2020-02-21
Muro dei piccoli azionisti Ubi a Intesa. Messina li snobba: «Prezzo giusto»
Il patto di consultazione, che raccoglie il 18% dell'istituto bergamasco, rimbalza l'offerta di scambio: «Ostile e inaccettabile economicamente». L'ad del gruppo torinese: «Zero possibilità che aumentiamo l'offerta».I piccoli azionisti di Ubi vogliono vendere cara la pelle e bocciano l'offerta pubblica di scambio di Intesa ma l'ad Carlo Messina risponde picche: «Zero probabilità di alzare il prezzo» perché questa «è una operazione di mercato. Non ci sono discussioni con i singoli investitori. Saremo felici se aderiranno alla proposta». Punto. Mentre il cda della banca bresciano-bergamasca ha preso tempo affidando agli advisor del Credit Suisse l'incarico di esplorare manovre difensive in attesa di esaminare i documenti dell'offerta che verranno depositati in Consob entro il 7 marzo, ieri sulle barricate sono saliti i pattisti del Car. Ovvero il nocciolo duro di piccoli azionisti che aggrega circa il 18% del capitale e raccoglie le grandi famiglie tradizionalmente socie della banca come Beretta, Bosatelli, Bombassei, Radice e le fondazioni. «L'Ops di Intesa, come prospettata, appare ostile, non concordata, non coerente coi valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile», si legge nella nota diffusa al termine della riunione del patto di consultazione. Inoltre si aggiunge che la bocciatura è arrivata all'unanimità in quanto gli azionisti «ritengono di dover tutelare, al contempo, il loro investimento e la banca con i suoi territori di riferimento e si sono impegnati in un progetto di medio e lungo termine». Il Car non esclude, inoltre, di poter aumentare la sua partecipazione complessiva nella banca. Se Ubi fosse incorporata dentro a Intesa la quota della fronda interna all'azionariato scenderebbe al 2%. Sia il presidente della Fondazione Caricuneo (al 5,9% del capitale), Giandomenico Genta, sia il componente del direttivo, Mario Cera, hanno poi sottolineato l'inadeguatezza dal punto di vista dei valori «economico patrimoniali». «C'è un patrimonio netto, basta vedere il bilancio», ha detto, facendo implicito riferimento al fatto che Intesa valorizza Ubi circa 0,6 volte il patrimonio netto. Insomma, il prezzo non è giusto e va alzato. Lunedì prossimo si riuniranno i due restanti patti di sindacato di Ubi Banca, il Sindacato azionisti Ubi Banca a cui aderiscono i soci storici bresciani - inclusa la famiglia dell'ex presidente di Intesa, Giovanni Bazoli - e il Patto dei Mille, che raccoglie una piccola rappresentanza di soci bergamaschi. Ma di fronte a loro, sia i soci sia l'ad Victor Massiah tenuto all'oscuro di tutto fino all'annuncio dell'operazione, trovano già un muro. In un'intervista rilasciata alla tv di Bloomberg, l'ad di Intesa è stato chiaro: «Sono liberi di decidere quel che è meglio per gli azionisti. Ci sono zero probabilità di aumentare il prezzo di offerta», ha detto Messina. In caso di fallimento dell'offerta Intesa ha un piano B? «Continueremo col piano a realizzare i nostri risultati. Sono comunque positivo su questa operazione», ha poi risposto il banchiere che quindi tira dritto e non intende parlare con i singoli soci. L'offerta pubblica di scambio punta ad almeno il 67% di Ubi, ma Intesa Sanpaolo ha la facoltà di accontentarsi del 50% più un'azione. In merito alle prossime mosse del risiko, l'ad ha poi aggiunto che l'obiettivo di Intesa è quello di fare da «catalizzatore per altre operazioni di consolidamento sul mercato domestico» ma non di muovere altre pedine in Europa «perché il nostro driver è creare sinergie nell'area dove siamo forti». Dalla sua parte Messina ha il governo, con l'approvazione già incassata del ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri e di quello dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, le fondazioni azioniste di Intesa, e la Bce che invoca ormai da mesi l'avvio del consolidamento bancario anche in Italia. «È impossibile per una banca come la nostra, che è una delle banche più forti in Europa, fare una transazione senza alcuna implicazione positiva da parte del supervisore. Nelle mie attese questa operazione è completamente in linea con le aspettative» di Francoforte, ha sottolineato ieri l'ad durante l'intervista televisiva. «Dobbiamo creare dei campioni che competano con i gruppi basati in Usa e Cina e la nostra è la prima mossa in Europa per creare un campione più forte ma, secondo me, altre operazioni seguiranno nei prossimi mesi. Ieri, è inoltre arrivata la reazione di Standard&Poor's che a seguito dell'offerta ha posto il rating della banca bresciano-bergamasca in «creditwatch positivo». L'agenzia di rating ha anche indicato che potrebbe alzare i «voti» di un livello se la fusione avrà successo. Nel frattempo, in Piazza Affari, il titolo Ubi ha tirato il freno dopo i guadagni post annuncio archiviando la seduta di ieri con un -2,1% mentre Intesa Sanpaolo ha lasciato sul terreno il 2 per cento. Tra i soggetti coinvolti nell'operazione è stata invece ben comprata Bper (+1,6%).
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