2022-09-30
Spike nelle cellule, ciclo alterato. Dagli studi altre conferme allarmanti
Una ricerca mostra che l’Rna messaggero della proteina può diventare patrimonio del genoma del vaccinato. Intanto, l’indagine sulle anomalie nelle mestruazioni si allarga. Da noi, però, Aifa e Iss continuano a negare.L’mRna di Spike può diventare patrimonio stabile del genoma del vaccinato, adesso ci sono prove che rafforzano le ipotesi peggiori. In un paper appena uscito su BioRxiv si dimostra che l’mRna maturo per Spike, cioè la forma pronta per essere tradotta in proteina senza alcuna altra funzione, può passare dal citoplasma della cellula (dove di solito dovrebbe esaurire tutte le sue funzioni) al nucleo, all’interno del quale è contenuto il patrimonio genetico di un organismo. Questo può enormemente favorire i processi di conversione dell’Rna di Spike verso il Dna e la susseguente integrazione nel genoma umano, scrivono gli autori dello studio, richiamando l’attenzione sull’assenza di indagini approfondite circa la genotossicità dei vaccini a mRna, malgrado il numero enorme di inoculi contro il Covid compiuti in tutto il mondo. «Oltre a non avere le “istruzioni” per modificare il Dna, l’Rna messaggero non entra mai nel nucleo della cellula, che è la parte che contiene il genoma, e non può quindi alterarlo in nessun modo. Inoltre l’Rna messaggero si degrada dopo pochi giorni, una volta eseguito il suo “compito”», si continua a leggere sul sito dell’Istituto superiore della sanità, nella sezione Faq. Gli esperti di medicina e scienza della salute, di malattie infettive delle università del North Dakota, del Nebraska, dell’Istituto nazionale americano di ricerca e prevenzione delle malattie immunologiche e delle allergie (Nih), che hanno redatto il paper, sono giunti a ben altre conclusioni. Le loro ricerche hanno rilevato che circa l’1% di mRna di Spike era passato nel nucleo, quindi questa proteina ha la capacità di entrare nell’organulo di maggiori dimensioni della cellula, e che ospita il Dna sotto forma di cromosomi, portandosi appresso l’acido ribonucleico messaggero.Copie del materiale genetico del virus stesso finiscono nella struttura dove avviene la replicazione e la trascrizione del Dna, ci rendiamo conto? Questo fenomeno può contribuire anche a nascondere la Spike al sistema immunitario, pure rimanendo al suo interno. I fabbricanti di vaccini hanno sempre dichiarato che l’mRna somministrato con la vaccinazione non può penetrare nel nucleo cellulare e da qui innestarsi nel patrimonio genetico umano, lo stesso viene sostenuto dai governi e dalle agenzie regolatorie del farmaco anche se da tempo autorevoli studi stanno dimostrando il contrario. Da due anni e mezzo garantiscono che sia l’mRna del vaccino, sia le proteine prodotte nelle cellule, sono rapidamente eliminati dall’organismo perché, essendo già stata attivata la necessaria risposta immunitaria da parte dell’organismo, non servono più per la protezione dal Covid. Mentre abbiamo visto che la Spike, la proteina virale prodotta dal corpo con il vaccino che contiene acido ribonucleico messaggero, copia di una sezione del patrimonio genetico della Sars-CoV-2, può persistere a lungo. In realtà, ancora non si conoscono i tempi di degradazione. L’mRna vaccinale è stato trovato nel latte materno di cinque donne americane su 11, che erano state inoculate, come abbiamo scritto pochi giorni fa riportando la pubblicazione su Jama Pediatrics. Non vogliamo continuare a ripetere che l’avevamo detto, ma questa è l’ennesima conferma che ricerche cui La Verità ha sempre dato ampio spazio, oggi per fortuna si stanno moltiplicando. E richiamano un’attenzione diversa, prima negata con toni sdegnosi inveendo contro ipotesi definite complottistiche. Sta accadendo anche per gli studi che tornano ad approfondire la questione del cambio della durata del ciclo mestruale dopo il vaccino anti Covid. Un aggiornamento appena uscito sulla rivista medica British Medical Journal (Bmj), e finanziato dal Nih, ha raccolto dati relativi a più di un quarto di milione di cicli mestruali registrati da quasi 20.000 donne (14.936 soggetti vaccinati e 4.686 non), di età compresa tra 18 e 45 anni, di Stati Uniti, Canada, Regno Unito ed Europa. Il precedente studio aveva analizzato solo donne americane. Nelle vaccinate, con due dosi, con la seconda indagine è stato registrato un aumento medio della durata del ciclo di 3,7 giorni rispetto al gruppo non vaccinato. Prima di sbrigare la questione come «piccole variazioni», sarebbe meglio approfondire. «Le mestruazioni sono purtroppo poco studiate, il che è preoccupante considerando che è un indicatore chiave della fertilità e della salute generale», ha affermato Alison Edelman, professoressa di ostetricia e ginecologia e direttore della divisione di Complex family planning presso la Oregon health & science university di Portland, Usa, autore dello studio assieme ad altri colleghi. Avverte che «il lavoro futuro dovrebbe valutare altri aspetti delle modifiche ai cicli mestruali, come sanguinamento vaginale imprevisto, flusso mestruale e dolore, e definire il meccanismo mediante il quale si verificano i cambiamenti mestruali post vaccinazione», descritti nel rapporto. «Dati preliminari di letteratura evidenziano l’assenza di effetti negativi legati alla vaccinazione anti Covid-19 sulla fertilità femminile», prova invece a tranquillizzare l’Aifa, accontentandosi di dati preliminari. Il Nih ha fornito 1,67 milioni di dollari a cinque istituti di ricerca per indagare sul problema, in Italia non è stato finanziato alcuno studio per dare risposte certe a donne in attesa, che allattano o che comunque vogliono sapere se i vaccini presenteranno un pesante conto nel medio o lungo termine. Dopo l’inoculo, già lo stanno evidenziando in molti casi.