2022-01-31
Iva Zanicchi: «Musica, due milioni alla fame. A Sanremo canterò per loro»
L’artista: «La crisi morde nel nostro settore, tanti sono stati costretti ad abbandonare Il Festival fa sempre paura, ma ho i miei riti: il segno della croce e il sale nel reggiseno».«L’involucro invecchia un po’, perché io di lifting non ne ho fatti. Ma le gambe… sono come quelle di una trentenne, sa? Però mia figlia mi ha detto che mi avrebbe disconosciuta se mi fossi presentata sul palco di Sanremo con la minigonna. Mi concedo i tacchi, quelli sì, chilometrici. La scalinata, alla mia età, non la faccio, apparirò all’improvviso». Con Iva Zanicchi puoi chiacchierare a lungo di femminilità e femminismo, di politica, di uncinetto e di senso dello Stato, di dolore e di adrenalina. Sempre vera, sempre «sul pezzo», arriva a ringraziarti per la telefonata, anche se trovare uno spazio in agenda è stato complicato davvero. Classe 1940, da domani per lei sarà ancora Sanremo, dove ha collezionato tre vittorie. Sanremo è Sanremo, lei che pronostica? Sarà un bel Festival?«Giuro che non lo dico per piaggeria, ma Amadeus quest’anno credo proprio che riuscirà ad accontentare tutti. Ha cantanti diciassettenni e poi una signora come me. Ce n’è per tutti i gusti». E se per la sua Voglio amarti fosse critica negativa?«Non le dirò che me ne frego perché chi lo dice secondo me mente sempre. Non mi fanno piacere le critiche sul mio lavoro. Anzi, mi fanno un male esagerato, soprattutto quando capisco che non sono davvero sincere e che c’è dietro qualcosa d’altro. Succede».Ma si è lanciata comunque con l’entusiasmo di sempre. «Che ci vuole fare: ho passato mesi a ripetermi che basta, era ora di tirare i remi in barca, ed ero pure parecchio giù di corda. Ma poi, sa, dentro di me c’è una bambina brava che sta sul divano a fare l’uncinetto e poi un’altra, un po’ bastarda, che mi spinge sempre a osare, vivere, sognare e amare. E indovini a chi do retta io? Finché Dio mi dà questa voce poi… non è quella squillante di un tempo, ma più scura, più blues, proprio come piace a me».Ci dica la verità: quanto le importa della classifica?«La canzone la sentirete e la ri-ascolterete: è bella. Certo, un po’ classica. Con una melodia importante. Perché dovrei rincorrere i giovani? Sono bravi a fare il loro, lasciatemi fare il mio. Il vestito che ha cucito Celso Valli su questo testo è adattissimo. E se lui è un grande quando arrangia Vasco, o Eros Ramazzotti, lo è anche quando arrangia Iva Zanicchi, non le pare? Perdere non mi piace mai, a carte le butto via, piuttosto, se capisco che non c’è speranza. Ma non sono stupida, so che non è possibile vincere. Diciamo che io non metto mai limiti alla Provvidenza, ecco».Ho letto di sale nel reggiseno per superstizione. Fake news? «Che sia una festa di piazza o un grande show, io unisco sempre sacro e profano. Ho le mie immaginette sacre, mi faccio sempre il segno della croce e metto il sale nel reggiseno, sì. Una tradizione del teatro per tentare di scacciare la malasorte. Faceva un male boia all’inizio, ma poi ho imparato: basta un piccolo sacchettino. Cospargo di sale anche gli altri cantanti, dietro le quinte. Lo faccio per loro, anche se mi guardano male perché sporco loro le scarpe».Spiegare l’emozione di quel palco si può?«A un Festival di tanti anni fa stavo morendo dall’agitazione, e sono andata a cercare Domenico Modugno dietro le quinte. Ha vinto quattro volte, mi dicevo, mi dirà come fare a farmela passare. E invece l’ho trovato che sbatteva la testa contro una porta di legno. “Mi chiedi se ho paura, come farei a non averne?”, mi disse: “Ritieniti invece beata, che puoi provare tutto questo”».Non voglio intristirla, ma gli ultimi tempi sono stati tosti, per lei.«Eravamo tre fratelli (e si commuove, ndr), e il più giovane di noi, 77 anni, cardiopatico, non ha vinto il Covid. Ho rischiato un po’ anche io, avevo una polmonite interstiziale. Ma lui se ne è andato in tre giorni da quando lo hanno trattenuto per accertamenti in ospedale, dopo le nostre dimissioni. La cosa più brutta è stata non poterlo vedere più, nemmeno nella bara. Non hanno voluto. Mostruoso».Regole. «A cui io mi attengo sempre. Poi ogni tanto mi chiedo perché sono costretta a fare tutti i giorni il tampone per radio, riprese televisive eccetera, se ho fatto il green pass. Mi serve solo per il treno e il ristorante. Potevo andare all’Ariston in treno, ecco».Causa restrizioni, il mondo della musica è in affanno.