2025-05-21
«Noi facciamo da soli»: l’Italia si sfila dal piano pandemico Oms
Roma si astiene sul nuovo Trattato approvato ieri. Le ratifiche avverranno a livello nazionale: perché entri in vigore, ne servono 60. Le virostar piagnucolano. Robert F. Kennedy ai Paesi partner: «Oms moribonda, mollatela».È un metro di valutazione scientificamente non esatto ma politicamente infallibile: sulle questioni di salute pubblica, nel dubbio, sedersi sempre dalla parte opposta a quella dove si posizionano Matteo Bassetti, Walter Ricciardi e compagnia virologa cantante. Di sicuro il ministro della salute Orazio Schillaci non ha compiuto esattamente questo stesso percorso logico decidendo ieri di astenersi sul Trattato pandemico all’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Fatto sta che la decisione dell’Italia di esprimere le proprie riserve sul documento ha prevedibilmente scatenato i mugolii della (mica tanto) allegra banda di scienziati orfani dell’emergenza e del terrore. «Non è un bel segnale se l’Italia si astiene», ha piagnucolato la virostar del San Martino di Genova. «Mi era sembrato - ha aggiunto Bassetti - che il ministro avesse detto che l’Italia era parte integrante dell’Oms e quindi sfilarsi su un argomento così importante ci isola da quello che è un contesto su cui dovremmo essere tutti uniti e non dividerci». Commenti stizziti anche da Walter Ricciardi, tra i registi di quella che può essere annoverata tra le più catastrofiche performance di gestione pandemica a livello mondiale, quella italiana. «L’astensione dell’Italia - ha dichiarato l’ex attore - stupisce perché il nostro Paese era stato uno dei promotori del Trattato pandemico tre anni fa. Questo cambio di passo non ha nessuna spiegazione né scientifica né di sanità pubblica, ma evidentemente si tratta di una scelta di natura politica».Al netto dell’ovvietà che ogni decisione in materia di salute pubblica è per forza di cose di natura politica, che quella italiana sia stata una reazione per tamponare potenziali fughe in avanti di stampo autocratico, in effetti, è abbastanza evidente: sono tre anni che a Ginevra il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus, con la scusa della «permacrisi» e dell’allarme pandemico perenne, briga per spogliare gli Stati membri dell’Oms delle loro prerogative in materia di sanità pubblica, cercando di accentrare intorno a sé e al suo segretariato poteri illimitati. Gli è andata male: già l’anno scorso una bozza ben più pericolosa di Trattato è stata rispedita al mittente, con il contributo decisivo degli Stati Uniti di Joe Biden e nel suo piccolo anche dell’Italia. La nostra posizione oggi non è mutata: con l’astensione «l’Italia intende ribadire la propria posizione sulla necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica. Apprezziamo che questo principio sia stato incluso nel testo», si legge. L’Italia ha accolto «con favore» che si sia specificato che l’Accordo non autorizza l’Oms a imporre agli Stati di adottare misure specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre vaccinazioni o attuare lockdown. «Riteniamo inoltre che l’Accordo - si legge ancora nel testo - debba essere attuato nel pieno rispetto dei principi di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali, inclusa la protezione dei dati personali e delle libertà individuali. Tenendo presenti questi principi, l’Italia auspica di continuare a collaborare […] per definire le questioni in sospeso che, a nostro avviso, meritano ulteriori approfondimenti». Una di quelle più ambigue, ad esempio, riguarda la delicata sezione sui finanziamenti (art.18). L’Oms, carrozzone con un disavanzo di 1,7 miliardi di dollari, «grazie» al Trattato compie passi avanti per consentire l’istituzione di una sorta di Mes, un meccanismo finanziario di coordinamento dai contorni (volutamente?) imprecisi. «La Conferenza delle Parti (nuova stanza dei bottoni con pieni poteri ma poca trasparenza, ndr) adotterà misure appropriate per dare attuazione al presente articolo, compresa la possibilità di valutare risorse finanziarie aggiuntive per sostenere l’attuazione dell’Accordo pandemico attraverso tutte le fonti di finanziamento […] comprese fonti innovative (sic) e quelle che vanno oltre l’assistenza ufficiale allo sviluppo». A sostegno dell’Oms, inoltre, gli Stati membri hanno approvato un aumento del 20% dei contributi stimati (quote associative). È già il secondo aumento: il precedente, sempre al 20%, era stato concordato nell’ambito del bilancio 2024-25.In ogni caso, che l’approvazione del Trattato sia stata condivisa a larga maggioranza, come ha chiosato qualcuno ieri, non appare del tutto vero: il testo è passato con 124 voti favorevoli e 11 astensioni, ma un quarto dei Paesi membri (46 su un totale di 193) non ha partecipato allo scrutinio in commissione. Anche la Polonia e Israele hanno scelto la strada dell’astensione, insieme con la Russia. L’Argentina e gli Stati Uniti non hanno partecipato neanche ai negoziati, per dire, e sull’Oms, da cui gli Stati Uniti di Donald Trump usciranno dall’1 gennaio 2026, ieri è piombata anche la spallata del ministro della Sanità Usa Robert F. Kennedy, che l’ha definita «moribonda»: «Il nostro ritiro sia una sveglia», ha dichiarato Kennedy in un durissimo videomessaggio che gli Stati Uniti hanno chiesto fosse trasmesso ai delegati proprio durante l’Assemblea.Per finire, le procedure: l’Assemblea deve ancora adottare il famigerato allegato «Pabs» (Pathogen Access and Benefit-Sharing), che prevede la condivisione di informazioni sugli agenti patogeni con potenziale pandemico, e relativi trattamenti (vaccini e terapie). Una porta aperta alla cosiddetta, pericolosa ricerca «gain of function», che ha reso possibile la fuoriuscita del virus Sars Cov-2 dal laboratorio di Wuhan, per capire. Sarà soltanto dopo l’approvazione di questo allegato, che il Trattato sarà aperto alla firma e alla ratifica. Dopo 60 ratifiche, entrerà in vigore.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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