2019-09-10
Nissan in testacoda riavvicina Renault a Fca
L'amministratore delegato della casa nipponica, ostile alla fusione, si dimette per una rimborsopoli proprio nel giorno in cui Vincent Bolloré dice: «La logica industriale alla base dell'accordo è ancora valida». E Mike Manley: «Siamo solidi ma aperti a partnership».Con il nuovo assetto politico in Italia potrebbero cambiare anche le prospettive dell'alleanza tra Fiat Chrysler e Renault, il matrimonio da 33 miliardi di euro naufragato a un passo dall'altare all'inizio di giugno, anche se per ora i due pretendenti sembrano essere ancora alle schermaglie iniziali. Dopo le parole dell'ad di Fca Mike Manley - che la scorsa settimana, in un'intervista al Financial Times, aveva ribadito l'interesse a riaprire il dialogo con i francesi, spiegando che «la logica industriale che era presente in precedenza sussiste ancora» - sono arrivate quelle del numero uno di Renault, Thierry Bollorè. E anche queste appaiono concilianti: «L'interesse di Fca mostra chiaramente quanto sia attraente la nostra alleanza. Noi abbiamo investito nelle tecnologie del futuro: ibrido, motore elettrico, auto a guida autonoma. E saremmo felici se potessimo mettere le nostre tecnologie su strada in scala più ampia», ha dichiarato il manager al quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Tra i principali ostacoli da superare ci sarebbe la contrarietà del governo transalpino, che detiene il 15% delle azioni Renault e ha doppi diritti di voto: a questa obiezione, Bollorè ha risposto «dovreste chiederlo a loro (al governo, ndr)», aggiungendo però che «naturalmente, la logica industriale alla base dell'accordo è ancora valida».Per ora il governo francese tira il freno, con il ministro dell'Economia Bruno Le Maire che a Cernobbio ha ribadito la necessità di rafforzare prima «l'alleanza con Nissan». Le Maire ha precisato che «bisogna procedere per gradi e non fare tutto insieme. La priorità per Renault e Nissan ora è definire una comune strategia per il futuro del gruppo industriale», con il nodo principale che riguarda le partecipazioni incrociate. L'ipotesi che circola è che Nissan voglia una riduzione della quota di Renault (oggi al 43,4%): la casa giapponese possiede solo il 15% di azioni della casa francese e quindi gradirebbe un maggiore equilibrio. Al momento della discussione sulla fusione con Fca, inoltre, Nissan aveva espresso la preoccupazione che l'alleanza tra Renault e Fca avrebbe indebolito la sua influenza. In questo quadro si inseriscono, non senza conseguenze, le dimissioni dell'ad della casa giapponese: Hiroto Saikawa, già coinvolto in uno scandalo relativo a premi indebitamente presi, lascerà il 16 settembre. La sua è una figura chiave perché, subentrato a Carlos Ghosn, cacciato e arrestato, si era mostrato sin da subito scettico sul matrimonio con la casa torinese, ponendosi in contrasto con quella parigina. Il tutto si inserisce nel quadro dei progetti futuri di Fca, che, come ha ricordato lo stesso Manley, pur avendo un «futuro solido» come azienda indipendente, si è detta comunque «aperta e interessata» all'ipotesi di «un futuro migliore attraverso un'alleanza, una partnership o una fusione». In attesa di capire quali saranno gli sviluppi della trattativa con Renault, tra le novità più rilevanti c'è la notizia, annunciata la scorsa settimana, dello scorporo di Cnh Industrial, che a partire dal 2021 vedrà le attività suddivise in due parti: la prima, definita «off Highway», che comprende le macchine per l'agricoltura, le macchine per le costruzioni e i veicoli speciali, e la seconda, «on Highway», che comprende le attività stradali e in cui confluiranno Iveco, Iveco Bus e Heuliez Bus. Quest'ultima sarà quotata a Milano e a Wall Street e avrà sede legale in Olanda e fiscale in Gran Bretagna. Exor, la holding della famiglia Agnelli, continuerà a essere l'azionista di riferimento di entrambe le società.L'ipotesi di un rilancio delle trattative tra Fca e Renault si inserisce in un clima all' apparenza più disteso sul fronte dei rapporti con la Francia. Lo stesso Le Maire a Cernobbio ha definito la nascita del nuovo governo italiano «un'occasione unica» per rilanciare la collaborazione tra i due Paesi in ambito economico e finanziario. «Sappiamo che ci sono molti progetti sul tavolo a cui possiamo dare slancio», ha aggiunto il ministro francese: tra questi anche la fusione tra Fincantieri e Stx, che attende il via libera dell'Antitrust Ue. Su questo punto Le Maire ha tradito una certa fretta: «In Europa tutto si muove troppo lentamente», ha detto, mentre servono «decisioni rapide» per «competere con Cina e Usa».Ed è proprio questo il senso del piano d'azione che avrebbe in cantiere la nuova Commissione europea a guida von der Leyen, che intende creare un «fondo per il futuro» da oltre 100 miliardi per sostenere le aziende più importanti del Vecchio continente e renderle in grado di competere con i colossi di Usa e Cina. Sulla carta un progetto interessante che però, come scritto sulle nostre pagine da Carlo Pelanda, nasconde non poche insidie per l'Italia. Il nostro Paese sarebbe terzo contributore netto, ma rischierebbe di vedere dirottati decine di miliardi verso i campioni di Parigi e Berlino.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)