2023-10-09
Nicola Procaccini: «Sì, schiereremo le navi militari contro i clandestini»
L’eurodeputato di Fdi: «Ora Giorgia ha più alleati in Europa Ha vinto lo scontro con la Germania grazie ai suoi rapporti».Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e copresidente del gruppo Conservatori e Riformisti a Bruxelles, la linea telefonica è instabile… ci riproviamo?«Eccomi…»Un giudizio sull’esito del Consiglio europeo di venerdì a Granada. Senza dirmi che è soddisfatto, però. La sfido!«Il giudizio sull’esito non può che essere positivo. Il problema di ogni vertice internazionale è passare dalle buone intenzioni ai fatti. Questo potremo constatarlo più avanti. Intanto il capo del governo italiano sta tessendo la sua tela e trova ogni giorno nuovi alleati nella lotta all’immigrazione illegale».Giorgia Meloni firma una lettera col premier britannico Rishi Sunak. Lei dirà che è la prova che l’Italia non è isolata anzi. Gli avversari che lo siete così tanto in Europa che trovate sponda in chi dalla Ue è uscito con la Brexit.«Ovviamente non è così. Giorgia Meloni sta tessendo una tela molto complessa. Parte ovviamente dall’Unione europea ma non si ferma lì. Va oltre. Prima sull’altra sponda del Mediterraneo, fino in Nord Africa. Ma anche a nord. Superato il Canale della Manica si arriva in Gran Bretagna. L’obiettivo è contrastare l’immigrazione illegale. E se si lascia aperto un varco è da lì che questa può passare e quindi rompere l’intera tela. È un lavoro paziente, massacrante e comunque mai fatto prima. Un sistema di rapporti, regole - interne ed esterne - ed accordi con le nazioni di origine e di transito. Il piano Mattei è fatto di interventi sul territorio in modo da far sviluppare l’economia di quei Paesi e quindi rimuovere le ragioni per cui poi alla fine gli immigrati scelgono di arrivare da noi». Con quali risultati?«Giorgia Meloni, in maniera pragmatica, cerca di non lasciarsi influenzare da chi vorrebbe la linea dura sui migranti e soprattutto da chi vorrebbe, invece, fare entrare tutti in maniera illogica ed indiscriminata. I risultati non arrivano nell’immediato perché si è scelta la strada più lunga. L’unica che però consente di risolvere questo problema una volta per tutte. Non solo nel breve ma nel medio e lungo termine. Non vogliamo trovarci a dover affrontare questo problema l’anno prossimo». Aiutiamo il lettore a capire quale dovrebbe essere la soluzione finale: una sorta di enclave in Tunisia gestita dall’Unione europea, dove i richiedenti esuli sono valutati se meritevoli di asilo o no? «Questa è la madre di tutte le domande e merita la madre di tutte le risposte».Addirittura?«La soluzione sta nel contrastare l’immigrazione illegale governando l’immigrazione legale, senza il cui contributo nessuna società è in grado di sopravvivere. Quest’ultima per definizione è limitata, selezionata, formata, omogenea culturalmente e non massiva ed indiscriminata e che determina sconvolgimenti e traumi. Si stabilisce all’origine un discrimine tra chi fugge da una guerra o da una persecuzione e chi no. Ben sapendo che chi fugge da una guerra vuole tornare a casa sua non appena questa finisce, a differenza dei cosiddetti migranti economici. Questi ultimi servono, ovviamente. Ma mi perdoni: decidiamo noi chi, come e quanto. Non gli scafisti. Servono mille elettricisti? Li facciamo entrare. Anzi li selezioniamo attraverso la rete delle nostre ambasciate e dei nostri consolati. Se necessario, li formiamo adeguatamente ed entrano in Italia con il biglietto di aereo pagato. E mi perdoni. È necessario dare precedenza, a parità di condizioni, a quelli che condividono una cultura tale da essere più facilmente integrati con noi: siano essi i venezuelani di origine italiana o gli armeni di religione cristiana».Sulla proposta di regolamentazione per la gestione delle crisi migratorie in Germania si parla apertamente di vittoria italiana. Almeno lei si astenga da commenti trionfalistici e ci dica qualcos’altro.«Mi verrebbe facile evocare il “granito italiano” contro cui si è schiantata la Germania, come dice il quotidiano tedesco Faz. Abbiamo dato tutta la nostra disponibilità a trovare una soluzione condivisa che però è stata sul punto di sfasciarsi nel momento in cui la Germania ha riproposto emendamenti sul ruolo delle Ong che erano stati in precedenza respinti proprio mentre veniva fuori il ruolo di Berlino nel loro finanziamento. È stata determinante l’opera di convincimento dei francesi, che avevano ben presente l’importanza della posta in gioco. Senza questo accordo si complica anche il governo dei cosiddetti movimenti secondari. Vale a dire, dove vanno poi i migranti una volta sbarcati in Italia».Ma questo accordo mica mi vorrà dire che è la soluzione al problema dell’immigrazione illegale….