2020-03-18
«Ad aprile altri soldi». Oppure la Troika
Nunzia Catalfo, Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri (Ansa)
Il governo non dà abbastanza a imprese e partite Iva, però offre un salvagente ai dipendenti: più cassa e stop ai licenziamenti.Roberto Gualtieri promette soldi ad aprile. Ma potrebbe portarli la Troika. Per tutta la giornata di ieri il decreto Cura Italia non s'è visto in «Gazzetta», in compenso l'esecutivo già pensa ad annunciare altri fondi. L'Ue non concederà flessibilità illimitata, applicherà il modello imposto alla Grecia.Lo speciale comprende due articoli. Non c'è che dire, all'interno del decreto (al momento in cui La Verità è andata in stampa non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale) elaborato dal Consiglio dei ministri che contiene le misure economiche per rispondere al coronavirus ci sono diversi provvedimenti che faranno bene ai lavoratori in difficoltà. Per far fronte a questa crisi, il governo - su un totale di 25 miliardi - ha messo in campo 10 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali e 3,5 per la sanità. «È un decreto che non lascia indietro nessuno», ha detto il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Tra le maggiori novità c'è quella legata alla cassaintegrazione anche per chi ha solo un dipendente: i datori di lavoro che sospendono o riducono l'attività a causa dell'epidemia possono presentare domanda di cassaintegrazione ordinaria con causale «emergenza Covid-19». Chi aveva già in corso una richiesta di cassa straordinaria potrà avere accesso a un nuovo periodo di Cig della durata massima di nove settimane. La nuova richiesta sostituirà interamente quella in corso. In più, Regioni e Province autonome potranno riconoscere a tutte le aziende ma anche agli enti del terzo settore fino a nove settimane di cassaintegrazione in deroga. In totale lo Stato ha previsto un esborso di 3,2 miliardi per questo. Via anche al congelamento dei licenziamenti per 60 giorni: la decisione riguarda tutte le procedure dal 23 febbraio. Anche quelle già avviate sono sospese.In arrivo anche un bonus babysitter del valore di 600 euro per le famiglie con bimbi di sotto i 12 anni. Nel caso di particolari categorie di professionisti (medici, infermieri, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, operatori sociosanitari e forze dell'ordine) il contributo sale a 1.000 euro. In alternativa è prevista per i dipendenti pubblici e privati la possibilità di richiedere un congedo parentale straordinario per un totale di 15 giorni da dividere per entrambi i genitori. In questo caso l'indennità prevista è pari al 50% dello stipendio. L'unica condizione da rispettare è che nessun genitore debba avere strumenti di sostegno al reddito o essere disoccupato. Per chi ha figli con più di 12 anni di età non sono previste agevolazioni.Delusione invece per il bonus per chi lavora in sede e percepisce uno stipendio lordo fino a 40.000 euro: al massimo 100 euro per il mese di marzo, pochi spiccioli per chi deve affrontare tutti i giorni il rischio di ammalarsi. Buone notizie invece per chi è in quarantena forzata. Chi si trova in queste condizioni percepirà lo stipendio pieno perché la quarantena verrà equiparato alla malattia. Per tutti i lavoratori autonomi o stagionali che, a causa del virus, non possono lavorare viene riconosciuta un'indennità da 600 euro al mese, non tassata ma comunque di certo non sufficiente.Coloro che sono iscritti a enti previdenziali privati, inoltre, avranno accesso a un fondo che dovrà garantire «il riconoscimento di una indennità, i cui criteri di priorità e modalità di attribuzione sono demandati a un decreto del ministro del Lavoro».I lavoratori autonomi potranno chiedere la sospensione delle rate del mutuo grazie al Fondo Gasparrini, di norma riservato alle famiglie. I liberi professionisti dovranno però dimostrare di aver perso un terzo del proprio fatturato.In ghiacciaia alcune condizioni legate al reddito di cittadinanza. Per «contrastare la diffusione del virus limitando gli spostamenti delle persone», sono sospesi per due mesi anche le misure di condizionalità e i relativi termini previsti per i percettori di Naspi e Discoll e per i beneficiari di integrazioni salariali. Infine, i risparmiatori truffati dai crac bancari ora avranno più tempo per la richiesta di ristoro. Sotto il profilo fiscale, vengono sospesi i versamenti di ritenute, di trattenute dell'addizionale regionale e comunale, dell'Iva annuale e mensile e dei contributi Inps e Inail che erano previsti entro il 16 marzo ma solo per chi fattura fino a 2 milioni di euro. Tutti gli altri dovranno pagare entro il 20, quindi per loro la sospensione è una beffa. Stop anche alla ritenuta d'acconto per i professionisti senza dipendenti e a tutti i versamenti fiscali per gli operatori del turismo. Lo stesso vale anche per chi gestisce asili, servizi di assistenza per minori disabili, autoscuole, servizi educativi, servizi trasporto passeggeri, servizi di noleggio di mezzi di trasporto e di attrezzature sportive e guide turistiche. Slitta al 10 giugno il pagamento dei contributi di colf e badanti. Anche per il settore sanitario sono previste diverse forme di supporto. Innanzitutto è prevista l'assunzione di 20.000 operatori sanitari. Inoltre, sale a 1,65 miliardi il fondo emergenze nazionali e vengono stanziati 150 milioni di euro per gli straordinari del personale e altri 340 milioni per la creazione di più posti di terapia intensiva. Inoltre, sono previsti 50 milioni di finanziamenti agevolati per le società che producono strumenti di protezione come mascherine o tute protettive. Verranno arruolati temporaneamente presso l'esercito anche medici (120) e infermieri (200), tutti al di sotto dei 45 anni. L'arruolamento si concluderà entro 15 giorni dall'entrata in vigore del decreto. Quanto alle infrastrutture, ai militari viene richiesto di potenziare i servizi con presidi medici. Allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, invece, è stato chiesto di produrre disinfettanti per 704.000 euro.