2024-03-07
E se la Terra smettesse di ruotare? Un (doppio) capolavoro della fantascienza italiana
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Appena ripubblicati sotto la curatela di Gianfranco de Turris, i due libri gemelli Come si fermò la Terra e Quando si fermò la Terra, di Luigi Motta e Calogero Ciancimino.Frenata dalla barriera linguistica e da un’industria cinematografica nazionale che non ha mai mostrato l’interesse di capitalizzarne i contenuti, la fantascienza italiana è ancora oggi un territorio conosciuto solo da pochi appassionati. Autentiche chicche giacciono così sepolte nelle biblioteche, in attesa di qualcuno che le riscopra. In molti casi, tuttavia, quel qualcuno già esiste. Gianfranco de Turris, per esempio. Il decano degli studi sulla fantascienza in Italia ci riconsegna ora un doppio romanzo che ha anche un doppio interesse, perché oltre alla storia narrata nel libro in sé, c’è anche la storia editoriale del volume che è tutta da seguire. Si tratta di Come si fermò la Terra/Quando si fermò la Terra, di Luigi Motta e Calogero Ciancimino (Aspis edizioni). Di cosa si tratta? E perché ha due titoli? Andiamo con calma.Quello di Motta e Ciancimino è un fecondo sodalizio artistico che vide i due scrittori firmare diversi romanzi d’avventura e di fantascienza. Come spesso accade, la sintonia tra i due venne progressivamente meno. Alla fine del 1933, le strade si era definitivamente divise. Nelle ultime righe del proemio de Il prosciugamento del Mediterraneo, uno degli ultimi libri scritti insieme, si leggeva: «Nel prossimo volume La Terra è ferma noi ci ripromettiamo d’illustrare a quale punto di perfezione saranno giunte le scienze nel futuro. Ma come è destino che il Mondo cessi il corso della sua esistenza, così anche per gli Uomini verrà la fine, quasi a punizione dell’orgoglio umano che come gli antichi costruttori dell’ormai leggendaria Babilonia ha osato sfidare spavaldamente il potere Divino».Accade tuttavia che, alla fine del 1935, Ciancimino cominci a pubblicare a puntate il romanzo intitolato Come si fermò la Terra. L’autore morì improvvisamente a soli 37 anni il 14 gennaio 1936 e il suo romanzo verrà pubblicato in volume nelle Edizioni Le Grandi Avventure nel giugno di quello stesso anno. Motta, dal canto suo, morì il 16 dicembre 1955. Anche in questo caso, tuttavia, apparirà postumo un romanzo dal titolo Quando si fermò la Terra. Lo scenario dipinto dai due testi ora raccolti in un unico volume da Aspis è analogo: nel futuro, il moto di rotazione della Terra rallenta sempre di più, fino a fermarsi. Ne consegue che un emisfero piomba nel gelo e nel buio e l’altro è bruciato dalla potenza distruttiva del sole. Solo lungo la striscia di territorio della zona crepuscolare la vita è ancora possibile e, poiché l’aiuto dei marziani tarda ad arrivare, per accaparrarsene un lembo i governi della Terra si dichiarano guerra e i popoli cadono nella barbarie.Fatta salva l’idea iniziale, in realtà i due testi hanno uno svolgimento piuttosto diverso. È verosimile che il libro pubblicato da Ciancimino a puntate fosse un testo inizialmente pensato per uscire a doppia firma. Motta, che affermò di aver avuto per primo l’idea alla base del libro, ha evidentemente diversificato il suo testo rispetto a quello pubblicato venti anni prima dall’ex sodale.Nella sua documentata postfazione, de Turris si dilunga sulle differenze tra i due testi. Cominciamo dall’espediente narrativo che dà il titolo a entrambi i volumi: per Ciancimino la Terra si ferma perché «attratta da un astro invisibile». Per Motta «una formazione di galassie» si dirige verso la Terra mentre «il Cosmo è percorso da formazioni strane e da apparizioni». Come si fermò la Terra si svolge nell’anno 3000, in un pianeta che ha dieci miliardi di abitanti e in cui le grandi metropoli come Roma, Londra, Parigi, Berlino e Mosca ne hanno quaranta milioni che vivono in «grandi parallelepipedi lievemente piramidali» di mille metri di altezza. Fra l’Irlanda e Terranova c’è una catena di 150 città galleggianti di 15- 20 chilometri di lato. Il mondo è diviso in tre «Confederazioni autocratiche», «l’europea, l’asiatica e l’australo-americana», rette da un presidente e tre vice. Quando si fermò la Terra si svolge nel 2300: l’intero pianeta, che ha sei miliardi di abitanti, è governato da una Confederazione Mondiale con sede a Roma ed il cui presidente è Marzio Sitri. Motta si dilunga poco sulle conseguenze fisiche e umane del blocco della Terra. Ciancimino, invece, si abbandona a immaginifiche descrizioni. Nel suo libro, man mano che il pianeta rallenta la sua rotazione aumenta l’attrazione terrestre e quindi gli aerei non riescono a superare i mille metri di altezza e i 200 chilometri di velocità. I giorni si allungano, il tempo viene calcolato quindi soltanto in ore. La Terra è divisa in due parti, una abbrustolita dal sole e una al buio e al freddo. Le due metà sono divise da una «zona crepuscolare» larga trecento miglia in cui è ancora possibile vivere: le popolazioni tentano di ammassarsi in questa fascia, dove si costruiscono le «città aeree» su venti o trenta piattaforme sorrette da piloni alti 100-200 metri. E, alla fine del libro (anzi, dei libri), resta al lettore la curiosità inappagata di vedere un materiale del genere fra le mani di qualche produttore di Hollywood. O, perché no, di Cinecittà.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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