2021-04-14
«Un terzo dei morti in più nel 2020 colpa di cure mancate causa Covid»
Il report degli oncologi e dei cardiologi del Foce, presentato al governo, denuncia sviste e ritardi del sistema che non hanno eguali in Europa. «Senza un piano Marshall, 14 milioni di persone rimarranno in pericolo».Il dramma della pandemia è nei dati di mortalità evitabile. Nel 2020 in Italia si è registrato un aumento del 21% delle morti rispetto alla media dei cinque anni precedenti (dati Istat). Non sono tutte vittime dirette del Covid. Delle 108.178 morti in più, il 31% è imputabile ad altre malattie non curate a causa del blocco del Servizio sanitario nazionale (Ssn). È quanto sostengono i medici della Confederazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) in un report dettagliato consegnato in questi giorni al governo per chiedere un vero e proprio «piano Marshall della sanità italiana». Mentre si riconvertivano reparti e interi ospedali per la lotta al Sars-Cov2, le altre patologie hanno continuato a esistere, ma non sono state curate. I numeri sono nero su bianco nel report Foce: ritardi o cancellazioni di interventi chirurgici per tumore; diminuzione dell'afflusso ai pronto soccorso e alle unità di terapia intensiva cardiologica di pazienti con infarto (con il raddoppio delle morti per queste patologie); ritardi o cancellazione di circa il 20-30% dei trattamenti oncologici». Sul piano delle mancate diagnosi basta considerare che sono saltati 5-6 milioni di screening oncologici. «Nei prossimi anni», si legge nel documento, «assisteremo a un consistente aumento di mortalità legata alla mancata assistenza di pazienti affetti da malattie oncoematologiche, per le quali già si stanno verificando notevoli ritardi diagnostici», ai quali si devono aggiungere quelli degli altri pazienti con malattie croniche: un totale di circa 14 milioni di persone. Il numero delle morti non imputabili al Covid è decisamente elevato rispetto a quello degli altri Paesi europei. Nel solo periodo marzo-aprile 2020, l'Italia ha registrato un aumento del 40% (+19.000 decessi) rispetto al +27% del Regno Unito (+12.400 morti), al +5,6% della Francia (+1.429 morti) e all'assenza di decessi registrata dalla Germania. Questi dati, per la Foce, segnalano «una tenuta complessiva molto scarsa» del Sistema sanitario: in una situazione fragile si è abbattuto uno tzunami. «Il comparto ospedaliero già all'inizio della pandemia aveva un numero complessivo di posti letto per 100.000 abitanti molto più basso rispetto alla media europea (314 contro 500), collocandoci al ventiduesimo posto nella classifica». La situazione non cambia nemmeno per i letti in terapia intensiva. In questi mesi sono passati da 8,6 per 100.000 abitanti a 14: un importante miglioramento, «ammesso che le Regioni abbiano effettivamente realizzato l'attivazione dei posti letto aggiuntivi di terapia intensiva, 3.307 in aggiunta ai 5.149 già esistenti», osservano i medici Foce, «saremmo comunque ancora dietro a Germania (34 per 100.000 abitanti), Austria (29), Belgio e Francia (17). Anche sul personale sanitario operante negli ospedali in Italia il confronto è impietoso. Nel 2016 i medici ospedalieri erano circa 130.000 (poi sono diminuiti), in Germania 190.000 (60.000 in più) e in Francia 172.000 (43.000 in più). Sulla causa di tale situazione, Foce non ha dubbi: «i tagli orizzontali indiscriminati e ingiustificati» operati alla sanità da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni. D'altra parte, la spesa complessiva per il Ssn poneva l'Italia, nel 2017, al quindicesimo posto in Europa in termini di percentuale sul Pil (media europea 9,9% contro lo 8,8% per l'Italia) dietro a Svizzera (12,4%), Francia, Germania e Svezia (11%) Belgio, Olanda e Danimarca (10%).Purtroppo gli sforzi fatti per contrastare il Covid, anche a scapito delle altre patologie, non sta portando buoni risultati. In controtendenza a quanto avviene in altri Paesi, negli ultimi tre mesi la curva permane stabile nei suoi volumi mentre nel Regno Unito è andata via via riducendosi, in Germania e in Francia sta significativamente declinando. «I bassi volumi vaccinali più volte richiamati come causa di questi risultati largamente insufficienti, rappresentano un falso alibi», si legge nel report. Questa circostanza avrebbe dovuto, al contrario, «guidare una allocazione dei vaccini più ragionata piuttosto che lo spreco a cui abbiamo assistito. Al 4 aprile, il nostro Paese occupa il sedicesimo posto in Europa per vaccinati con una prima dose over 80 rispetto alla totalità degli aventi diritto (Italia al 56%) e addirittura il ventiduesimo e ultimo posto della stessa graduatoria per i cittadini tra i 70 e 79 anni (10%)», che rappresentano oltre l'85% dei decessi per Covid-19. Come se non bastasse, «una nostra recente survey su tutto il territorio nazionale ha evidenziato come solo il 7,3% dei pazienti oncologici» risultava vaccinato a fine marzo. Insomma, più che un problema di «furbetti», secondo i medici di Foce, è una questione di una campagna vaccinale non impostata su «categorie di urgenza» per alcune «scelte errate o prive di chiarezza da parte delle Istituzioni». Sull'opacità istituzionale il report porta ad esempio il caso dell'Agenzia del farmaco: «Aifa, dobbiamo sottolinearlo, ha avuto una gestione estremamente confusa nell'intera strategia comunicativa relativa al vaccino Astrazeneca. Una strategia frammentaria ed emozionale del tutto contraddittoria e che ha generato il caos su limiti di età di somministrazione, su raccomandazioni, consigli, indicazioni per nulla chiare che hanno determinato e stanno ancora purtroppo determinando sconcerto e paura tra i cittadini, con inevitabili ripercussioni negative sul successo della campagna vaccinale e che rischiano di protrarsi nel futuro», con morti che, come sostiene Foce, con un piano di riorganizzazione e investimenti per la sanità, si potrebbero evitare.