2025-12-01
Cisgiordania, i coloni feriscono tre italiani. E Netanyahu chiede la grazia al presidente Herzog
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Agguato condotto da una decina di uomini, colpiti in tutto quattro attivisti. Tajani condanna ma rassicura: «I nostri stano bene».La politica israeliana è stata scossa da un gesto che ha pochi precedenti nella storia del Paese: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha depositato una formale richiesta di grazia presso il presidente Isaac Herzog. A presentare l’istanza è stato l’avvocato del premier, Amit Hadad, che ha consegnato una documentazione composta da una lettera tecnica e da una nota personale firmata dallo stesso Netanyahu, entrambe rese pubbliche in ragione della «natura eccezionale» dell’atto. Nel testo il capo del governo riconosce esplicitamente che il procedimento giudiziario che lo riguarda è diventato «un punto di frattura nazionale», capace di alimentare contrapposizioni e risentimenti. Sottolinea inoltre come, pur avendo interesse a proseguire il processo «per dimostrare» la sua «totale innocenza», ritenga che l’interesse collettivo imponga una scelta diversa: chiudere il caso per ridurre la tensione interna. «In quanto primo ministro», scrive, «ho la responsabilità di favorire la riconciliazione tra le diverse parti del Paese».L’Ufficio del presidente ha confermato di aver avviato le procedure interne. La richiesta passerà ora attraverso il dipartimento per la grazia del ministero della Giustizia, incaricato di raccogliere i pareri tecnici prima che la decisione arrivi sulla scrivania di Herzog. La presidenza ha già fatto sapere che si tratta di una domanda «straordinaria e carica di implicazioni», lasciando intendere che l’esito non sarà immediato. A rendere il quadro ancora più delicato è l’intervento arrivato da Washington. Herzog, infatti, ha ricevuto nelle settimane scorse una lettera con firma ufficiale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella quale l’ex presidente invita apertamente a prendere in considerazione la grazia per Netanyahu. Trump definisce il procedimento un’azione «politica e ingiustificata» contro un leader che, a suo dire, «ha combattuto al mio fianco anche contro il duro avversario iraniano». Un’iniziativa che ha suscitato polemiche a Gerusalemme e che aggiunge un nuovo elemento di pressione sulla presidenza israeliana. Mentre sul fronte istituzionale si dibatte sulla sorte del premier, la cronaca dalla Cisgiordania ha riportato un’altra escalation di violenza: quattro attivisti internazionali - tre italiani e un canadese - sono stati aggrediti all’alba da un gruppo di coloni israeliani mascherati nella comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico. Una decina di uomini ha fatto irruzione nella struttura dove alloggiavano, picchiando i presenti e sottraendo passaporti, telefoni e vari effetti personali. Le vittime sono state trasferite all’ospedale di Gerico. Due giovani italiane hanno riportato ferite leggere, mentre un terzo attivista ha necessitato di alcuni accertamenti ma è stato dimesso con tre giorni di riposo. Tutti hanno lasciato la struttura sanitaria. La polizia palestinese ha raccolto le testimonianze, mentre il sindaco di Gerico ha offerto assistenza ai quattro. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato di aver parlato con il console a Gerusalemme: «I nostri connazionali non sono in condizioni gravi e stanno rientrando a Ramallah». Il titolare della Farnesina ha ribadito la condanna italiana alle violenze dei coloni, ricordando la recente nota congiunta firmata con Francia, Germania e Regno Unito. «In Cisgiordania non può esistere nessuna ipotesi di annessione», ha aggiunto, definendo gli attacchi ai villaggi cristiani «gravissimi» perché colpiscono comunità che rappresentano «un punto di equilibrio in tutta la regione». Sul fronte diplomatico, intanto, un altro elemento mostra come la partita del dopo-guerra a Gaza sia già iniziata. Secondo una fonte palestinese citata dall’Agence France-Presse, l’Egitto sta addestrando centinaia di poliziotti palestinesi destinati a costituire la futura forza di sicurezza che dovrà operare nella Striscia una volta concluse le operazioni militari. Oltre 500 agenti hanno completato un ciclo intensivo di formazione lo scorso marzo, mentre altri sono stati inseriti nei programmi avviati dopo l’estate. L’Egitto punta a formare 5.000 uomini da inserire in un governo tecnico condiviso da Fatah e Hamas che è osteggiato dallo Stato ebraico, che negli ultimi 40 giorni con le brigate Nahal, Golani e con l’unità Yahalom ha condotto un’operazione mirata per smantellare la rete di tunnel a Est di Rafah. Nell’ultima settimana sono stati uccisi oltre 40 miliziani e chiuse le vie di fuga sotterranee. Intanto il Qatar, mediatore del cessate il fuoco, afferma che il ritrovamento dei due ostaggi uccisi non deve rallentare la seconda fase dell’accordo di pace di Trump, suscitando la protesta dei familiari mentre continuano le ricerche dei corpi di Ran Gvili e Sudthisak Rinthalak.
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Giuseppe Benedetto (Imagoeconomica)
Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore del M5s (Imagoeconomica). Nel riquadro Anna Gallucci, pubblico ministero e già presidente dell’Anm a Rimini