2024-03-28
Morì il «suo» operaio. L’ex ad Rai Fuortes condannato a 16 mesi
L’uomo cadde mentre lavorava in condizioni di illegalità al Teatro dell’Opera di Roma, di cui il manager era alla guida.Le dichiarazioni rilasciate ai giornali dopo il suo sbarco a Firenze, come sovrintendente del Maggio fiorentino, erano all’insegna dell’ottimismo: «Sono a Firenze per rimanere»; «Ora un progetto moderno, popolare e sostenibile»; «Sono ottimista sul futuro». L’ex responsabile dell’Opera di Roma (dal 2013 al 2021) ed ex amministratore delegato della Rai (luglio 2021-maggio 2023) Carlo Fuortes è stato scelto per andare a tappare i buchi lasciati a Firenze dalle precedenti gestioni, a partire da quella di Alexander Pereira, nei cui confronti sono stati richiesti il rinvio a giudizio per peculato e malversazione e un sequestro da 126.000 euro.Ma, appena sbarcato in Toscana, Fuortes deve fare i conti con una pessima notizia: è stato condannato dal Tribunale di Roma per omicidio colposo per la morte di un addetto alle pulizie caduto da una scala quando l’ex ad di viale Mazzini era sovrintendente dell’Opera capitolina. Il giudice Iole Moricca ha inflitto la pena di un anno e quattro mesi di reclusione (la pm Antonella Nespola aveva chiesto 2 anni) a lui e alla titolare della ditta di pulizie per cui lavorava la vittima. I due imputati dovranno pagare anche una provvisionale da 220.000 euro come risarcimento per la famiglia del defunto per violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.Nel 2023 Fuortes era stato nominato sovrintendente al San Carlo di Napoli dal ministro Gennaro Sangiuliano, prima che il Tribunale reintegrasse Stéphane Lissner.Quindi, il 23 marzo, il dirigente è stato indicato per Firenze. Se Sangiuliano, dopo la designazione, ha rilasciato le classiche dichiarazioni di circostanza, il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, presidente della Fondazione del Maggio, non è riuscito a frenare l’entusiasmo, definendo la scelta di Fuortes «una bellissima notizia che finalmente chiude una fase molto difficile e dolorosa e apre una nuova fase di futuro, rilancio e ottimismo». Poi ha ringraziato il ministro «per aver valorizzato la leale cooperazione tra tutte le istituzioni» e ha sottolineato il «grande gioco di squadra che ha messo al centro l’interesse del Teatro del Maggio con i suoi lavoratori e il suo prestigio artistico». Quindi ha voluto rimarcare il rapporto personale (Nardella è anche violinista) con il nuovo sovrintendente: «Lo conosco peraltro molto bene, fin da quando ha iniziato il suo lavoro alla direzione del Parco della musica di Roma e da allora non ci siamo mai persi di vista». Per il primo cittadino, ebbro di gioia, la nomina sarebbe la ciliegina sulla torta alla sua esperienza a Palazzo Vecchio: «Sono felicissimo di concludere il mio mandato con questo successo, dopo mesi molto difficili». E Fuortes? Festante pure lui. Dopo aver ringraziato tutti, ha puntualizzato: «La mia non è una scommessa, ma una certezza che darà ottimi frutti, degni della storia del Maggio».Ma tanta emozione è stata interrotta dalla settima sezione penale del Tribunale di Roma, che ieri, ha condannato Fuortes e la rappresentante legale di una ditta di pulizie per omicidio colposo.La vicenda risale al 31 luglio 2017. Quel giorno un operaio, Oberdan Varani, di 49 anni, è incaricato di pulire la «fossa» del Teatro di Roma, il vano posto sotto al montacarichi nel seminterrato del palcoscenico.L’uomo, come si legge nel capo di imputazione, «utilizzava per scendere e risalire una scala portatile semplicemente appoggiata e non ancorata alla sommità della fossa, senza che fossero previste altre modalità di accesso e in totale mancanza di una formazione specifica