2021-08-11
Nessuna certezza sull’utilità della terza dose per tutti ma il programma è già pronto
La Stampa rivela il calendario per l'ulteriore richiamo. Il piano è tenuto in sordina per non alimentare i dubbi sui sieri. E così gli italiani sono trattati ancora da bambini.Il piano italiano per la terza dose c'è già. L'importante è cominciare a preparare l'opinione pubblica all'idea, ma senza indebolire il completamento della campagna in corso. Anche se non ci sono ancora certezze sulla necessità del richiamo e nella comunità scientifica internazionale si nutrono seri dubbi che il metro degli anticorpi sia l'unico, o il più valido, per capire il livello di protezione dal Covid19 e dalle sue varianti. E così, mentre Moderna e Pfizer bombardano i governi delle nazioni più ricche con i loro studi che dimostrerebbero la necessità di una terza puntura, (proprio ieri, BioNTech ha dichiarato che sarà necessaria una dose di richiamo del suo vaccino prodotto insieme a Pfizer, ma che non sarà necessario modificarlo per rispondere alla variante Delta), l'Ema risponde che è una decisione prematura. Ma secondo la Stampa, che lo ha svelato ieri, il piano del governo italiano c'è: «Si parte a ottobre con i più fragili». Si «parte», ma poi si va a tappeto. Ma, si legge sempre su la Stampa, si tratta di «Un piano che nessuno ha voglia di pubblicizzare ora più di tanto, per evitare che il popolo degli scettici interpreti malamente la somministrazione del booster come la prova del mal funzionamento dei vaccini». Se il piano per la terza dose riguardasse solo gli immunodepressi, i malati oncologici o gli altri soggetti con patologie gravi, sarebbe una notizia abbastanza relativa. Domenica scorsa, l'intervento in tv di Anthony Fauci, il capo della task force della Casa Bianca che annunciava la somministrazione di un altro richiamo «per i più anziani, per i malati gravi e per gl'immunodepressi», è stato presentato come un cambio di direzione della politica Usa. Questo perché ancora il 13 luglio lo stesso Fauci aveva sottolineato, in risposta al battage di Pfizer, che «in base ai dati disponibili, al momento non serve una terza dose». Non solo, ma domenica lo scienziato americano, a sostegno dell'annuncio sulla terza dose per i più deboli, ha citato con trasparenza ostentata ricerche di Pfizer e Moderna («Ci dicono che…»), ovvero di chi quelle dosi le produrrebbe. Nel piano svelato dalla Stampa, però, sono descritte tre fasi diverse e che interesserebbero una vasta platea di italiani. La prima prevede la terza dose a ottobre per i pazienti cosiddetti «fragili». E a sostegno della fattibilità del piano, si citano le parole pronunciate giorni fa da Roberto Speranza, per il quale «Abbiamo acquistato dosi a sufficienza per fare la terza dose e le prime indicazioni ci lasciano presupporre che si partirà dai più deboli». Ma il giornale diretto da Maurizio Molinari, che prende Israele come esempio (al momento l'unico, va detto) di vaccinazione di massa al terzo stadio, spiattella anche una seconda fase del piano tricolore, che prevede un nuovo richiamo per tutto il personale sanitario, da iniziare entro Natale. E poi una terza ondata, da gennaio, «per la popolazione generale, partendo dalle categorie dei lavoratori più a rischio, come le forze dell'ordine, e dagli over 80». Insomma, la vera notizia del piano, non smentito dal governo, è che la terza manche vaccinale all'italiana punta alla «popolazione generale».Certo, se non ci fossero interessi miliardari in campo, sarebbe tutto più semplice. E ci sarebbe anche meno ideologia in campo. Il problema è che per capire quanto e come calino i livelli di protezione delle prime due dosi servirebbero non meno di 12 mesi ed esami di massa. Sicuramente, un sistema trasparente sarebbe aspettare un pronunciamento ufficiale dell'Ema. Lo scorso 6 agosto, dopo esser stato tirato per la giacchetta in ogni modo, l'Agenzia europea ha risposto così all'Ansa: «Al momento è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora dati sufficienti dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dei sieri». Ma alcuni governi si sono già mossi. Israele, come detto, è quello più avanti con la terza dose per tutti. Seguiranno presto, a partire da settembre, anche Usa, Gran Bretagna e Francia, limitatamente ai soggetti deboli. La comunità scientifica internazionale fa notare che Moderna e Pfizer stanno portando ai governi i risultati di test condotti sugli anticorpi (che in effetti tendono a scendere già nelle prime settimane dopo la somministrazione) ma che i minori anticorpi non sono l'unica spia di un indebolimento di fronte al Covid. Al virus, il sistema immunitario può rispondere con tante armi diverse, come i linfociti «T», che uccidono le cellule infette e stimolano i linfociti B a produrre rapidamente nuovi anticorpi. L'attivazione di queste cellule «T» e «B», anche una volta dissolti gli anticorpi, potrebbe essere sufficiente a difendere l'organismo dal Covid. E la scorsa settimana, negli Usa, gli esperti della Food and Drug Administration e del Centro per il controllo delle malattie hanno emesso una nota congiunta per affermare che «gli statunitensi vaccinati con due dosi non hanno attualmente bisogno di un richiamo». In realtà, per molti ricercatori il vero avversario della terza dose è l'immunità di gregge, per la quale è però necessario raggiungere alti livelli di vaccinazione primaria. E forse non è un caso che le varianti arrivino dalle nazioni meno vaccinate.