«Assolutamente no. Solo un tassello. Ne mancano ancora altri. Per arrivare a quella che prima io chiamavo “madre di tutte le soluzioni”. Serve un’operazione militare navale che fronteggi il traffico di esseri umani sul modello Sophia, per combattere il monopolio degli scafisti sulle rotte ed affondando le navi una volta requisite. Per dirne uno. Un mosaico. Ancora in pochi in Italia, mi spiace dirlo, hanno capito quello che ha compreso invece il quotidiano tedesco che citavamo».Cioè?«Giorgia Meloni sta provando a compiere una piccola rivoluzione. E come sostiene la Faz ci voleva un gruppo di populisti di destra, riferendosi al nostro governo, per far mettere sul tavolo opzioni di buon senso. Per una rivoluzione che, se portata a compimento, sarebbe epocale. E le prossime elezioni europee contribuiscono ad aiutarci nel compito».Sì, ma dall’Europa arrivano sempre parole al miele. E la domanda che le faccio è: esiste un piano B se dalle parole non si passa ai fatti? E questo piano B significa che l’Italia debba, se del caso, muoversi da sola!«Ho compreso perfettamente. Se è per questo, posso dire che esiste più di un piano alternativo. E ragionando in termini cinicamente elettorali sarebbero di una così facile comprensione agli occhi degli elettori che consentirebbero di arrivare a percentuali di consenso anche superiori al 40%. Ma il piano B -una volta messo in campo - indebolisce il piano A. Però i nostri partner sanno anche, che una volta messo in pratica il piano B, non c’è nazione che non venga travolta elettoralmente da una materia come questa in vista delle prossime europee del 2024».C’è stato un insolito vertice a Granada che ha preceduto il Consiglio europeo con il premier Sunak, l’Italia, la Francia, Ursula von Der Leyen, il premier olandese Rutte ed il premier albanese. Ma che cosa era? Un nuovo format?«Niente di strutturato. Un format episodico che nasce da una bilaterale Italia - Gran Bretagna; figlio di un rapporto personale di stima fra i due premier. Figlio di una certa chimica. Si è poi unito Macron, cui va dato atto di essersi avvicinato moltissimo all’Italia. Se per convinzione o convenienza elettorale, non lo so».Vuol forse scongiurare uno scomodo protagonismo italiano in Nord Africa?«Retropensiero che ha un senso. Ma io mi fermo al pre-pensiero».Il premier albanese invece? Che ci faceva?«Pure questa presenza è figlia di un rapporto personale con un leader istrionico e molto comunicativo. Ricorderà le critiche durante l’incontro estivo fra i due leader. In tanti sottovalutano la capacità di Giorgia Meloni di tessere rapporti personali. Cosa che in Italia è mancata da sempre. Giorgia parla più lingue. E nei momenti morti di questi meeting, serve tantissimo questa capacità. Mentre si aspetta al bar di sedersi a cena, due parole e si gettano le basi per un colloquio proficuo e duraturo».Ma Rutte, che non sarà premier olandese in futuro, corteggia la Meloni per diventare commissario Ue?«Non lo so. Ma di nuovo consideri la capacità di Giorgia nel tessere le proprie relazioni».L’argomento di questi giorni riguarda le polemiche sul giudice Apostolico con una magistratura che si sta mettendo chiaramente di traverso. Giorgia Meloni tiene il profilo basso. Lei non può però astenersi dal dirmi qualcosa.«Esiste un tema enorme. Un vulnus al nostro Stato di diritto. Espressione di cui in Europa si straparla spesso. Sento un componente del Csm che, per difendere la Apostolico, sostiene che con le sentenze di Catania e Firenze si è creata una giurisprudenza che indirizza la normativa. In parole povere la magistratura si riserva il potere di emanare le leggi. Siamo all’eversione. La magistratura non può avocare a sé il potere legislativo. È una cosa di una gravità enorme. E prima o poi pure il presidente della Repubblica dovrà esprimersi. Lo Stato di diritto che Bruxelles si vanta di voler difendere altro non è che la netta separazione fra potere esecutivo, legislativo e giudiziario».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.