2025-07-09
Nigeriano assolto nell’inchiesta Eni fa barba e capelli al pm De Pasquale
Ex ministro accusa in un libro la toga di aver visto politici locali per incastrare Eni e Shell.mattina in diretta televisiva su Channel Tv, per un’opera vuole riscrivere la narrazione di uno dei casi giudiziari più imponenti e controversi degli ultimi vent’anni: il cosiddetto scandalo incentrato sulla presunta tangente da oltre un miliardo di dollari versata da Eni e Shell per l’assegnazione del giacimento petrolifero Opl 245. Un processo che si è risolto nel nulla, sino al terzo grado di giudizio, con l’assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Nel libro, Adoke accusa apertamente l’ex presidente Muhammadu Buhari di aver usato il caso Opl per vendetta personale. Secondo la sua ricostruzione, Buhari avrebbe orchestrato l’intera offensiva giudiziaria per punirlo politicamente per essersi opposto, quando era ministro, al reintegro dei fondi della famiglia del dittatore Sani Abacha e alla riabilitazione del loro nome. Ma secondo l’ex ministro, la strategia fu ben più ampia e coinvolse anche attori internazionali. Adoke sostiene che Ong straniere come Global Witness - in coordinamento con la Procura di Milano - cercarono di creare un caso giudiziario esemplare a partire da accuse infondate. In questo schema, il nome centrale è quello di Fabio De Pasquale, il magistrato italiano che guidò per anni l’inchiesta su Eni e Shell, condannato in primo grado per rifiuto d’atti d’ufficio (l’appello sarà a settembre) . Adoke lo accusa di aver agito in modo scorretto e politicizzato, portando avanti un’indagine ideologica priva di basi giuridiche solide. Adoke sostiene che Global Witness e i loro compagni d’armi arruolarono il signor Fabio De Pasquale, pubblico ministero italiano e «bullo da quattro soldi», per occuparsi del caso Opl 245 e perseguire le compagnie petrolifere e i loro dirigenti presso il tribunale di Milano. Il suo vero obiettivo era ben visibile: «Aveva trascorso tutta la sua vita cercando di abbattere l’ex primo ministro italiano, il defunto Silvio Berlusconi, che aveva legami con Eni. Non esitò un attimo quando Global Witness lo reclutò per fare il lavoro sporco su Opl 245».Adoke (che è stato assolto da ogni tipo di accusa sia in Italia sia in Nigeria) racconta, inoltre, di aver appreso «diversi anni dopo» da fonti riservate che una delegazione di magistrati italiani, guidata da De Pasquale, si sarebbe recata in Nigeria nel terzo trimestre del 2015: «Secondo quanto mi è stato riferito da persone interne ai fatti, che non posso nominare per ragioni di riservatezza, De Pasquale e altri magistrati italiani si recarono in Nigeria [...] per tenere una serie di incontri con funzionari del governo. Incontrarono Yemi Osinbajo (ex vicepresidente della Nigeria), il defunto signor Abba Kyari, capo di gabinetto del presidente, e funzionari dell’Efcc (Economic and financial crimes commission). De Pasquale diede loro assicurazioni di avere prove sufficienti per incastrare le compagnie petrolifere e le persone coinvolte nell’affare Opl 245, ma aveva bisogno che la Nigeria facesse la sua parte per facilitare il lavoro dell’accusa».Secondo Adoke, «l’operazione sarebbe stata coordinata dall’Efcc, in collaborazione con attivisti anticorruzione e i media sia locali che internazionali. Come mi è stato ulteriormente riferito da fonti interne alla presidenza, De Pasquale disse che la Nigeria avrebbe dovuto fare richiesta per essere ammessa come parte lesa nel processo italiano. Fu, inoltre, deciso che il governo avrebbe avviato un procedimento separato contro la JP Morgan Chase Bank, chiedendo un risarcimento di 1,7 miliardi di dollari […]».Il cuore della strategia, sostiene Adoke, sarebbe stato sviluppato in un incontro ai vertici del potere esecutivo nigeriano: «[…] Per sviluppare lo schema ispirato da De Pasquale, una riunione strategica fu convocata da alti funzionari governativi presso la villa presidenziale nel novembre 2015 […]».
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