2024-03-09
Morta per il vaccino: cinque indagati
Nel riquadro Camilla Canepa, stroncata a 18 anni da una dose di Astrazeneca (Ansa)
Camilla Canepa fu stroncata a 18 anni da una dose di Astrazeneca. Quattro medici sono accusati di omicidio colposo per non aver fatto gli accertamenti necessari in pronto soccorso e, assieme a un altro collega, pure di falso per non aver attestato l’iniezione anti Covid sui documenti. Nessuna sanzione a chi autorizzò gli open day.Cinque medici sono indagati per la morte di Camilla Canepa e a quattro di loro è contestato il reato di omicidio colposo. I pm della Procura di Genova, Francesca Rombolà e Stefano Puppo, hanno concluso le indagini e la convinzione è che i dottori del pronto soccorso di Lavagna non avrebbero effettuato tutti gli accertamenti diagnostici necessari per permettere alla diciottenne di Sestri Levante di sopravvivere. La giovane era deceduta il 10 giugno 2021, due settimane dopo la prima dose di Astrazeneca somministrata durante l’open day del 25 maggio, che si era svolto in diverse città liguri. Una folle iniziativa, suggerita dall’allora Comitato tecnico scientifico (Cts) e avvallata dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza, che attirò negli hub migliaia di giovani di tutta Italia, pronti a porgere il braccio convinti che il vaccino fosse sicuro. Secondo l’autopsia, la morte della studentessa per emorragia cerebrale, provocata da una trombosi al seno cavernoso, era «ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da vaccino anti Covid», scrissero il medico legale Luca Tajana e l’ematologo Franco Piovella. La ragazza era sana, sottolinearono. Camilla si era sentita male il 3 giugno, era stata portata all’ospedale di Lavagna con forte cefalea e fotosensibilità. Dopo una Tac senza contrasto era stata dimessa, ma il 5 giugno era tornata allo stesso pronto soccorso in condizioni disperate. Trasferita alla neurochirurgia dell’ospedale San Martino di Genova era stata operata alla testa, purtroppo senza esito positivo: la ragazza si spegneva pochi giorni dopo. A tutti gli indagati, la Procura contesta anche il reato di falso ideologico per non avere segnalato, nella documentazione sanitaria, che la giovane era stata sottoposta a vaccinazione anti Covid. I pubblici ministeri devono aver ritenuto che la non punibilità non può essere invocata, da medici che non avrebbero seguito il protocollo terapeutico per il trattamento della sindrome da Vitt (Vaccine induced immune thrombotic trombocitopenia), che aveva colpito la povera ragazza dopo il vaccino. Lo scudo penale per i fatti commessi durante l’emergenza Covid-19, previsto nella legge di conversione del decreto legge n. 44 del 2021, in base alla quale reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose «commessi nell’esercizio di una professione sanitaria e che trovano causa nella situazione di emergenza, sono punibili solo nei casi di colpa grave», escludeva la colpa grave se al momento del fatto c’era limitatezza delle conoscenze scientifiche sulle patologie da Sars-Cov-2 e sulle terapie appropriate. Ma il 26 maggio 2021, l’Agenzia italiana del farmaco informava che assieme al Pharmacovigilance risk assessment committee, (Prac), ovvero la Commissione europea di valutazione della sicurezza e del rischio dei farmaci, aveva messo a punto un primo documento «finalizzato a fornire ai medici non specialisti e al personale sanitario le informazioni attualmente disponibili, per identificare precocemente e gestire nel modo più appropriato questo raro evento avverso». Spiegava che soggetti vaccinati con l’anti Covid-19 di Astrazeneca «possono andare incontro a una importante sintomatologia trombotica», la Vitt, e che il Prac sottolineava l’importanza del riconoscimento tempestivo dei segni e sintomi indicativi di presenza di trombi. «L’insorgenza di una complicanza trombotica a livello del sistema venoso cerebrale o addominale va sospettata quando compaiono alcune manifestazioni cliniche», soprattutto «cefalea di particolare intensità, che in genere i pazienti riferiscono come “mai provata prima”».Camilla si era presentata al pronto soccorso con una mal di testa lancinante. Sempre il Prac poneva l’accento: «Più spesso il dolore è ingravescente, aumentando progressivamente nell’arco di un paio di giorni». Sottolineava che le trombosi «vanno sempre sospettate in presenza di deficit neurologici di lato nei soggetti giovani, soprattutto se precedute o associate a cefalea» e che «in presenza di uno o più sintomi precedentemente descritti insorti nei giorni successivi alla somministrazione del vaccino […] è opportuno sottoporre rapidamente il paziente ad accertamenti diagnostici […] l’esame di prima scelta oggi è l’angio Tac cerebrale […] così da poter studiare correttamente con il mezzo di contrasto i distretti venosi».A maggio, dunque, esistevano già le prime linee guida per diagnosticare la Vitt. Ma l’allora ministro Speranza era troppo occupato a spingere all’inverosimile la campagna vaccinale, per accertarsi che quelle raccomandazioni fossero messe in pratica negli ospedali. Era stato il Cts ad affermare, il 12 maggio 2021 «l’insussistenza di motivi ostativi all’organizzazione di iniziative in sede locale per la somministrazione di vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti d’età superiore ai 18 anni», dando il via libera alle Regioni per organizzare open day su tutto il territorio. Speranza non si oppose, anzi, a giugno ribadiva: «Noi abbiamo la certezza che il vaccino funzioni e sia efficace e sicuro». «Il vaccino Astrazeneca tiene ingiustificatamente lontane tante persone. Gli eventi avversi gravi di trombosi sono rarissimi, aveva dichiarato pochi giorni prima sul Corriere della Sera il suo sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Aggiungendo: «Gli open day organizzati in varie Regioni sono la strada giusta». Dopo la morte di Camilla, Walter Ricciardi consulente di Speranza dichiarò: «Non è stato un errore fare gli open day, ma ora c’è la possibilità di indirizzare meglio i vaccini e dare ai più giovani vaccini a mRna».
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