2022-01-08
Il turismo invoca risarcimenti. Dal governo in arrivo solo briciole
Il nuovo decreto, che arriverà settimana prossima, verrà autofinanziato con i soldi avanzati dagli interventi precedenti. E intanto il turismo affonda. Il governo non passa dal Parlamento per paura di incassare un no.Alla fine sarà un decreto mini sostegni. Ma molto mini. L’obiettivo è fornire un po’ di aiuti al turismo e alle discoteche, queste ultime chiuse dal decreto festività fino al 31 gennaio, con tanto di perdita della gran notte di fine anno. C’è inoltre da rifinanziare - elemento non secondario - la Cig Covid, scaduta alla fine del 2021. Difficile al momento dire a quanto ammonterà il pacchetto di nuovi aiuti ma si tratterà di qualche miliardo. Per il semplice fatto che non ci sarà altro scostamento di bilancio per far fronte a quelli che il governo Conte chiamava ristori. La richiesta era arrivata da più parti. Non solo dalla Lega ma anche da Pd e 5 stelle. Indiscrezioni di stampa hanno citato cifre comprese tra i 10 e i 20 miliardi, con cui si sarebbe dovuto sostenere a pioggia turismo e discoteche, indennizzare hotel e ristoranti, rifinanziare la Cig e infine calmierare ulteriormente le bollette. Il decreto sarà partorito entro la fine della prossima settimana e si autofinanzierà con i risparmi dei precedenti decreti. Di scritto ancora non c’è nulla così come manca la certezza della data del cdm. È chiaro che l’idea è chiudere tutta la partita prima dell’avvio delle elezioni per il presidente della Repubblica, fissate per il 24 gennaio. Da qui l’impossibilità, o meglio la mancanza di volontà, di bussare al Parlamento per chiedere uno scostamento di bilancio. Non ci sarebbero i tempi tecnici. L’Aula dovrebbe autorizzare preventivamente la cifra e visti i pochi giorni dovrebbe farlo alla cieca. Il rischio che la maggioranza si sfaldi è molto elevato e sarebbe una bomba a pochi giorni del voto per il Colle. Inoltre la richiesta di scostamento andrebbe a spezzare l’agenda già strettissima che il governo ha messo in cantiere per la delega fiscale. La commissione congiunta si riunirà lunedì e avrà tempo entro il 12 per fissare gli emendamenti a un testo estremamente complesso. I ricorsi si potranno fare entro il 14 con l’idea di votare l’intero pacchetto al massimo il 18 gennaio. Questa è l’agenda che Palazzo Chigi desidererebbe l’Aula porti avanti. Non è detto che accada e chi spera in un lavoro ben fatto si augura che non accada. Certo, per il governo è una tappa fondamentale perché è uno dei pilastri del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e quindi farà di tutto per timbrare la legge delega prima che arrivi un nuovo inquilino a Palazzo Chigi. C’è poi un tema politico. Chiedere lo scostamento a tre settimane dall’approvazione della manovra sarebbe anche una sconfitta mai vista prima. Sarebbe come approvare il bilancio di un’impresa e dopo poco ammettere di aver sottostimato le spese di almeno un 30%. Come minimo gli azionisti dovrebbero chiedere le dimissioni dell’amministratore delegato. Tanto più che, in questo caso, parte delle spese aggiuntive sono state causate dalle scelte di chi sta al timone. A chiudere le attività e a infilare turismo, ristoranti ed esercenti nel cul de sac del super green pass è stato proprio il decreto Festività del 23 dicembre. Così adesso si finirà con il prendere mezze decisioni e distribuire solo le briciole. Le agenzie di viaggio e i tour operator chiedono un nuovo fondo perduto da 500 milioni oltre alla Cig retroattiva dal 1° gennaio. Vedremo quanto otterranno.Nel settore del catering, rileva la Fipe, a dicembre sono stati annullati eventi per un valore di 300 milioni. Solo la Cna Piemonte stima un rosso del 50% per la ristorazione per i mancati introiti di Natale e Capodanno, mentre Federmoda auspica un credito d’imposta per le giacenze di magazzino dell’abbigliamento. Anche gli impianti sciistici - per quanto aperti ma deserti - chiedono un nuovo round di aiuti: al loro fianco la Lega, che pretende un sostegno alla montagna, duramente colpita dal Covid. Sempre la Lega spinge per anticipare la distribuzione di budget già a bilancio.Il ministro Giancarlo Giorgetti ha infatti disposto che la dotazione finanziaria dei contratti di sviluppo, 450 milioni di euro stanziati nella legge di bilancio 2022, venga ulteriormente integrata con le risorse previste dal Pnrr. L’obiettivo è di realizzare almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale attraverso i contratti di sviluppo nei settori automotive, microelettronica e semiconduttori, metallo ed elettromeccanica, chimico farmaceutico, turismo, design, moda e arredo, agroindustria e tutela ambientale. Come Mise «sosteniamo i programmi d’investimento che puntano ad accrescere la competitività del sistema produttivo italiano all’interno delle strategiche filiere europee dall’alto valore tecnologico e industriale che impattano in maniera decisiva sul futuro del Paese», ha concluso Giorgetti. Ciò che è certo è che il pacchetto di sostegni messo in cantiere per il 2021 da 50 miliardi non sarà replicato nel 2022. Almeno finché ci sarà questo esecutivo. Il prossimo dovrebbe porsi qualche interrogativo in più ma soprattutto cambiare approccio alla gestione della pandemia. Sarebbe il miglior sostegno da dare alle aziende.
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