2021-07-12
Non bastava censurare Topolino è sessista anche il cavo dei microfoni
(APHOTOGRAFIA/Getty Images)
I parchi Disney hanno eliminato il benvenuto a «signori e signore» per non escludere le nuove categorie del gender. E i produttori di strumenti musicali aboliscono la dicitura «maschio e femmina» degli spinotti.Nei giorni scorsi riflettevamo in redazione sull'esondazione del politicamente corretto e di quella che viene chiamata «cancel culture». E ci chiedevamo: fin dove potrebbe spingersi la censura? Quali opere d'arte, quali prodotti della cultura pop rischiano di finire sotto la mannaia? A qualcuno è venuto in mente che sicuramente, prima o poi, persino gli inoffensivi personaggi Disney sarebbero finiti nel mirino. Ma è bastata una rapida ricerca per scoprire che eravamo già in ritardo. Anni fa è stata fondata una pagina Facebook chiamata Paperino e altri infami che segnalava tutte le frasi «razziste» o «sessiste» contenute nelle vecchie storie di Topolino e soci. Non più tardi della settimana scorsa, poi, il sito dell'organizzazione cattolica Pax Christi ha rilanciato un articolo che prendeva di mira proprio il povero Topolino, accusato di essere un perfido fascista e colonialista. Preso atto che ormai la scure buonista si era già abbattuta sul povero topastro, che pure è sempre stato di un buonismo quasi fastidioso, abbiamo ripreso a rimuginare: a chi toccherà, adesso? Beh, signori, dopo esserci spremuti le meningi fino alla stremo abbiamo dovuto attenderci e prendere atto dell'amara realtà: precedere e magari prevenire nuove censure è impossibile. Perché la cronaca ha già superato ogni immaginazione. Per rendersene conto basta scorrere le notizie delle ultime ore. Dagli Stati Uniti hanno fatto sapere che il celebre parco tematico Disney World di Orlando, in Florida, ha deciso di cancellare la frase «signore e signori, ragazzi e ragazze» dal saluto registrato che normalmente apriva gli spettacoli. Scopo del taglio? Diventare un «luogo in cui tutti sono i benvenuti», ovvero non «discriminare» chi non si riconosce nelle vetuste categorie di maschio e femmina. Le surreali teorie gender sulla fluidità dei sessi hanno obnubilato un paio di giorni fa anche l'organizzazione americana che riunisce i produttori di materiale audio, la Professional Audio Manufacturers Alliance (Pama) di cui fanno parte aziende come la Sennheiser, la Shure eccetera. Secondo tale organizzazione «occorre affrontare problemi di linguaggio e terminologia obsoleti, identificati come sempre più scoraggianti rispetto allo spirito di inclusione». Dunque niente più riferimento ai jack «maschi e femmine»: d'ora in poi i cavi audio andranno indicati con termini «neutri». Una decisione che è molto piaciuta a SoundGirls, una associazione per la difesa dei diritti delle donne che lavorano nel settore dell'audio e in quello musicale: «Un plauso a Pama che cerca di introdurre un linguaggio neutro nell'industria audio», hanno scritto. «È un'impresa enorme, ma bisogna continuare a lavorare per portare cambiamenti».Ora, di fronte alla assurda pretesa di censurare persino i nomi dei cavi, alle persone ancora dotate di buon senso viene da ridere. Ma non dobbiamo dimenticare che, dietro la follia buonista capace di strappare risate si nasconde, come scrive Alain de Benoist, «la proscrizione di fatto delle idee non conformi, la marginalizzazione di coloro che si situano al di fuori del circolo virtuoso della doxa dominante». Chiaro: la censura è sempre esistita. Ma oggi assume forme più subdole, che ci inducono alla sottovalutazione. Ancora de Benoist spiega che «l'antica morale prescriveva regole individuali di comportamento: si riteneva che la società funzionasse meglio se gli individui che la componevano agivano bene. La nuova morale vuole moralizzare la società stessa, senza imporre regole agli individui. L'antica morale diceva alle persone ciò che dovevano fare, la nuova morale descrive ciò che la società deve divenire. Non sono più gli individui che devono comportarsi bene, ma la società che deve essere resa più “giusta"». Il risultato è che ci troviamo a vivere in società che sono contemporaneamente iper permissive (anzi, ci invitano costantemente a «ribellarci» alle regole) e iper moraliste (cioè impongo limiti al pensiero e al linguaggio sempre più restrittivi). Oggi persino l'apprezzamento della bellezza è ritenuto discriminazione: lo ha scritto David Brooks sul New York Times pochi giorni fa criticando il «lookismo», una sorta di nuovo razzismo nei confronti dei brutti. Addirittura ciò che in precedenza era ritenuto educativo o edificante proprio dai sostenitori del politicamente corretto ora è sospettato di razzismo. Un esempio? La James Gillespie's High School di Edimburgo ha bandito Il buio oltre la siepe, romanzo antirazzista di Harper Lee (già contestato in California e Canada) poiché promuoverebbe la retorica del «salvatore bianco». A chi toccherà poi? Beh, la risposta è chiara: potrebbe toccare a chiunque, a qualunque cosa. L'uomo, per costituzione, discrimina, cioè compie scelte e prende decisioni, valuta, stabilisce gerarchie. Ma il nuovo totalitarismo punta a eliminare la discriminazione in sé, cioè la capacità di discernimento, il pensiero critico. E allora state pronti, perché niente e nessuno è al sicuro.
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