
Emergenza per 1.300 posti rimasti scoperti, la Regione delibera il ritorno in corsia di professionisti over 65. Il Pd punta il dito su quota 100, Luca Zaia smonta la teoria: «Il fatto è che mancano risorse per formare i giovani». Alla carenza di medici, la giunta regionale del Veneto risponde con pragmatismo, autorizzando il rientro in servizio dei camici bianchi in pensione. Come riporta una delibera approvata ieri, i direttori generali delle aziende sanitarie venete, in base alle carenze registrate, potranno conferire incarichi di lavoro autonomo ai medici in pensione per fronteggiare la carenza di organico che, nel territorio amministrato, è di 1.300 camici bianchi (mentre è di circa 56.000 a livello nazionale). Non è una soluzione ottimale, ma dopo tante parole «è il momento di agire», ha dichiarato Luca Zaia, presidente della Regione. Anche se per sua stessa ammissione può sembrare «un atto estremo, in realtà rispondiamo alla priorità numero uno, che è quella di curare al meglio i malati», garantendo i livelli essenziali di assistenza (Lea), messi a rischio dalla carenza di personale. Anticipando le inevitabili critiche che un simile provvedimento solleva, il governatore ha spiegato: «La nostra delibera non ha nessuna finalità polemica», ma è una soluzione per avere i medici che mancano negli ospedali. Puntuale è arrivata la frecciata su un negativo «effetto di quota 100: prima vanno in pensione e poi devono ritornare, altro che nuove assunzioni!», ha scritto su Twitter Alessia Rotta, deputata del Partito democratico. Sulla questione era però già entrato nel merito Zaia, spiegando che non è provvedimento dell'esecutivo M5s-Lega «ad aver creato il problema». Anche per una questione temporale: questi medici mancano da ben prima che entrasse in vigore quota 100. Confermando di «ritenere che la sanità pubblica abbia un futuro solo se ci sono giovani», il governatore veneto ha osservato che «sarebbe fallimentare che una norma come questa diventasse stabile», auspicando una soluzione «a monte, anche perché i corsi di specialità sono normati a livello nazionale». Una bordata sulla scelta veneta è arrivata anche dal sindacato dei dirigenti medici Anaao Assomed, che ha bollato quella veneta come «una non soluzione, perché significa posticipare un problema». Secondo Carlo Palermo, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, «prima di assumere i pensionati le Regioni dovrebbero fare i concorsi», facendo partecipare anche gli specializzandi in medicina dell'ultimo anno», che sono 6.200. La delibera veneta arriva dopo il Molise, dove il commissario alla Sanità, Angelo Giustini, ha varato qualche giorno fa un provvedimento simile. È un trend che, secondo l'Anaao Assomed, «denota una pessima programmazione». Su questo concorda il governatore veneto. La crisi epocale della carenza di medici, che costringe a queste «non soluzioni» su cui tutti concordano, è causata da una serie di fattori, in primis «una programmazione nazionale sbagliata in più parti». Secondo Zaia, «è un errore il numero chiuso nelle facoltà di medicina», perché i medici «non si scelgono con un quiz» ma con «la formazione esame dopo esame. È sbagliata e carente la distribuzione nazionale delle borse di specialità. È sbagliato, ma in questo caso occorre un intervento legislativo nazionale, non pensare alla formazione degli specializzandi in corsia». Del resto negli ospedali italiani mancano medici perché da un lato anni di blocco del turnover non hanno permesso nuove assunzioni e dall'altro - come se non bastasse - c'è la fuga verso il privato: uno su tre, secondo i dati della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Le stime sono presto fatte. Spendiamo circa il 30% in meno in sanità del resto dei Paesi europei per garantire standard di cura migliori, ma con stipendi fermi da anni, meno personale e più vecchio. Entro sei anni mancheranno, oltre alla metà degli specialisti che andranno in pensione, quelli che nel frattempo sono passati alla sanità privata: oltre 11.000 in 3 anni. Del resto, un buon 30% degli operatori sanitari con più di 50 anni è demoralizzato dalla mole di lavoro e dalla una burocrazia sempre più ingombrante a fronte di stipendi fermi. Nel solo Veneto, si legge in una nota regionale, per la nuova Azienda Zero, a fronte di 246 posti messi a concorso da ottobre, i candidati in graduatoria sono risultati soltanto 118, e 128 non assegnati. La triste realtà, per stessa ammissione del governatore Zaia, «è che siamo invece al punto che non si riescono a reperire i medici sufficienti nemmeno facendo scorrere le graduatorie e che una chiamata dell'Azienda Zero per 80 medici di pronto soccorso ha avuto una decina di adesioni». In un'emergenza contingente, il richiamare in corsia i camici bianchi over 65 per evitare il peggio vuole essere una soluzione momentanea. Ma qualcosa deve cambiare in fretta, soprattutto a livello di normative nazionali perché, ha concluso Zaia, «se la nostra delibera di oggi dovesse finire per stabilizzarsi nel tempo, sarebbe una sconfitta per tutti». Intanto all'ospedale di Mestre, Giampiero Giron, anestesista in pensione di 84 anni, qualche giorno alla settimana entra in sala operatoria per tappare i buchi dovuti alla carenza di personale. Ma quanti pensionati sarebbero pronti a indossare di nuovo il camice e tornare a fare turni? «Il fenomeno che osserviamo», ha detto Palermo, segretario di Anaao, «è una fuga dal lavoro perché le condizioni sono gravose, fare le notti a 65 anni è davvero duro e pesante».
Nadia Battocletti (Ansa)
I campionati d’atletica a Tokyo si aprono col secondo posto dell’azzurra nei 10.000. Jacobs va in semifinale nei 100 metri, bronzo nel lancio del peso per Fabbri.
Ansa
Partita assurda allo Stadium: nerazzurri sotto per due volte, poi in vantaggio 2-3 a un quarto d’ora dalla fine. Ma la squadra di Chivu non riesce a gestire e all’ultimo minuto una botta da lontano di Adzic ribalta tutto: 4-3 Juve.
Maria Sole Ronzoni
Il ceo di Tosca Blu Maria Sole Ronzoni racconta la genesi del marchio (familiare) di borse e calzature che punta a conquistare i mercati esteri: «Fu un’idea di papà per celebrare l’avvento di mia sorella. E-commerce necessario, ma i negozi esprimono la nostra identità».
Prima puntata del viaggio alla scoperta di quel talento naturale e poliedrico di Elena Fabrizi. Mamma Angela da piccola la portava al mercato: qui nacque l’amore per la cucina popolare. Affinata in tutti i suoi ristoranti.