2022-01-23
«Niente politici, a Onorato portavo clienti»
Parla alla «Verità» il consulente da mezzo milione citato nell’inchiesta per traffico d’influenze su Beppe Grillo e l’armatore: «Non mi occupavo di relazioni istituzionali». Ma la Moby l’ha pagato a peso d’oro per i rapporti con gli autotrasportatori.Nell’inchiesta per traffico di influenze illecite avviata nei confronti Beppe Grillo e dell’armatore Vincenzo Onorato non è passato inosservato ai pm di Milano e agli investigatori della Guardia di finanza il ruolo dell’imprenditore e presunto lobbista Roberto Mercuri. Il quale era stato inserito da Onorato a libro paga, percependo 550.000 euro tra il 2017 e il 2019, con l’incarico di «supporto tecnico - specialistico legislativo in relazione alle attività con il parlamento, con il governo e con la Commissione europea». Non è chiaro, però, a quale titolo visto il curriculum di Mercuri che, nella vita, come vedremo, si occupa di servizi per gli autotrasportatori e di recupero crediti. Sulla sua posizione, a quanto risulta alla Verità, sono stati fatti approfondimenti che, però, non hanno consentito di risalire agli interlocutori istituzionali del cinquantenne calabrese (non indagato). Mercuri, dal 1995 al 2005, ha fatto il manager in un’azienda di costruzioni di famiglia, la Pianimpianti. Le cronache raccontano che la ditta finì nel mirino di Luigi de Magistris per un’inchiesta sui depuratori calabresi e in quei giorni di bufera venne chiamato in aiuto Roberto De Santis, lobbista vicino alla sinistra e grande amico di Massimo D’Alema, con cui ha condiviso la proprietà di una barca a vela. «C’era una emergenza nella Pianimpianti e io entrai in consiglio come vicepresidente, senza essere socio. Poi Mercuri si dimise a causa dell’inchiesta, mentre io me ne andai qualche mese dopo» aveva dichiarato De Santis, il quale, a inizio millennio, aveva conosciuto Mercuri e la sua azienda durante una gara d’appalto in Sicilia.Oggi De Santis è indagato a Roma per traffico di influenze avendo presentato l’editore Vittorio Farina a Domenico Arcuri: «Sono accusato per lo stesso reato di Grillo… io però il lobbista lo faccio per davvero. Per 12 anni con la Lega delle cooperative e dal 1996 in proprio. Mi faccio pagare al mese senza success fee oppure entro nella aziende come socio. Per i pm ho indebitamente percepito 30.000 euro nella vicenda Arcuri, ma io gli ho mostrato un regolare contratto da 120.000». Chiediamo se Mercuri fosse nelle grazie di D’Alema e De Santis replica: «Non ha mai avuto grandi rapporti con lui…».Perché Onorato lo ha scelto come lobbista? «Questo non lo so, non ha mai avuto una tradizione di relazioni con il Pds, né con i Ds né con il Pd. Lui inizia poi un percorso professionale in aeroporti…» continua l’uomo d’affari pugliese.Mercuri, chiusa l’esperienza con Pianimpianti, è diventato il più fido collaboratore dell’ex vicepresidente dell’Unicredit Fabrizio Palenzona. Nel 2007 il banchiere, quando è presidente della società Aeroporti di Roma, lo fa assumere, con 230.000 euro di stipendio, per fare il suo assistente e il responsabile degli affari istituzionali.Nel 2011 Mercuri finisce ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Crotone per una presunta frode ai danni dell’Unione europea. Da allora per lui sono cadute o sono state prescritte quasi tutte le accuse. Resta imputato per il reato di concorso in bancarotta.Mercuri esce da Adr nel dicembre 2015, dopo che lui e il suo pigmalione Palenzona vengono travolti da un’altra inchiesta, questa volta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che, quasi subito, si sgonfia. Ma prima che arrivi il completo proscioglimento, i due indagati sono costretti ad abbandonare l’azienda dei Benetton. «Lascio Fiumicino quando ricevo l’avviso di garanzia e allora Achille Onorato (figlio di Vincenzo, ndr), che conoscevo, visto che operavo nel mondo delle infrastrutture, mi propone di diventare un loro consulente» ricostruisce con La Verità Mercuri.Le offrono di fare il lobbista? «Assolutamente no. Non c’entro niente con la politica. Se lei scrive che dico che ho relazioni con D’Alema, l’ex premier mi denuncia. Sono apolitico e non frequento politici, non esiste la politica nelle mie chat, faccio un mestiere commerciale. Per la Moby non mi sono mai occupato di relazioni istituzionali, ma di un progetto per realizzare un network dei trasporti che integrasse mezzi pesanti e navi su scala internazionale, che non è stato portato avanti, e per questo me ne sono andato. Cercavo clienti, avevo un ruolo più commerciale. La definizione di lobbista che si trova sul mio contratto non è corretta e successivamente è stata modificata». Anche se nella relazione sui conti delle società di Onorato in mano agli inquirenti non è specificato.Prima di firmare il contratto con la Moby, Mercuri, nel 2016, diventa amministratore delegato e direttore generale della cooperativa Fai service, di cui Palenzona è presidente. Per svolgere il nuovo incarico percepisce dalla cooperativa quasi 400.000 euro di reddito, ma non sono queste le sue uniche entrate. Per esempio negli ultimi anni ha incassato circa 180.000 euro dalla Dovalue, società di recupero crediti.Ricordiamo che la Fai service è il braccio operativo della Federazione italiana autotrasportatori (anche di questa è stato presidente Palenzona) e fornisce servizi a più di 8.600 aziende di autotrasporto che muovono circa 70.000 veicoli e che consentono alla Fai service di fatturare (dato del 2020) 530 milioni di euro.La cooperativa, che riempie anche i traghetti con i suoi clienti, è definita da Onorato armatori un «partner privilegiato» della propria azienda e secondo alcuni il contratto di consulenza di Mercuri con la Moby va ricondotto proprio al suo ruolo di manager della Fai service. Lo stesso Onorato a qualche collaboratore avrebbe riferito di aver messo sotto contratto Mercuri proprio per essere aiutato con gli autotrasportatori: «Ha ragione, ha detto la verità, il mio lavoro non c’entrava niente con le relazioni istituzionali» ammette inizialmente Mercuri. Che, però, poi, prova a negare che il suo ruolo di consulente in Moby fosse subordinato all’incarico in Fai service: «I discorsi con Onorato erano iniziati prima che io venissi assunto nella cooperativa». Ma il contratto con la compagnia di traghetti viene firmato dopo.A questo punto Mercuri ammette di aver dovuto «chiedere alla Fai l’autorizzazione a collaborare con la Moby».Ma assicura di non aver fatto favoritismi da amministratore della Fai service: «I nostri clienti viaggiano con tutti: Grimaldi, Moby, Msc» rivendica. A questo punto gli ricordiamo che la Moby definisce in alcuni comunicati stampa Fai «un partner privilegiato». La risposta di Mercuri è un po’ titubante: «Ehm, sì, ma è un modo commerciale di dire… noi siamo contenti se i nostri clienti vanno dappertutto. Anche perché Moby non opera su molte tratte e se poi con Grimaldi e Msc risparmi il 30 per cento… spero mi capisca…». Quindi non era pagato per far viaggiare i camionisti sui traghetti di Onorato? «Assolutamente no» conclude il «non» lobbista da mezzo milione di euro.