
Era un dubbio, ora è diventata una certezza. La Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde alzerà ancora i tassi di interesse e attuerà una nuova stretta sul settore bancario. «Ci aspettiamo di alzare ulteriormente i tassi. Togliere l’accomodamento monetario potrebbe non essere sufficiente», ha detto il presidente della Bce ieri al Congresso bancario europeo a Francoforte, con parole che fanno presagire che l’istituto centrale porterà i tassi ben oltre l’attuale 2%.
Nel corso del suo intervento la numero uno della Bce ha anche fatto sapere che l’Eurotower si appresta a varare «altri strumenti» contro l’inflazione oltre i tassi d’interesse. «A dicembre definiremo i principi chiave per ridurre il portafoglio di bond», ha detto. Per ridurre il proprio bilancio la Bce ha inoltre inasprito le condizioni dei maxi prestiti Tltro: per questo nella prima finestra dopo tale decisione, le banche hanno dovuto rimborsare 296 miliardi di euro.
Ieri, insomma, la Lagarde ha detto chiaramente che la quiete dopo la tempesta deve ancora arrivare e ci vorrà un po’. Con l’economia dell’area euro giunta in una nuova fase di alta inflazione, «è opportuno che il bilancio, in modo misurato e prevedibile, sia normalizzato», ha puntualizzato facendo riferimento ai titoli nel portafoglio della Banca centrale acquisiti durante gli anni del quantitative easing.
Proprio su questo tema il presidente ha confermato che «a dicembre definiremo i principi chiave per ridurre il portafoglio di bond» pur mantenendo la flessibilità nei reinvestimenti e lo «scudo» anti spread.
«Abbiamo bisogno di banche che continuino ad essere parte della soluzione», ha detto la Lagarde, «minare le solide fondazioni che abbiamo costruito non aiuterebbe», e «diluire eccessivamente la regolamentazione lascerebbe le banche più esposte agli shock e meno in grado di dare sostegno alle transizioni da cui dipenderà la nostra crescita futura». Alla fine «alzeremo i tassi a livelli che riportino l’inflazione al nostro obiettivo di medio termine in modo tempestivo».
Dello stesso avviso anche Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e quindi membro del consiglio direttivo della Bce. Intervenendo allo European banking congress ha detto che «con tre importanti aumenti consecutivi dei tassi, abbiamo compiuto passi importanti sulla via della normalizzazione della politica monetaria. Ma non possiamo fermarci qui. Sono necessari ulteriori passi decisivi». «Ci troviamo», ha continuato Nagel, «in un contesto con proiezioni di inflazione molto al di sopra del nostro obiettivo e rischi al rialzo per l’inflazione. In un tale contesto, l’attuale livello dei tassi ufficiali non può garantire un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%. Per garantire il ritorno alla stabilità dei prezzi, i tassi di interesse nominali e reali a lungo termine devono aumentare sufficientemente, motivo per cui i tassi ufficiali devono aumentare ulteriormente».
È chiaro, però, che le intenzioni della Bce di alzare ancora i tassi di interesse metteranno in grande difficoltà l’economia italiana e il suo debito pubblico. Il nostro debito monstre, infatti, diventerà sempre più costoso e questo metterà a dura l’economia del nostro Paese già fiaccata dall’inflazione galoppante e dalla crisi energetica. Secondo un articolo di Bloomberg, con questi tassi in aumento, il rapporto debito/Pil potrebbe arrivare a quasi il 190% entro il 2040, rispetto al 150%.
Il problema, inoltre, avrà un forte impatto sui mutui, già in salita negli ultimi mesi. Gli italiani, non è una novità, sono da sempre molto amanti del mattone e ora, a questi livelli, si troveranno schiacciati e nell’impossibilità di poter rinegoziare un mutuo. Il motivo? Chiunque abbia acceso un finanziamento negli anni passati non potrà trovare nulla di meglio in base a quanto oggi offre il mercato.
«Nella situazione attuale, con i tassi in costante aumento, la surroga rimane una possibilità per i mutuatari, ma la convenienza o meno dell’operazione va valutata caso per caso», spiega alla Verità Ivano Cresto, managing director prodotti di finanziamento di Facile.it, «È bene considerare alcuni fattori. Ad esempio, se si è titolari di un mutuo a tasso fisso siglato tre o quattro anni fa, quando i tassi erano bassissimi, non ha gran senso ricorrere oggi alla surroga, ma se è stato sottoscritto un finanziamento a tasso variabile con uno spread molto alto o se si vuole avere la tranquillità di fare i conti con una rata fissa o massima, allora si potrebbe valutare l’opzione di passare a un fisso o variabile con cap. È vero che oggi potrebbero portare a un aumento della rata, ma comporterebbero una maggior tutela in vista di ulteriori rialzi. La convenienza della surroga, inoltre, dipende anche dallo stato di avanzamento del proprio piano di ammortamento; più si va avanti nel rimborso delle rate, più gli interessi da pagare alla banca si alleggeriscono e una surroga potrebbe non essere quindi conveniente».






