Nelle terre di nessuno perdiamo i nostri figli

Nelle terre di nessuno perdiamo i nostri figli
ANSA

Quanti sono i buchi neri che, nelle nostre città, inghiottono la vita di giovani disperati? Ieri vi abbiamo raccontato la storia di Desirée, una ragazzina di 16 anni che dopo aver messo piede in uno stabile occupato nel centro di Roma, è stata drogata e violentata da più persone. Il suo corpo senza vita lo hanno trovato fra le impalcature del rudere, con una coperta lercia che lo ricopriva. Due sere prima la ragazzina aveva telefonato alla nonna per dirle di aver perso l'autobus per tornare a casa, annunciandole che sarebbe rimasta a dormire da un'amica. Nessuno sa dire perché abbia varcato la porta dell'inferno, uno stabile abbandonato che la polizia aveva già sgomberato più volte. Lì dentro avevano trovato rifugio spacciatori e senzatetto, extracomunitari e sbandati. Una vera fabbrica dell'illegalità nel centro della Capitale, a San Lorenzo, un quartiere popolare. Desirée forse cercava di recuperare un tablet che aveva perduto o che le era stato rubato. O forse cercava solo una dose o qualche soldo per comprarsela. Certo, qualche sofferenza nell'anima l'aveva e probabilmente questa l'ha spinta a entrare nel mondo oscuro, dove la legge non esiste. Ma la colpa (...)

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Parla l’ex ministro serbo Bogoljub Karic, che fu il primo capitalista jugoslavo («Tito fece una deroga»): «Giornalisti accusano di fare affari con Lukashenko ma la mia famiglia non è coinvolta in procedimenti. È questo lo stato di diritto?».
Il «buono» Tusk chiude le frontiere
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Il premier polacco, ben visto a Bruxelles, vieta ai migranti di chiedere asilo: «Spinti da Minsk per destabilizzarci». Ma è una scusa che copre la stretta contro il caos sociale.
«Per i mezzi pesanti i target verdi europei sono irraggiungibili»
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Il capo di Anita, Riccardo Morelli: «Elettrico e idrogeno non bastano e il loro impatto in termini di CO2 è sottostimato. I biocarburanti possono aiutare».
«Da Stellantis balle e ricatti. Ora Elkann venga in audizione»
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Il capo di Azione, Carlo Calenda: «Tavares è l’unico a non voler rinviare le scadenze sull’elettrico: pensa che il governo copra i costi. Intanto l’azienda si prepara a lasciare l’Italia».
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