2021-08-06
Mps dà pochi numeri e diversi dal ministro
Mercato disorientato. L'ad Guido Bastianini rivede i conti del Mef sul piano industriale della banca e insiste sulla necessità di 2,5 miliardi. Ricavi in crescita ma raccolta in calo. E resta da capire cosa potrebbe finire a Unicredit. Carige, altri 50 milioni di rosso nel semestreL'audizione di mercoledì sera in Parlamento del ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha lasciato molti punti da chiarire nella trattativa aperta dal Mef con Unicredit su Mps. E a rendere ancor più nebulosi i contorni dell'operazione sono i conti approvati ieri dal cda della banca senese e le dichiarazioni dell'ad del Monte, Guido Bastianini, durante la conferenza telefonica con gli analisti. Anche se il titolo ha chiuso la seduta in Borsa con un +4,8%, il mercato è confuso (un broker ha usato la parola «disorientato» nel corso della presentazione della semestrale) soprattutto sull'entità del cosiddetto shortfall di capitale. Perché la banca ha dato dei numeri, e il ministro Franco altri.Secondo i vertici del Monte, il fabbisogno di capitale prospettico del Monte al 30 giugno 2022 sarà inferiore a 500 milioni, rispetto al deficit di 1,5 miliardi stimato a novembre dell'anno scorso. I risultati dello stress test dell'Eba, ribadisce inoltre la banca, sono «coerenti con il capital plan - che include un aumento di capitale di 2,5 miliardi - inviato alla Bce». Il cfo del Montepaschi, Giuseppe Sica, ha spiegato agli analisti che «la banca è totalmente concentrata su soluzioni strutturali per cui non sta lavorando su un ipotetico aumento di capitale». E «se mai ci sarà uno shortfall di capitale non sarà prima di giugno 2022». Il ministro giovedì aveva invece sottolineato che a Siena servirebbe un aumento «ben superiore» ai 2,5 miliardi indicati dal piano stand alone dell'ad Bastianini per «portarla su valori medi delle banche europee». Aggiungendo che comunque non vi è ancora riscontro da parte della Bce» sull'adeguatezza del fabbisogno di capitale di Mps stimata dal piano industriale della banca.Resta, inoltre, da capire quale sarà il perimetro selezionato che potrebbe finire a Unicredit. Di cui, per altro, il Mef potrebbe diventare anche azionista come ha spiegato giovedì Franco. Usando il condizionale nell'aggiungere che «tale eventuale partecipazione al capitale non dovrebbe alterare gli equilibri di governance». La good bank per la quale sta trattando l'istituto di piazza Gae Aulenti, è davvero così «good»? Guardiamo la semestrale presentata ieri. È vero che al 30 giugno il risultato operativo netto è stato di 327 milioni, il miglior dato semestrale degli ultimi cinque anni, come evidenzia la banca nella nota (il contributo del secondo trimestre 2021, pari a 124 milioni, è però in calo rispetto ai + 203 milioni del trimestre precedente). E che al 30 giugno 2021 Mps ha realizzato ricavi per 1,56 miliardi, in crescita del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (grazie a maggiori utili da cessione titoli e alla crescita delle commissioni nette). Ma i volumi di raccolta complessiva del gruppo sono scesi a 198,6 miliardi, con un calo delle masse di 4,9 miliardi rispetto al 31 marzo 2021 legato al decremento della raccolta diretta (-5 miliardi). L'aggregato risulta in calo anche rispetto al 31 dicembre 2020 (-7,2 miliardi) per il calo della raccolta diretta (-9,7 miliardi) solo in parte compensato dall'aumento di quella indiretta (+2,5 miliardi).E la parte che rimarrà da sminare allo Stato? I rischi legali di Mps sono scesi a 4,9 miliardi e «meno di un terzo del petitum è legato alle comunicazioni finanziarie», ha spiegato il cfo Sica agli analisti. Il totale dei crediti deteriorati lordi è invece salito a 4,2 miliardi, rispetto ai 4 miliardi di dicembre 2020 e ai 4,1 miliardi dello scorso marzo (al netto delle rettifiche il totale è di 2,2 miliardi). Non solo. Franco giovedì ha detto che il nuovo piano industriale di Mps «presenta obiettivi non conformi alle richieste della Commissione europea» in particolare la riduzione dei costi fissata al 51% dei ricavi da Bruxelles, mentre in base al piano si prevede il 74% nel 2021 e ancora il 61% al 2025. Ebbene, nella semestrale si legge che le spese per il personale (719 milioni) sono aumentate dell'1,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, nonostante la dinamica in flessione degli organici, «in relazione agli aumenti contrattuali derivanti dal rinnovo del Ccnl e al venir meno di risparmi conseguente al mancato rinnovo dell'accordo sindacale». Sempre ieri, a presentare i conti del semestre è stata anche l'altra «Cenerentola» del sistema bancario ovvero Carige. L'istituto ligure ha chiuso il primo semestre 2021 con una perdita quasi dimezzata a 49,9 milioni contro il rosso di 97,8 milioni dei primi cinque mesi del 2020. Se però Carige perde 50 milioni nel semestre, non può più confermare la stima di 84 milioni di «rosso» per il 2021. Anzi, si apre all'ipotesi di un nuovo aumento di capitale. Lo stesso ad Francesco Guido ha ammesso che Carige non è in grado di confermare «puntualmente» il target 2021 di una perdita di 84 milioni, ma ha confermato il ritorno all'utile lordo nel 2022 e al netto nel 2023.
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