2025-01-11
«Nessun record di siccità». Anche l’ideologia green va in fumo a Los Angeles
I dati smentiscono i catastrofisti: «Negli anni, irrilevanti le variazioni delle piogge nelle zone degli incendi». Sindaco nei guai: allarmi in ritardo e scarsa manutenzione.Nella contea di Los Angeles sono in continuo aggiornamento sia il numero delle vittime, salito a dieci (ma rimane provvisorio fino a quando gli investigatori non accederanno in sicurezza alle aree colpite dagli incendi) sia la quantità delle strutture devastate (circa 10.000). Altre 57.000 sono minacciate dalle fiamme ed è in vigore il coprifuoco nelle zone soggette a ordine di evacuazione per il timore di saccheggi. Il National weather service di Los Angeles avverte che i venti continueranno anche la prossima settimana, raggiungendo il picco domenica e poi di nuovo martedì o mercoledì.Più di 36.000 acri sono andati bruciati, l’equivalente della città di Miami; la superficie arsa è due volte e mezzo più grande di Manhattan. Ieri la polizia ha arrestato un sospetto piromane mentre tentava di azionare un lanciafiamme artificiale. Il presidente uscente Joe Biden ha dichiarato la calamità naturale e si è impegnato a coprire al 100% i costi degli interventi necessari, per la durata di 180 giorni. Le società di assicurazioni non potranno cancellare o revocare, per almeno un anno, le polizze di clienti delle zone di Los Angeles maggiormente devastate dagli incendi. A tutto questo si aggiunge un ordine di evacuazione mandato per sbaglio dalla città di Los Angeles a milioni di residenti. La smentita dell’ordine errato è arrivata 15 minuti dopo la sua diffusione. Poi il mea culpa dell’amministrazione.Intanto si moltiplicano i tentativi di attribuire al cambiamento climatico le cause del disastro. Anche dalla Casa Bianca il messaggio di Biden collega i roghi al riscaldamento del pianeta. «Tutto è cambiato nel meteo. Il cambiamento climatico è reale. Dobbiamo adattarci, e possiamo farlo, è nel nostro potere farlo. Ma dobbiamo riconoscerlo», ha detto. «Molti demagoghi si approfittano degli incendi», ha aggiunto Biden. Max Moritz, specialista di incendi boschivi presso l’Università della California, Santa Barbara, ha affermato che «il cambiamento climatico sta portando a modelli di precipitazioni più irregolari ed estremi». Per Jennifer Balch, esperta di incendi presso l’Università del Colorado, «i roghi sono diventati più rapidi. Sospettiamo che il grande colpevole sia il riscaldamento climatico». Le voci che tirano in ballo il clima sono tante, ma qualcuno per fortuna riporta la questione in un ambito più realistico. Michael Shellenberger, fondatore e presidente di Environmental progress, un’organizzazione di ricerca indipendente con sede a Berkeley, in California, ha scritto su X: «Alcuni giornalisti e scienziati stanno incolpando il cambiamento climatico per la mancanza di pioggia a Los Angeles. È ridicolo. Non c’è alcun trend nelle precipitazioni annuali dal 1877 al 2024. Abbiamo anni umidi e anni secchi. Il cambiamento climatico non è responsabile degli incendi di Los Angeles. Lo sono Gavin Newsom e Karen Bass», facendo riferimento al governatore della California e al sindaco di Los Angeles. In un lungo post ricorda che il 2 gennaio il National weather service aveva lanciato un allarme urgente per condizioni estreme di incendi. «Si doveva chiamare la Guardia nazionale. Avrebbero dovuto far volare aerei ed elicotteri sopra Los Angeles per individuare gli incendi e spegnerli immediatamente dopo averli individuati. Avrebbero dovuto diramare avvisi di emergenza ai residenti». Bisognava intervenire subito, «invece Karen Bass è volata in Ghana per una frivola gita. E Gavin Newsom ha chiamato la Guardia nazionale sette giorni più tardi di quando avrebbe dovuto», ha aggiunto. Shellenberger ha sentito per Public uno scienziato dell’Us geological survey, Jon Keeley, che da 40 anni studia gli incendi. «Se si considerano gli ultimi 100 anni di clima nella California meridionale, si scoprirà che ci sono stati dei mesi di gennaio molto secchi. E ci sono stati degli autunni molto secchi», ha detto l’esperto. «Ci sono stati dei venti di Santa Ana a gennaio, quindi questo genere di condizioni sono ciò che contribuisce a rendere un incendio particolarmente distruttivo in questo periodo dell’anno. Ma non è il risultato del cambiamento climatico». Keeley ha aggiunto: «Gli incendi ad alta intensità nella California meridionale non sono un evento anomalo. Ne abbiamo sempre durante tutto l’anno». Serviva prevenzione, come ha evidenziato Michele Salis dell’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio nazionale delle Ricerche a Sassari. In quelle zone ci sono «venti forti e caldi che soffiano da zone desertiche verso la costa», ha osservato. La siccità inoltre «comporta la disidratazione della vegetazione sulla quale il fuoco va a propagarsi». Serve manutenzione, mappatura delle aree più a rischio e «Newsom e Bass avrebbero dovuto costruire due o tre volte più riserve d’acqua di quelle di Los Angeles per far fronte a incendi di quella portata», tuona Shellenberger. Intanto i vigili del fuoco si trovano a fronteggiare sistemi di approvvigionamento idrico che non riescono a soddisfare le crescenti esigenze di intervento. Il capo del dipartimento dei vigili del fuoco di Los Angeles, Kristin Crowley, tenta di tranquillizzare: «Troveremo un modo per attingere acqua da piscine, stagni e utilizzare autocisterne che trasportano migliaia di galloni». Ribadisce l’adeguatezza Chad Hanson, un ecologo forestale e antincendio del John Muir Project: «L’infrastruttura con gli idranti non è sufficiente per gestire centinaia di case avvolte dalle fiamme in una volta sola», ha detto in un intervento alla Cnn. La maggior parte delle aree a serio rischio di incendi non si trovano nelle foreste, bensì in comunità prive di misure di protezione delle abitazioni, potatura degli spazi difendibili e pianificazione dell’evacuazione, ha affermato.
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