2021-07-16
Musica sinfonica in un tempio o tamburi pazzi per strada. Le note ci rapiscono sempre
Musicisti birmani in un tempio buddista (Getty Images)
Che sia un concerto in un luogo sacro della Birmania, o una nenia recitata in piazza da una medium brasiliana, l'anima di chi ascolta non può rimanere indifferente.Ho visitato il Messico varie volte: ho suonato nelle città più importanti del Paese, partecipando anche al Festival Internacional Cervantino, conosciuto come El Cervantino, che si svolge nella città di Guanajuato, nel Messico centrale. Ho ricevuto sempre forti sensazioni da questi luoghi; e per comprendere meglio lo spirito del Paese, mi sono documentato leggendo vari saggi sull'argomento. Tra gli altri, mi è piaciuto particolarmente un libro di Octavio Paz, dal titolo Il labirinto della solitudine, nel quale l'autore spiega lo strano carattere del popolo messicano e molti aspetti del Paese, mettendone in luce la profonda solitudine.Nel messicano coesistono l'esuberanza e la malinconia; ed è incredibile l'importanza, nella vita sociale, delle cerimonie durante i giorni dedicati alla memoria degli estinti. Ricordo che era novembre: nei locali pubblici - bar, ristoranti e teatri - era sempre presente la raffigurazione della Morte in forma di scheletro.Era posta persino all'ingresso degli alberghi. Anche sui tavoli c'era l'effigie della Morte, che non veniva considerata come una nemica. Aveva quasi una funzione protettiva, propiziatrice. Una volta, in quei giorni, m'imbattei in una moltitudine di gente in fila, davanti all'ingresso di una sala, in attesa di entrare. Chiesi quale fosse la circostanza che raccoglieva tanta folla, e mi risposero che erano amigos de la buena muerte. Aspettavano di omaggiare un simulacro a grandezza umana, con la falce in mano, collocato all'interno, nel mezzo della sala, su un piedistallo. Per le strade incontravo anche gruppi di attori e poeti dilettanti che giravano recitando poesie sul tema della morte e allestendo spettacoli improvvisati, quasi per esorcizzare l'evento funesto e renderlo benevolo.Queste tradizioni così radicate mi meravigliarono. Pensavo anche alla diversità tra la loro cultura e la nostra, dove lo stesso tema ha connotazioni spirituali, religiose e rituali ben precise. Fui invitato anche a partecipare a un giro di concerti in varie località, organizzato dal Festival de las Almas (ovvero Festival dedicato alle anime). Nobile intenzione, forse un po' eccessiva. A Città del Messico - situata su un altipiano di oltre 2.000 metri d'altezza dove l'aria è quasi irrespirabile - ho tenuto vari concerti. Li ho portati a termine a fatica per colpa dell'altitudine, come mi accadeva quando mi esibivo a Johannesburg, in Sudafrica, un'altra località in quota, a 1.700 metri sul livello del mare.buddismo-francescanoDopo una tournée in Estremo Oriente, volli visitare un Paese che mi interessava in modo particolare: la Birmania. Raggiunsi subito la valle dei templi di Bagan: più di 2.000 templi risalenti all'epoca medioevale buddista, in buona parte restaurati, testimoni solenni e silenziosi di un luogo mitico, dalle architetture varie e raffinate… Il luogo mi rapì a tal punto che ebbi l'idea di organizzare un concerto in uno di questi edifici sacri. Allora, il regime militare che governava il Paese era molto chiuso e rigido, non consentiva aperture al mondo esterno; ma, con mia sorpresa, le autorità accettarono la mia proposta. Non avrebbero offerto alcun compenso, solo il rimborso delle spese logistiche e del viaggio. Formai l'orchestra con i miei amici musicisti di Roma, che mi seguirono con entusiasmo. Il concerto si svolse in quello che i nativi chiamavano «tempio dei fantasmi» a causa degli spiriti che, a quanto pare, vi aleggiano. Era una notte di plenilunio. Non si può immaginare il magnetismo del luogo, uno tra i più significativi della cultura buddista. Il pubblico era composto dagli stessi abitanti, visto che i turisti, a causa della scarsa ricettività alberghiera, erano