2025-08-08
Mediobanca, la mossa finale di Nagel
L’ad blinda l’assemblea del 21 agosto per approvare l’Ops su Banca Generali che potrebbe salvare la governance. Gli amici di BlackRock salgono, Gavio disinveste.Come ai tempi del Covid, ma senza pandemia a giustificare l’eccezione. Alberto Nagel alza i ponti levatoi di Piazzetta Cuccia e trasforma l’assemblea del 21 agosto in una liturgia a porte chiuse. Dovrà decidere il via libera all’Ops su Banca Generali che potrebbe essere l’ultimo salvagente per l’attuale governance dell’istituto fondato da Enrico Cuccia. In assemblea, però, non ci sarà confronto fisico tra soci, niente domande in diretta, nessuna contestazione visibile. Tutto demandato al «rappresentante designato», come da prassi emergenziale. Una scelta formalmente lecita, certo, ma che ha già fatto storcere il naso a più di un investitore. Perché stavolta si gioca una partita che deciderà il futuro della finanza italiana. Non a caso fuori dalla porta, la tensione monta.Nagel si prepara allo scontro finale e chiama a raccolta i suoi alleati. In prima fila BlackRock, il colosso americano del risparmio gestito, che il 31 luglio ha aggiornato la sua partecipazione salendo al 5,059% del capitale. Una mossa precisa, quasi chirurgica: il 4,595% sono azioni con diritto di voto, il resto suddiviso tra contratti di prestito titoli e derivati. Una presenza ben visibile nell’azionariato, e soprattutto nell’aritmetica dei voti.Nel frattempo, Mediobanca ha fatto spazio annullando parte delle proprie azioni, effetto del recente buyback, riducendo la sua quota dallo 3,046% allo 0,85%. Una manovra che ha l’effetto collaterale di amplificare il peso dei soci. Tutto utile, mentre prende forma lo scacchiere in vista della partita sull’Ops (offerta pubblica di scambio) lanciata Mediobanca su Banca Generali. Un’operazione che ha già fatto storcere più d’un naso a partire proprio da alcuni soci forti. Nell’assemblea di aprile, grandi investitori come BlackRock, Dimensional, Ubs, Bnp Paribas, State Street, Hsbc e Goldman Sachs hanno votato contro l’aumento di capitale di Mps, funzionale proprio all’Ops su Mediobanca. Un assist per Nagel. Ma non ci sono solo i grandi investitori. A mobilitarsi adesso sono anche i piccoli. L’Aieda, l’associazione per la tutela dei diritti degli azionisti, lancia l’allarme: «C'è il rischio che si debba decidere sull’Ops senza avere un quadro informativo completo», avverte il vicepresidente Francesco Dagnino. Il problema? Il cuore dell’accordo con Generali non è un contratto vincolante, ma solo un term sheet, un’intesa preliminare con margini di incertezza ancora aperti. Banca Generali, peraltro, non ha firmato nulla. Potrebbe farlo, forse, all’ultimo minuto utile, ma solo dopo che molti azionisti avranno già deciso se aderire all’Ops.Il rischio, osservano gli esperti legali, è che l’operazione poggi su basi evanescenti, in palese contrasto con una comunicazione Consob del lontano 1999 che richiede chiarezza e certezza in ogni offerta pubblica. E infatti lo stesso Dagnino suggerisce che «sarebbe auspicabile un intervento della Consob» che potrebbe richiedere più informazioni, allungare i tempi dell’offerta o addirittura bloccarla, se le condizioni lo richiedessero.In mezzo a questo clima da duello finale, c’è chi ha già deciso di sfilarsi. Marcello Gavio, membro dell’accordo di consultazione, ha venduto quasi 38.000 azioni Mediobanca a 20,53 euro l’una. Ancora più netta la posizione del fratello Beniamino, che ha ceduto 50.000 titoli. Aurelia, la holding di famiglia, ne ha mollati altri 75.000. Segnali inequivocabili: il fronte dei fedelissimi si assottiglia.
Brunello Cucinelli (Ansa)
Emmanuel Macron e Friedrich Merz (Ansa)
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