2022-03-26
Nelle catacombe di Kiev si ha paura che i russi sbuchino fuori dai tunnel
Le stazioni della metropolitana della capitale fungono da ricovero per sfollati e senza tetto. Fuori il morale resta alto, in strada circolano persino i rider. Ma non si sa cosa consegnino, dato che i ristoranti sono chiusi.Ci troviamo a - 105 metri sottoterra, nel cuore di Kiev, nella stazione della metropolitana più profonda del mondo, si chiama Arsenal’na ed è la fermata più antica dell’Ucraina, la terza all’interno dell’ex Urss dopo Mosca e Leningrado (oggi San Pietroburgo).Quando scendiamo le due lunghissime scale mobili, una serie di civili incappucciati sale nelle direzione opposta, non hanno piacere a far vedere i loro volti e non vogliono rilasciare interviste, sono giovani per lo più e persone che non hanno casa o che non hanno altri posti dove andare, molti sono barboni, altri non hanno nessuno e qui hanno trovato una specie di comunità un po’ come quella che vive nelle catacombe parigine.Sulla banchina della metropolitana più profonda al mondo, dunque, ora vivono accampate tra le 20 e le 30 persone, ma qui c’è spazio per molta più gente, i tunnel che entrano nella profondità della terra sono illuminati da una fila di lampadine, la cui luce fievole sparisce a una cinquantina di metri. Lì in fondo vediamo camminare qualcuno, intravediamo dei movimenti, non sappiamo se sono civili o militari, ma senza dubbio qualcuno che non vuole essere visto nella banchina d’aspetto dove sostiamo, probabilmente la sotto ci devono essere molte più persone che entrano da altre fermate lungo la stessa linea e chissà da quali passaggi.C’è chi dice che la metropolitana non funziona, c’è chi dice invece che funziona solo alcune volte al giorno, non si capisce, ma guardando i binari in un punto con buona luce si vedono lucidi e puliti come se qualcosa ogni tanto ci passasse.C’è un ragazzo con un giaccone che prepara una tazza di caffè solubile, l’acqua la prende da un bollitore posizionato nella hall che divide le due piattaforme, ci spiega che qui ci è capitato perché solo e senza una casa dove andare e quindi senza un bunker di riferimento, «ho perso mia madre per il Covid qualche mese fa, la casa non era nostra e l’ho dovuta lasciare, per qualche tempo sono stato un po’ in giro da amici, in qualche cantina, ma ora con la guerra non sapevo dove andare, conoscendo bene tutta la metropolitana ho pensato che questo fosse il posto più protetto, ho solo paura di vedere arrivare i russi dal tunnel ma credo che il nostro esercito sia già organizzato per questo». Inoltre aggiunge, «qui la temperatura è ottima, non cambia mai nemmeno di un grado, non c’è bisogno di mille coperte e strati di vestiti».Andrey ha portato qui tutti i suoi averi, la chitarra, le coperte, i libri e alcune cose per cucinare, come molti ha creato un giaciglio per terra contro le mattonelle di marmo bianco e rosa della fine degli anni Cinquanta, quando la metropolitana fu costruita.Ci racconta che aveva un lavoro come corriere, e che con la guerra ha perso anche quel lavoro, «non saprei fare il militare, non saprei come aiutare, per il momento vivo qui e cerco di capire cosa succederà».Lasciamo Andrey al suo mondo sotterraneo, e durante la risalita incontriamo una delle responsabili di questo posto storico di cui tutti sono cosi fieri, «continuiamo a pulire e mantenere questa come le altre stazioni della metropolitana di Kiev, continuiamo a lucidare i lampioni e le decorazioni, proteggeremo questo posto come qualsiasi centimetro di suolo ucraino fino alla fine», ci dice la signora, «Kiev è viva , ogni giorno è sempre più viva nonostante la guerra».Effettivamente Kiev vive, nonostante il ventinovesimo giorno di guerra, un mese compiuto ieri, ma sembra che il sole, la temperatura primaverile, il contrattacco di questi giorni ai danni dei russi e la propaganda stiano riportando a una parvenza di normalità una città che è comunque sotto assedio. Nella metropoli ucraina si posso vedere le riaperture di alcuni negozi, più macchine e civili per la strada, ci sono alcuni corrieri i cui marchi sono famosi anche in Italia, che con le loro biciclette scorrono lungo le vie tra i check point e ci chiediamo cosa portino visto che i ristoranti sono chiusi a parte quelli convertiti in servizio di mensa.Ma oltre a questo possiamo vedere in città persone che continuano ad andare in ufficio in monopattino, chi lava la macchina vicino al fronte di Irpin, chi tiene pulite le strade e le vetrate dei negozi, il presidente ha chiesto al popolo di continuare quanto più possibile a lavorare, pagare le tasse è il miglior aiuto per la nazione. Il popolo ucraino risponde.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)