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ne-fanno-una-giusta-stanziati-3-5-miliardi-per-la-sanita-e-10-per-i-lavoratori-2645514198.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gualtieri-promette-soldi-ad-aprile-ma-potrebbe-portarli-la-troika" data-post-id="2645514198" data-published-at="1758061851" data-use-pagination="False"> Gualtieri promette soldi ad aprile. Ma potrebbe portarli la Troika Sarà anche il Cura Italia, ma non è un codice rosso per usare le sigle da pronto soccorso. Nella nottata di ieri la Gazzetta Ufficiale non ha ancora pubblicato il «poderoso intervento», come lo ha definito Giuseppe Conte, che si conferma abilissimo giocatore di tre carte (bollate): annuncia un altro decreto per aprile sapendo benissimo che non potrà mantenere questa promessa. L'Europa, o meglio la Germania con la Francia, vuole mettere le mani sulla ricchezza privata degli italiani approfittando del coronavirus. Ci sta che il decreto d'aprile lo scriva la Troika (Fmi, Bce e Commissione europea) magno cum gaudio di Christine Lagarde che già quand'era al Fondo monetario un giro di garrota all'Italia lo avrebbe dato volentieri. La dimostrazione? Il ritardo con cui la Ragioneria dello Stato «bollina» il Cura Italia che senza il placet contabile vale zero. La pubblicazione del decreto da 25 miliardi slitta. Si comincia così a capire che il sentiero è molto stretto e che le promesse della seconda rata d'incentivi per aprile sono vaghe come le leopardiane stelle dell'Orsa. Il Cura Italia si è spinto fino a portare il rapporto deficit/Pil al 2,7% anche se alcune stime dicono che si è superato il fatidico 3%. Lì sta l'indecisione della Ragioneria dello Stato. Si può, in presenza del fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione, dare via libera a un decreto che sfonda i parametri senza (formale) autorizzazione europea? C'è un altro indizio. Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia in quota Pd, non ha voluto saperne di far slittare gli adempimenti fiscali. Anzi si è raccomandato: chi può paghi lo stesso. Lo spostamento dei versamenti di quattro giorni per le aziende sopra i 2 milioni di fatturato è una presa in giro. È che lo Stato non può far vedere a Bruxelles nell'imminenza del Def che resta a secco di entrate. Il timore più immediato è però di non avere soldi per sostenere la sanità - si spiega così lo stillicidio negli approvvigionamenti - e quindi di dover fare provvista di denaro sul mercato emettendo debito a breve e pagando interessi altissimi. Una soluzione sarebbero gli Eurobond inventati da Giulio Tremonti, invocati da tutta l'imprenditoria italiana, chiesti perfino da Romano Prodi. La crisi coronavirus che investe tutto il continente giustificherebbe ampiamente Eurobond specifici, ma la Germania che può fare da sé, la Francia che comunque conta sulla benevolenza europea e i Paesi del Nord che ancora non credono all'emergenza e sono animati da solido egoismo non hanno nessuna intenzione di mettere in comune un debito. La risposta è no ed è stato ribadito, velatamente, ma con decisione, anche lunedì dall'Eurogruppo (la riunione dei ministri finanziari). L'Italia si avvia così sulla strada della colonizzazione a meno che non cominci a ricattare l'Europa inaugurando la stagione dei veti. Siamo del resto un Paese fondatore. Difficile che lo faccia Roberto Gualtieri, il più euroservile tra i ministri che si è barcamenato per tenere a freno la spesa varando, al netto di quelle sanitarie e per la cassaintegrazione, misure ridicole per il sostegno dell'economia. In queste ore sta cominciando a scrivere il Def (documento di economia e finanza) che va approvato e spedito a Bruxelles entro il 10 aprile. Cioè prima che si attui la seconda «manovra» anti coronavirus che è già carta straccia. Il governo si trova a dover fare un Def che - stando alle previsioni - partirà da un meno 4% del Pil nell'anno in corso. Sono almeno 30 miliardi di entrate in meno. A questi vanno sommati 20 miliardi di clausole di salvaguardia previste per il 2021 (altri 27 miliardi sono in scadenza per il 2022). Se lo spread resta ai livelli attuali ci sono 6 miliardi di interessi in più. Altri 7 miliardi sono le spese indifferibili. E il resto? Manca! A occhio significa che a settembre - con un'economia se va bene convalescente - saremo costretti a una manovra da 70 miliardi in su. È probabile che il Def debba prevedere per i prossimi tre anni un rapporto deficit/Pil stabilmente sopra il 3%; l'Europa ci chiede per contro un avanzo strutturale (pagati anche gli interessi) dello 0,5% del Pil e avremo un rapporto debito/Pil che oscilla tra il 138 e il 136%, mentre la Commissione lo esige al 128 e da lì a scendere. Tutto questo Gualtieri lo sa e sa quindi che ad aprile non c'è un solo euro da spendere se non andando a Bruxelles e chiedere ulteriore elasticità che nessuno ci darà perché Germania, la Francia e Paesi del Nord vogliono commissariare l'Italia. I tedeschi hanno un'ossessione: costringere gli italiani a pagare il debito pubblico con la ricchezza privata. La stampa internazionale, Financial Times in testa, comincia a chiedersi quanto potremo resistere. Noi chiediamo Eurobond, loro ci offriranno moussaka. Intesa come ricetta greca. Ad aprile vedremo.