2021-01-27
No a un altro camaleConte
Di sicuro c'è solo che questo Parlamento non vuole essere sciolto in anticipo e, dunque, gli onorevoli che ne fanno parte sono pronti a tutto pur di evitare che ciò accada. Il resto, almeno per loro, cioè per i rappresentanti della Casta, è secondario, compresi i vaccini che non arrivano, i ristori che non ci sono, la crisi economica e la cassa integrazione non pagata e, perfino, i morti di Covid. Ora, se si ha chiaro che per i rappresentanti dei partiti ciò che conta è non andare a casa, si capisce anche tutto il resto, compreso il rito delle consultazioni che si è aperto ieri con le dimissioni di Giuseppe Conte. In molti, alla notizia che il presidente del Consiglio aveva rassegnato il mandato nelle mani di Sergio Mattarella hanno salutato l'addio con urla di giubilo, convinti che una stagione fosse chiusa e un'altra, quella di nuove elezioni, si stesse aprendo. Purtroppo, dobbiamo dire che così non è, perché se l'avvocato di Volturara Appula ha gettato la spugna non è detto che i giochi del Palazzo non gli consentano di riprenderla in fretta e di ritornare sul ring di Palazzo Chigi. I prossimi passi dipendono infatti da che cosa andranno a dire i rappresentanti di Pd, 5 stelle, Leu e Italia viva, ossia di coloro che fino all'altroieri, cioè prima che Matteo Renzi ritirasse le sue ministre, componevano la maggioranza. In apparenza, i primi tre partiti vogliono che Conte formi il suo terzo governo e questo pare diranno a Mattarella quando saranno convocati al Quirinale. Non si sa invece che cosa sosterrà la delegazione di Italia viva, se cioè dirà che non ci sono pregiudiziali nei confronti di un reincarico al giurista pugliese oppure se farà intendere di gradire qualche altro nome, magari pescato fra esponenti delle istituzioni o, perché no, degli stessi grillini. Al momento, se dovessimo guardare ai fatti, tenendo però d'occhio anche i polli che razzolano in Parlamento, a cominciare dal meglio gallo del pollaio, ossia da Renzi, diremmo che il reincarico a Conte non è certissimo. Il fondatore del micropartito nato dalla scissione del Pd, pur dichiarando il contrario, farà qualsiasi cosa pur di non consentire la nascita del terzo governo guidato dall'ex avvocato del popolo. Per Renzi, tutti sarebbero meglio di Conte, a cominciare da Dario Franceschini per finire a Luigi Di Maio, con in mezzo magari una soluzione terza come un esecutivo istituzionale retto da Luciana Lamorgese o da Marta Cartabia. Il problema è che il ministro della Cultura sarebbe difficilmente digeribile dai grillini e quello degli Esteri sarebbe quasi impossibile da ingurgitare per chiunque. Ve lo immaginate Giggino che fa il presidente del Consiglio e si siede al tavolo del G7? Già era inguardabile vederlo fare il turista in giro per il mondo, figuratevi come premier in visita ufficiale all'Eliseo o, peggio, alla Casa Bianca. Restano il ministro dell'Interno e l'ex presidente della Corte costituzionale, che andrebbero bene per guidare un governo del presidente, cioè di Mattarella, ma non è detto che vadano a genio ai pentastellati che, pur contando meno del Pd e di Italia viva, sono pur sempre il partito di maggioranza in Parlamento. Insomma, le candidature che circolano al momento come alternativa a Conte non appaiono molto convincenti. Si fa il nome anche di Stefano Patuanelli, attuale ministro dei Trasporti, un compagno camuffato da grillino, che potrebbe piacere al Quirinale e che, essendo stato capogruppo in Senato, potrebbe tenere a bada la ciurma dei 5 stelle, dando a Renzi la soddisfazione di essersi levato dai piedi Conte. Oppure c'è sempre a portata di mano Roberto Fico, terza carica dello Stato oltre che ala sinistra grillina e dunque gradito anche ai compagni del Pd e di Leu. Tuttavia, non è da escludere nemmeno che il premier dimissionario riesca a mettere insieme il suo partito, imbarcando un po' di responsabili, ossia di voltagabbana. Peccato però, che per costituire un gruppo ne servano una ventina e nonostante le rassicurazioni di Clemente Mastella, nocchiere della scialuppa di salvataggio che dovrebbe evitare a Conte di affogare, al momento questa pattuglia non si veda. Insomma, il presidente del Consiglio potrebbe ancora farcela, ma i tempi stringono e se entro venerdì non si è materializzata la ciambella lanciata dal piccolo naviglio, l'avvocato di Volturara Appula potrebbe sparire fra le onde. Tra l'ipotesi di un nuovo premier e quella di una riedizione del vecchio riveduta e corretta ce n'è però una terza ed è quella che vede la rottura del fronte delle opposizioni e cioè un soccorso di Forza Italia o di una parte di essa alla maggioranza in difficoltà. Al momento, si tratta di un'ipotesi remota, ma da non escludersi completamente. Spinto dai suoi che non vedono l'ora di tornare centrali, Silvio Berlusconi potrebbe essere tentato di sostenere l'esecutivo con la scusa dell'interesse nazionale. Per il suo partito, in termini di consenso, sarebbe un disastro, perché regalerebbe l'opposizione a Salvini e Meloni, ma nella vita è meglio non escludere niente. Come dicevamo, l'unica cosa certa, perché la metà degli onorevoli sa che non ci rimetterebbe piede, è che il Parlamento non sarà sciolto. Eppure le elezioni sarebbero la via maestra della crisi. Ma ridare la parola agli italiani, dopo quello che hanno sopportato nell'ultimo anno, fa troppa paura a tutti. In particolare a chi ha governato.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)