2021-09-28
Nei guai per droga il guru di Salvini. Parte il fuoco incrociato sulla Lega

Luca Morisi, l'inventore delle campagne social del segretario, avrebbe ceduto stupefacenti a tre ragazzi L'ex ministro: «Quando un amico sbaglia, bisogna aiutarlo». Accuse da Fedez, Renzi e dalla Dadone.La «Bestia» è caduta nel burrone. Che poi, stavolta, nemmeno la fisiognomica aiuta: faccia pulita, capelli da frate, sorrisetto timidino. Eppure, lo consideravano lo stratega del male assoluto. Colui che aveva permesso a Matteo Salvini la strepitosa ascesa sui social. Da relitto a primo partito: la Lega sembrava morta, invece era risorta. Luca Morisi, il Rasputin digitale, veniva avversato quasi quanto il leader. Così, nella speranza del simul stabunt simul cadent, ieri non s'è parlato d'altro. Il guru indagato per aver ceduto droga a tre giovanotti. Corriere della sera e Repubblica, con curiosa sincronia, fanno lo scoop mattutino. Ma è solo il preludio.I più macabri esultano: «Hanno ucciso la Bestia». Che non era l'esile professorino mantovano, 48 anni, dal 2013 al fianco di Salvini, ma piuttosto la combattiva macchina comunicativa che aveva messo in piedi. Comunque sia: tutto comincia a metà agosto. Vengono fermati tre giovani a bordo di un'auto. Hanno un flacone di droga liquida. Sarebbe stato Morisi ad avergliela ceduta, rivelano. Una sfortunata coincidenza. O una soffiata: l'ingegnere informatico, forse, era sotto osservazione da qualche settimana.L'appartamento di Morisi, in una cascina a Belfiore, nel veronese, viene perquisito. I carabinieri trovano altra droga. Un quantitativo modesto. Ma che comunque fa scattare, viste le parole dei tre ragazzi, l'accusa più grave: supposta cessione di sostanze stupefacenti. Il procuratore di Verona, Angela Barbaglio, spiega che le analisi sono in corso. Ma commenta: «Si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l'autorità giudiziaria». Anche se sarebbe stato portato via materiale informatico. E i carabinieri, in casa, avrebbero trovato pure due grammi di cocaina. Una piccola quantità, compatibile con l'uso personale. Quindi, un illecito di tipo amministrativo.Due settimane dopo, lo scorso 1 settembre, Morisi decide di dimettersi da ogni incarico nel partito. In parlamento è tutto un pissi pissi. Fino a quando la notizia, ieri, non diventa pubblica. L'inventore della Bestia spiega: «Non ho commesso alcun reato, ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e alla comunità della Lega». Aggiunge: «È un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte». Interviene Salvini: «Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la vita». Il capo del Carroccio pubblica dunque l'immagine: uno a fianco dell'altro: «Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre».Morisi, sul suo profilo Twitter, si definisce: «Digital philosopher. Social-megafono, mi occupo quasi 24x7 della comunicazione per il Capitano». La sua strategia, nel tempo, porta milioni di follower e miliardi di polemiche. Posta una foto del capo, poco prima delle Europee, mentre imbraccia un mitra. Inventa il «Vinci Salvini», alla vigilia delle ultime politiche. Chi mette più like, vince un faccia a faccia con il Capitano.Gli avversari che lo odiavano, ieri hanno gongolato. Come Fedez, il rapper più amato dalla sinistra. Improvvisa safari urbani a caccia di poveri nelle periferie milanesi, sulla sua Lamborghini. Dunque, può alzare il ditino smaltato per tacciare Salvini di incoerenza, causa pregresse dichiarazioni sulla morte di Stefano Cucchi: «Scopre di avere anch'esso al suo fianco un drogato. Magicamente non diventa un drogato, ma un amico da aiutare a rialzarsi». Più composto, bontà sua, Matteo Renzi: del resto, ancora ieri, s'è visto rinviare a giudizio il babbo. «Non faremo a Morisi quello che la Bestia ha fatto a noi in vicende molto meno serie. Noi siamo orgogliosamente rispettosi della persona umana e della civiltà della politica». Mentre la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, unico sussulto le scarpe rosse sulla scrivania ministeriale, arringa: «Mi chiedo se qualcuno citofonerà a casa di Salvini, spero non succeda perché le fragilità umane non devono essere oggetto di propaganda». Scontata replica dell'interessato sui guai di casa Grillo: «Per rispetto del prossimo, non commento casi personali».Certo, mancano pochi giorni alle amministrative. Salvini c'ha messo la faccia, zigzagando tra le città al voto. Tornata cruciale. Giorgia Meloni cerca il sorpasso. A Milano, il prescelto, Luca Bernardo, non è irresistibile. Nella Lega, si stagliano governisti e movimentisti. Di tutto aveva bisogno il Capitano, copyright ancora Morisi, meno che di una palata di sabbia nel motore della Bestia. Che poi: perquisizione a metà agosto, dimissioni a inizio settembre, notizia che esce a una settimana dalle elezioni con simultanee cronache sui due giornaloni. Noblesse oblige giudiziario. Se non ci avessero abituato a rutilanti inchieste puntuali come cronografi elvetici, potrebbe anche sembrare una curiosa fatalità.
Jose Mourinho (Getty Images)