2024-08-14
L’Ue dichiara guerra ai due tycoon e piglia subito sberle: «Si faccia i fatti suoi»
Thierry Breton (Getty Images)
Sdegno di Elon e Donald per la lettera di censura di Breton, sconfessata anche dalla Commissione: «Non concordata».La libera informazione nell’Unione europea è morta, ma neanche i censori stanno tanto bene: soltanto parafrasando Eugene Ionesco e il suo teatro dell’assurdo ci si può fare un’idea del catastrofico quanto caotico stato di salute in cui versano i media europei, ormai assoggettati alle intemerate di un oscuro burocrate europeo, Thierry Breton, commissario Ue al Mercato interno. Francese, fortemente voluto e riconfermato da Emmanuel Macron, alla vigilia della pubblicazione sul social media X (ex Twitter) dell’intervista di Elon Musk a Donald Trump, Breton ha inviato al patron di X un’inusitata lettera di “censura preventiva”, ricordandogli di rispettare gli obblighi legali nell’ambito del regolamento digitale dell’Ue, il famigerato Digital Services Act (Dsa). Nel burocratese di Breton, la lettera ha tutte le sembianze di un avvertimento, posto che il Dsa di fatto si concede il diritto di censurare tutte le informazioni non allineate con i media tradizionali. Che la reazione di Musk sia stata, come nel suo stile, una beffarda provocazione, c’era da aspettarselo: «A dire il vero - ha scritto il patron di X sul social - avrei davvero voluto rispondere con questo meme di Tropic Thunder («Take a big step back and, literally, fuck your own face», recita il meme postato da Musk) ma non farei mai qualcosa di così maleducato e irresponsabile!». Un sonoro ceffone a Breton, insomma, ripreso anche dal Financial Times, che però la Commissione Ue ha già fatto sapere di non voler commentare.Non erano attesi, invece, i commenti alla lettera di Breton arrivati proprio dallo stesso esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. Nel dichiarare che «il commissario rappresentava una preoccupazione generale» sulle regole del Dsa, cui le piattaforme online devono sottostare, la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, ha reso noto che «i tempi e la formulazione della lettera non sono stati coordinati né con il presidente (Von der Leyen), né con il collegio dei commissari Ue» La Commissione, ha proseguito, non ha «alcuna intenzione di interferire con le elezioni americane». Una forte presa di distanza, insomma, della neoeletta presidente Ue nei confronti di Breton, uomo di Macron, e della Francia.Alla freddezza di Von der Leyen verso Breton si sono aggiunte le pesanti critiche arrivate dal governo di Giorgia Meloni per voce del capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza: «La lettera del commissario Breton che minaccia Elon Musk poche ore prima della sua diretta con Trump è una vergogna assoluta. Siamo alla censura preventiva, alla polizia del pensiero, alla repressione orwelliana». Fidanza ha poi citato il presidente del Venezuela, che ha bloccato X per dieci giorni accusando la piattaforma di diffondere falsità sulle contestate elezioni del 28 luglio: «Una roba da Maduro, altro che “valori europei” e “stato di diritto”. Comunque la si pensi, uomini e donne libere dovrebbero insorgere a difesa della libertà di espressione», ha esortato Fidanza. Un segnale chiaro da parte di Giorgia Meloni che, coerentemente con il suo voto contrario alla rielezione della presidente Von der Leyen, mantiene il punto contro la Commissione Ue e a favore della destra repubblicana Usa. Posizione condivisa, peraltro, dalla Lega di Matteo Salvini: «È l’ennesima, surreale e velenosa minaccia a Elon Musk per la sua intervista a Donald Trump, usando l’arma del Digital Service Act come strumento di censura. Non sorprende la risposta senza peli sulla lingua di Musk. La Lega è stato l’unico partito italiano a votare in Europa contro il Dsa - ha ricordato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti - allertando sui rischi di bavaglio alla libertà di informazione. Basta con norme assurde che soffocano la democrazia, viva la libertà di pensiero! Noi la difendiamo sempre, Elon Musk hai tutto il nostro supporto, vai avanti!», ha concluso Salvini, ringraziato poi pubblicamente in italiano dal proprietario di X.Donald Trump, nel frattempo, ha affidato al suo portavoce Steven Cheung la replica alla lettera di Thierry Breton: «L’Unione europea dovrebbe farsi gli affari propri anziché cercare di intromettersi nelle elezioni presidenziali americane», ha scritto su X il portavoce del candidato repubblicano. «Soltanto nell’America di Joe Biden e Kamala Harris un’organizzazione straniera non democratica può permettersi di dire al nostro Paese cosa fare», ha accusato. «Cerchiamo di essere molto chiari: l’Unione europea è nemica della libertà di parola e non ha alcuna autorità per dettare il modo in cui facciamo campagna elettorale», ha concluso Cheung. Dall’Inghilterra, è arrivata nitida anche la condanna dell’economista e saggista Niall Ferguson, professore all’Università di Harvard: «Tutti dovrebbero leggere e riflettere su questa lettera - ha scritto il giornalista su X, ripubblicando la missiva di Breton - perché dice molto su ciò che l’Unione europea aspira a essere: il regolatore globale e il capo censore di Internet».Se non bastavano le critiche istituzionali, a condannare il tentativo di censura preventiva dell’Unione europea contro Trump ci ha pensato, comunque, il mercato: l’intervista di Musk all’ex presidente Usa è stata già ascoltata, in sole 24 ore, da un miliardo di persone in tutto il mondo: per citare Musk (che aveva sottoposto ai follower di Twitter la sospensione del blocco di Trump su X), «vox populi, vox dei».