inerente l’utilizzo di tale attrezzatura». Varani cade dalla scala e batte la testa, procurandosi «lesioni gravissime». Che dopo nove giorni di lotta disperata lo conducono alla morte.Per i pm la sua fine non sarebbe colpa del destino, ma sarebbe dovuta all’«imprudenza, negligenza, imperizia» di chi avrebbe dovuto vigilare sulla sua sicurezza, ovvero l’allora vertice del teatro e la ditta di pulizie.L’avvocato del sovrintendente, Alessandro Gamberini, aveva provato a scaricare le colpe sul defunto: «Si tratta di una disgrazia, il primo ad essere vicino alla famiglia per quello che è accaduto è il mio cliente. Vi è però un profilo penale che non può toccare Fuortes. L’uomo, com'è emerso, aveva un tasso etilico pari a 1,3. Purtroppo, molto elevato che incide sull’equilibrio di una persona». Quindi Oberdan sarebbe deceduto per avere alzato il gomito.Ieri il legale ha rincarato la dose: «Faremo ricorso in Appello, perché siamo in presenza di una sentenza sconcertante. Si è trattato di una morte sul lavoro, ma non a causa di un rischio sul lavoro. Un operaio scivolato dal primo gradino di una scala che aveva un tasso alcolemico di 1,3. Non so come in questo caso si possa chiamare in causa il sovrintendente del teatro». Il giudice deve averla pensata diversamente.Luca Montanari, legale dei famigliari della vittima, commenta con La Verità: «Dopo 7 anni è stato accertato che gli imputati, sovraintendente del teatro e amministratrice della società di pulizie, in violazione delle norme previste dal testo unico sulla Sicurezza ed in particolare dei doveri conseguenti alla loro posizione di “garanti” della corretta applicazione delle norme, hanno consentito il protrarsi di una prassi extra legem nell’esecuzione dei lavori di manutenzione delle strutture del teatro che ha causato la morte dell’operaio. La superficialità e la negligenza di soggetti preposti al controllo e gestione dei rischi presenti nel sotto palcoscenico dove lavorava l’operaio è stato sottolineato dal pubblico ministero e riconosciuto con la sentenza di condanna dal giudice».La provvisionale è stata disposta in favore della madre e dei due fratelli, uno disabile, per cui Varani era l’unica fonte di sostentamento.Il vano dove è morto l’operaio era alto 1,73 metri e le chiavi erano affidate ai macchinisti del teatro. Le difese e la fondazione avevano provato a parlare di pulizie ordinarie, ma l’avvocato Montanari ha dimostrato che erano stati pagati alla ditta esterna lavori straordinari extra canone per 4 giorni di giorni di attività in più rispetto alle pulizie normali.Operazioni che richiedevano una speciale procedura che prevedeva un sopralluogo da parte della ditta che avrebbe dovuto redigere un documento di valutazione dei rischi.Invece, nulla di tutto questo sarebbe avvenuto. Qualcuno ha aperto la serranda e Varani si è calato sotto il montacarichi, senza immaginare che sarebbe stato il suo patibolo. La scaletta di legno, alta poco più di un metro e mezzo, su cui lavorava non era agganciabile da nessuna parte, visto che il vano era come una piscina vuota. Poi, mentre era intento a pulire la «fossa», insieme con un macchinista dell’Opera, Varani avrebbe deciso di andare a recuperare un attrezzo più adatto, perdendo così l’equilibrio. E non per colpa sua.«Si è trattato del classico lavoro fatto di fretta e senza controlli, gli operai non avevano i dispositivi di protezione: né le scarpe antisdrucciolo, né i caschetti. Il giudice, a conclusione di un’istruttoria attenta e minuziosa, ha accertato la responsabilità degli imputati» conclude Montanari. A Firenze i lavoratori sono avvisati, anche perché già a Roma la maggior parte delle maestranze non aveva certo un buon rapporto con l’allora sovrintendente.