«Non solo il nostro mondo, la crisi morde. Ma sì, due milioni di persone che ruotano attorno alla musica sono ridotte alla fame vera. Hanno cambiato mestiere, c’è chi prima suonava in orchestrine nei locali e oggi pulisce le strade. Se soffre la Zanicchi, o qualche altro cantante famoso perché non può fare concerti per un po’, pazienza, ma lo sa quante persone non lavorano da due anni? Così gli alberghi, il turismo, e tanti altri».Quanto ha contato il one woman show D’Iva, le due serate per lei su Mediaset, nella decisione per Sanremo?«Fondamentale: la canzone avrei voluto inizialmente cantarla lì. Ma poi il mio amico batterista Beppe Basile mi ha detto che sarebbe stata perfetta per Sanremo e allora ho chiamato Amadeus. Che non mi ha subito detto di sì, e poi mi ha chiamato e mi ha detto di seguire il telegiornale, dove hanno dato l’annuncio. Si è comportato in modo sempre tenero e rispettoso nei miei confronti».Diceva prima dell’uncinetto. Era una metafora?«No no, sono anche brava, glielo assicuro. Ho fatto le tende di camere mia, sono bellissime, e nessuno ci crede che le ho create io. L’uncinetto era una mania, fino a quando ho iniziato una tovaglia da quattro metri con una vite, e poi tutte quelle foglioline mi hanno fatto passare la passione».È andata così anche con la politica? «Eh, in un certo senso sì. Mi appassionava fin da bambina. Sempre amato stare in mezzo alla gente, chiacchierona e curiosa. Io entro dentro le cose, sempre. Al mio paese mi chiamavano “la cavallina” perché saltellavo qua e là. Andavo dai vecchietti a dire di votare Dc perché se no andavano all’inferno, e che lo aveva detto il prete. Si figuri, in una terra rossa come l’Emilia». Sogno raggiunto: è stata anche europarlamentare, con Forza Italia. «Per sei anni, sì. Commissione per lo sviluppo, tanto in viaggio nei Paesi poveri: un’esperienza che mi ha arricchito molto e mi ha fatto star male altrettanto. Ringraziavo sempre Dio per aver fatto nascere i miei figli e nipoti in Italia. Ricordo anche David Sassoli, mi guardava con aria beffarda e ridevamo insieme».Pentita?«No, ma è un po’ come quando alle signore oggi dico: altro che uncinetto, andate a ballare il liscio. Non puoi fare politica se sei un cantante, o un attore, nel nostro Paese. Perché non te lo perdonano. E risalire la china è difficilissimo. Ma non mi faccia parlare di questo, che tanto ci siamo capite».L’Ariston arriva al termine di giorni di voto per il Quirinale.«Giorni di pantomima, altroché. Si sono bruciati i nomi, e si è badato ad accordi. Teste di portone, non si rendevano conto che quel che era importante era semplicemente avere una persona perbene, fosse di destra o di sinistra non importa?».A un certo punto doveva essere donna a tutti i costi.«Avessero raggiunto un accordo su una donna, benissimo, ma benissimo anche su un uomo, purché onesto, che ama il Paese, e con la forza di imporsi. Perché era l’unica cosa che contava. Altro che quote rosa».E Mattarella bis fu. Ci svela quali erano i suoi nomi preferiti? Per chi tifava?«Per Gianni Letta. E per Guido Bertolaso. Ma per tattica mai li avrebbero eletti. Mi sono sempre augurata Sergio Mattarella rimanesse, lo stimo tanto: chi dice al giorno d’oggi “basta, me ne vado?”. Lo si è tirato per la giacchetta, lui con grande senso delle istituzioni si è dato disponibile. Ma ci sono state troppe menate, per questa votazione. Mentre il Paese ha persone che affrontano la pandemia, che perdono il lavoro, licenziate, senza casa».Quanto le è dispiaciuto per il passo indietro di Silvio Berlusconi?«Sarebbe stato un ottimo presidente della Repubblica, perché avrebbe dato la vita e il cuore per il nostro Paese come ha sempre fatto. Ma mi sono sempre augurata che non accettasse. Che poi è il gatto dalle sette code, eh, non è che adesso è sparito e non salterà più fuori, figurati».Lo sente ancora?«Ci siamo sentiti per il suo compleanno, ma non lo chiamo perché il suo numero privato non lo ho, e poi lui sa che io ci sono e io che lui mi stima, questo mi basta. Di recente mi ha chiesto se poteva mandarmi due mazzi di fiori, con un messaggio affettuosissimo. Mi sono chiesta perché, era strana questa cosa dei due mazzi di fiori. Era invece un regalo molto bello».Un quadro, forse?«Ma lei è forte, sa tutto quindi. Sì, erano due nature morte, le ho messe nel punto più importante della casa».