2024-03-08
Nella Firenze dei pro Palestina è vietato parlare di Golda Meir
Gli attivisti impediscono la presentazione del libro. Marco Carrai: «Come la notte dei cristalli».Il fatto di cronaca è tanto semplice quanto terribile. Mercoledì pomeriggio, pieno centro a Firenze. Davanti alla storica libreria Odeon si raduna un gruppo di manifestanti. Influencer, pro palestinesi, pro Hamas, ignoranti e altre categorie. Il loro obiettivo è interrompere la presentazione del libro Golda di Elisabetta Fiorito. Il titolo del testo dice tutto. Si tratta della vita di Golda Meir, eletta presidente del partito laburista il 7 marzo del 1969 e 10 giorni dopo primo ministro dello Stato d’Israele. L’obiettivo viene raggiunto in poco tempo. L’incontro viene interrotto e molti dei partecipanti sono costretti, come si dice in gergo tecnico, a defluire dal retro. «Siamo usciti lateralmente per non causare problemi inutili», ha detto la Fiorito che comunque ha avuto modo di firmare qualche copia. «È però inconcepibile», ha aggiunto l’autrice, «che una persona come Golda possa essere divisiva, una premier che si è battuta contro il terrorismo e che ha sempre cercato il dialogo con i leader arabi, in primis Sadat». Una semplice affermazione che non tiene evidentemente conto del clima anti sionista diffuso in Italia, tanto da rendere inutile qualsiasi approccio che presupponga un minimo di conoscenza della storia da parte dei manifestanti. Temiamo che le frasi dell’altro partecipante costretto a incamminarsi verso l’uscita siano più realistiche. «Ormai siamo alla notte dei cristalli. Ai libri che non si possono presentare. Quello che è successo alla libreria Odeon rasenta la follia», ha commentato l’imprenditore Marco Carrai, già braccio destro di Matteo Renzi e ora console d’Israele proprio nel capoluogo toscano. «I manifestanti guidati da due influencer, hanno costretto i presenti a uscire come topi. È indecoroso quello che sta succedendo a Firenze, presunto luogo di cultura. Queste influencer neppure sanno chi sia stata Golda Meir e i valori che ha incarnato. Una sola parola: vergogna», ha concluso. A questo punto il tema da affrontare è un altro ancora. Nelle ultime uscite del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, si fa espressamente riferimento a una fusione in atto tra frange di antagonisti, di eversivi di sinistra, centri sociali e militanti pro Palestina e pro Hamas. Da questo terreno si sviluppa una continua tensione di piazza mirata a creare problemi al governo, evidentemente nella speranza che intervenga e metta in atto l’uso della forza, vedi il tema dei manganelli. D’altra parte però l’obiettivo è zittire, censurare e affrontare con violenza chi è ebreo o rappresenta lo Stato d’Israele. Perfino chi semplicemente fa cultura e racconta la storia. Le domande sono due a questo punto. Prima, fino a che punto si spingerà questo clima e quante cose accadranno prima che si abbia consapevolezza del pericolo. Secondo, per quanto tempo chi si occupa di ordine pubblico continuerà ad accettare che in nome di una presunta sicurezza generale questi manifestanti la passino sempre liscia, vincano con la violenza e calpestino la libertà altrui. Non è possibile accettare che nel 2024 si voglia proibire e interrompere la presentazione di un libro. Il clima di negazionismo e di ignoranza si alimenta attraverso i social. Non è questione di lasciar libero chiunque di esprimere le proprie idee, si tratta di impedire che i violenti impediscano la vita civile. E prima o poi questa cosa andrà fermata anche dalla politica.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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