
I soldi delle tangenti dispersi in mille rivoli su conti esteri di prestanome e in immobili nei paradisi fiscali. Commercialisti, imprenditori veneti e società off shore coinvolti in un ampio giro di evasione e riciclaggio.Alla fine, a quanto pare, il tesoretto, legato alla vicenda delle tangenti di Galan per il Mose, esisteva davvero. Ben 12,3 milioni di euro sono stati rintracciati dagli inquirenti, denaro derivante da un giro illecito che coinvolgerebbe una ventina di imprenditori, e che dopo aver transitato a lungo su diversi conti correnti esteri, si sarebbe materializzato in investimenti immobiliari tra cui appartamenti di lusso a Dubai e fabbricati industriali in Veneto. I fondi sono stati individuati nell'ambito di un'inchiesta sul riciclaggio internazionale e l'esercizio abusivo dell'attività finanziaria relativo proprio al reinvestimento all'estero delle tangenti incassate dall'ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan e in questo nuovo filone di inchiesta gli indagati sono sei: il commercialista di Galan, Paolo Venuti, e la moglie di questi, Alessandra Farina, insieme ad altri due colleghi di Venuti, Christian e Guido Penso, oltre a due professionisti svizzeri, Filippo San Martino e Bruno De Boccard.un milione all'annoIeri sono state poste sotto sequestro disponibilità finanziarie pari all'ammontare complessivo della somma, detenute in banche venete, due imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna. Galan, per la vicenda del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico che dovrebbe proteggere Venezia e la laguna dall'alta marea), nel 2014, era stato indagato e poi arrestato, perché accusato di corruzione, concussione e riciclaggio. Secondo la procura veneta l'ex governatore, ed ex ministro della Cultura, aveva intascato parecchio denaro per favorire le autorizzazioni necessarie all'opera (1 milione di euro all'anno, oltre alla ristrutturazione della villa, sostennero all'epoca i pm).78 giorni di carcereDopo 78 giorni di carcere, all'ex governatore (che si è sempre professato estraneo ai fatti) erano stati concessi i domiciliari e successivamente aveva patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi, che ha già pienamente scontato e che ha cancellato il reato. Nel frattempo, anche grazie alla vendita della sfarzosa villa Rodella, con vista sui Colli Euganei, in cui risiedeva, Galan aveva restituito 2,5 milioni di euro. Una parte dei circa 15 milioni a cui, secondo gli inquirenti, doveva ammontare l'intero giro di tangenti e nero che, nel tempo si era mosso intorno all'opera e che, ora, sarebbe venuto allo scoperto per intero. Secondo quanto risulta dalle indagini, tra il 2008 ed il 2015 i due commercialisti padovani vicini all'ex governatore avevano garantito, tramite il loro studio professionale, l'intestazione fiduciaria di quote di una società veneziana riconducibile a Galan e avevano messo a disposizione conti correnti in Svizzera, intestati a società di Panama e delle Bahamas gestiti, a loro volta, da due fiduciari svizzeri su cui depositarle.rogatoria in svizzeraLe somme sarebbero state successivamente trasferite su un conto corrente presso una banca di Zagabria, intestato alla moglie di un altro professionista dello studio di commercialisti. Grazie a una rogatoria in Svizzera, gli inquirenti hanno accertato che il giro di denaro depositato presso le società in Paesi off-shore era stato utilizzato su larga scala per consentire a una ventina di imprenditori veneti di riciclare le ingenti somme proventi dell'evasione fiscale realizzata nel tempo. Durante una perquisizione negli uffici di una società fiduciaria elvetica, infatti, era stata sequestrata una lista contenente i nomi di numerose società italiane, che avevano affidato la gestione dei capitali derivanti dal nero ai professionisti svizzeri che li avrebbero raccolti e spostati su conti esteri intestati a società olandesi, svizzere, rumene, di Panama, Curacao e delle Bahamas, una delle quali aperta tramite lo studio Mossak & Fonseca, emerso nell'ambito dei cosiddetti Panama Papers.l'inchiesta del 2014Passata la bufera, le somme sarebbero state liberate e gli imprenditori italiani che le avevano trasferite e che le avrebbero utilizzate per investimenti anche di natura immobiliare. Venuti era già stato coinvolto, nel 2014 nell'inchiesta sulle tangenti del Mose, che aveva portato agli arresti 35 persone, e una volta in carcere aveva riconosciuto di essere stato il prestanome di Galan.
«Las Muertas» (Netflix)
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(Imagoeconomica)
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