2021-02-18
Nelle carte dell’inchiesta gli scoop della «Verità». «I broker in fibrillazione»
Secondo i pm, le dichiarazioni rilasciate al nostro giornale rappresentano una sorta di confessione.La «fibrillazione» all'interno della cricca dei mediatori di mascherine, come attesta la Procura di Roma, è stata provocata da uno scoop della Verità. A partire dal 19 novembre, giorno della prima pubblicazione dell'inchiesta giornalistica, con i telefoni degli indagati Mario Benotti e Andrea Tommasi sotto intercettazione, «i commenti» dei «protagonisti della vicenda», annotano i magistrati, «offerti al giornalista della Verità che li ha intervistati telefonicamente (le risposte e le rappresentazioni dei fatti sono registrate e agli atti), appaiono confermare la mediazione». Alle domande della Verità, insomma, i mediatori, a leggere le valutazioni degli investigatori, avrebbero confessato.Dopo le interviste, poi, Benotti e Tommasi hanno commentato a telefono. Ma «la prospettiva difensiva», sottolineano i pm, «dalla quale Benotti e Tommasi muovono nelle loro dichiarazioni-commenti appare idonea a scalfire la fondatezza dell'ipotesi accusatoria. Come era da attendersi, i due si pongono nel ruolo di salvatori della patria, pronti a correre in soccorso di Domenico Arcuri, a loro dire altrimenti incapace di svolgere il suo ruolo di acquisizione e coordinamento delle forniture e sostengono che i pagamenti sono stati tracciati». In realtà che un pagamento da 72 milioni di euro proveniente dalla Cina su conti italiani debba essere tracciato «è una necessità fisica inderogabile», sottolineano ancora i pm. Che il compenso di Benotti sia stato trasparente, invece, si legge nel decreto di sequestro, «è circostanza smentita dall'esame della documentazione bancaria». Lo spirito umanitario, insomma, non c'entra nulla. Benotti, secondo le toghe, avrebbe ricevuto un compenso indebito senza stipulare un contratto. Queste caratteristiche, valutano i magistrati, «iscrivono le condotte in esame nel focus della comminatoria penale». Una prova sarebbe stata fornita proprio da Benotti, quando ha affermato che lui, per condurre in porto l'affare e restare nell'ombra, si è «vestito da Tommasi», che definisce il «fatturatore». La questione è stata affrontata dai pm in un capitolo del decreto di sequestro che ha come titolo «la fuga di notizie», nel quale si dà atto che «in corso di indagini il Quotidiano la Verità, mostrando di essere in possesso della Sos (Segnalazione di operazione sospetta inviata all'Uif di Bankitalia dai risk manager della banca in cui Tommassi aveva fatto arrivare parte dei fondi per la mediazione ndr) dalla quale ha avuto origine l'indagine penale, ha avviato una serie di pubblicazioni sul tema». Il riferimento dei magistrati è alla prima pagina della Verità del 19 novembre, che con un dettagliato articolo intitolato «Indagine sulle mascherine di Arcuri: 72 milioni al prodiano e per uno yacht» ha fatto emergere i primi dettagli sul ruolo di Benotti e Tommasi nell'intermediazione delle mascherine cinesi. Ma soprattutto ha riportato le prime dichiarazioni pubbliche dei due indagati, che adesso per i pm rappresentano quasi una pistola fumante.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)