumento dei migranti che affogano o scompaiono». Inoltre, aggiungono gli «esperti» delle Nazioni unite, «salvare vite non è un crimine. Proteggere la dignità umana non è un crimine. Atti di solidarietà e umanità non dovrebbero essere perseguiti». Ecco, forse adesso è più chiaro a chi ci stiamo consegnando. L'Italia si prepara a firmare un patto sulla migrazione predisposto dagli stessi personaggi che vengono ad accusarci di razzismo. Gente che, mentre una Procura italiana fa il suo lavoro, si impiccia dei fatti nostri e viene a spiegarci che le Ong svolgono un servizio indispensabile, anche quando scaricano nei nostri porti rifiuti infetti e altre schifezze. Firmare il Global compact vuol dire legittimare il punto di vista di questi profeti dell'invasione. I quali, un giorno non troppo lontano, potrebbero venirci a rinfacciare gli impegni presi in Marocco, ricordandoci che abbiamo sottoscritto un documento in cui si spiega - in buona sostanza - che ai migranti bisogna stendere tappeti rossi. Stati Uniti, Australia, Ungheria e altri Paesi hanno già fatto sapere che non firmeranno un bel niente. E noi che cosa stiamo aspettando?
Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