pochi. Dopo il concerto volli ritornare con la guida locale nel tempio vuoto, per viverne ancora la magia: illuminavo fiocamente l'ingresso dell'edificio con una piccola torcia che avevo in mano. Feci il giro completo della costruzione da solo, poiché la mia guida ebbe paura di seguirmi. Il tempio risuonava di fruscii. Vedevo ombre vaganti, forse effetti di riflessi lunari, e sentivo i richiami degli animali notturni: pipistrelli, civette e gufi, ormai padroni del luogo. A poco a poco fui invaso dal timor panico, mi affrettai a uscire e raggiunsi la mia guida. Il disco lunare, che illuminava la valle, era l'unico testimone della mia emozione. In Birmania ebbi anche la possibilità di dialogare con alcuni monaci buddisti che vivevano di elemosina, facendo opere buone. In loro non ho trovato traccia di quella passiva contemplazione buddista che noi erroneamente immaginiamo. Anzi, ho riscontrato alcune affinità con la regola francescana, in cui la contemplazione e la meditazione si esprimono anche nella carità verso il prossimo. Al mio rientro in Italia, un politico nostrano mi accusò di «connivenza politica» con il regime oppressivo e totalitario della Birmania, in quanto avevo accettato di suonarvi. L'accusa mi sorprese a tal punto che non replicai. Sono convinto che l'arte e la cultura siano ovunque e comunque messaggi di pace e di libertà.aspetti paranormaliDurante un soggiorno in Brasile, invece, visitai San Salvador de Bahia, una città pittoresca. Le chiese e le abitazioni variopinte creavano un'atmosfera del tutto particolare. Bahia è un luogo dove proliferano sette religiose importate dall'Africa, che si uniscono a credenze e superstizioni locali. Per esempio, il candomble: una cerimonia religiosa che consiste nell'evocazione del santo protettore da parte di una figura femminile dotata di poteri sovrannaturali. Alcuni amici del luogo mi invitarono a seguire una manifestazione simile, avvisandomi però che la visione avrebbe potuto impressionarmi. Una ragazza precisò che avrei assistito a un rito vero, e non a una cerimonia falsa, per turisti. Accettai il rischio e mi mescolai con la folla di fedeli che circondavano la medium, chiedendole di mettersi in contatto con il santo protettore.I fedeli pregavano in gruppo recitando il Pater Noster e il Salve, Regina. Ma le cose presero subito un'altra piega: la medium, definita mae do santos («la madre dei santi»), iniziava a chiamare per nome i santi e faceva altre invocazioni a ritmo di musiche percussive. Si agitava sempre più freneticamente, avvicinandosi ai fedeli, abbracciandoli uno per uno, stringendoli a sé per trasmettere loro lo spirito del santo, che si impossessava totalmente dei credenti. I volti dei «posseduti» si trasformavano, i loro lineamenti si modificavano; e quando anche la mia amica venne stretta dalla medium, il suo viso mutò. Non la riconoscevo, era un'altra persona. Il livello del suono dei tamburi era insopportabile, e tutti i partecipanti si agitavano in uno stato di incoscienza. La «madrin» della mia amica si accostò a me per invitarmi a partecipare, ma io mi rifiutai con fermezza. Lei si adirò perché resistevo ai suoi poteri, temendo che, con il mio atteggiamento, potessi influenzare anche la ragazza, sua figlia spirituale. Quando alla fine la mia amica uscì dallo stato di trance, era spossata, sembrava reduce da un'immane fatica. La osservai a lungo mentre dormiva profondamente, e notai come i lineamenti del suo volto si distendessero a poco a poco, riacquistando l'aspetto consueto. La violenza di quella suggestione collettiva mi colpì, e giurai a me stesso che non avrei mai più rivissuto un'esperienza del genere. Non ho voluto ricercare fenomeni simili, anche se debbo confessare che nutro un certo interesse verso il paranormale. Per esempio, verso la sensibilità acuta che permette agli aborigeni australiani di comunicare fra loro a grandi distanze, la preveggenza, l'esercizio e lo sviluppo dei sensi «altri» dell'essere umano, oggi sopiti…