2024-12-24
Dati choc, Moderna stoppa il siero. «L’anti Rsv rende vulnerabili i bimbi»
Robert Kennedy Jr. (Getty Images)
Per «Science» la Fda ha fermato la sperimentazione di altri preparati pediatrici simili.Robert F. Kennedy Jr non è ancora a capo del dipartimento della Salute statunitense ma, forse, si inizia già a intravedere un cambio di approccio. Moderna, la casa farmaceutica che ha sviluppato il noto siero a mRna contro il Covid, ha autonomamente sospeso la sperimentazione del suo vaccino pediatrico contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) per ragioni di sicurezza. Alcuni studi clinici, infatti, hanno rilevato che l’inoculazione potrebbe non solo non aver protetto i bambini ma, addirittura, averli resi più vulnerabili quando hanno contrattato l’Rsv o altri virus respiratori.Come reazione, la Food and drug administration (Fda), con cui Moderna ha condiviso le recenti rilevazioni, ha interrotto la sperimentazione di altri vaccini pediatrici contro l’Rsv. I risultati dei test, si legge su Science, «hanno profondamente scosso molti scienziati specializzati nell’Rsv». Essi ricordano un episodio simile avvenuto negli anni Sessanta, quando l’80% dei bambini vaccinati era finito in ospedale (e due di loro erano morti). «La vaccinazione», spiega la rivista americana, «sembra avesse preparato il sistema immunitario in modo che, durante un’infezione, le risposte utili delle cellule T erano attenuate e si producevano alti livelli di anticorpi inefficaci, formando complessi pericolosi che ostruivano le vie respiratorie». Una tragedia che, secondo David Kaslow (responsabile della divisione vaccini della Fda), «ha gettato un’ombra lunga decenni sullo sviluppo dei vaccini Rsv».Gli attuali sieri, già approvati per gli adulti, paiono provocare dinamiche analoghe nei soggetti pediatrici. Il virus respiratorio sinciziale, causa di importanti infezioni come bronchiolite e polmonite, è un problema reale: ogni anno, nel mondo, uccide fino a 100.000 bimbi sotto i 5 anni e, negli Stati Uniti, è la principale causa di ricoveri infantili. Al momento, nessun vaccino pediatrico è stato approvato. Lo scorso luglio, Moderna ha segnalato alla Fda che i bambini trattati con uno dei due sieri contro l’Rsv hanno mostrato, inaspettatamente, un’incidenza più elevata di malattie respiratorie gravi rispetto a quelli che avevano ricevuto un placebo. Entrambi i vaccini erano a mRna, la stessa tecnologia usata per il vaccino Covid, e si «servivano di Rna messaggero per indurre il corpo a produrre proteine virali e stimolare una risposta immunitaria». Più nel dettaglio, i nuovi vaccini «contengono Rna che codifica una singola proteina di superficie dell’Rsv, nota come F, che aiuta il virus a fondersi con le cellule umane». Un vaccino era mirato esclusivamente contro l’Rsv, mentre il secondo includeva anche un mRna sviluppato per proteggere contro il metapneumovirus umano (hMpv), che appartiene alla stessa famiglia dell’Rsv e causa sintomi simili. Science parla di una sperimentazione a Panama con un campione abbastanza esiguo di bambini dai cinque ai sette mesi di età, ma ciò non ha impedito, per fortuna, di esercitare prudenza (nonostante le motivazioni, in alcuni casi, lascino desiderare: evitare di «promuovere ingiustamente agende antivacciniste»). Cinque su 40 che hanno ricevuto il primo dei due vaccini e successivamente contratto il virus hanno sviluppato gravi infezioni delle basse vie respiratorie, mentre nel gruppo placebo soltanto uno su 20. Tra i 27 bambini che hanno ricevuto il secondo vaccino, invece, tre si sono ammalati gravemente a causa di infezioni da hMpv (nessuno, invece, nel gruppo placebo). Per questo motivo, la Fda ha sospeso 11 sperimentazioni di vaccini che presentano proteine F o altre proteine Rsv al sistema immunitario.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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