2023-08-18
Il ministro che chiuse i tedeschi in casa ora tifa canna libera
Il ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach (Ansa)
L’erba legale promossa dal titolare della Salute che ha provato a sabotare il turismo italiano. Insorgono opposizioni e polizia.Lasciare che i tedeschi si facciano del male, ma complicando loro la vita con mille prescrizioni. Sembra questa la filosofia del disegno di legge che liberalizza parzialmente la cannabis in Germania, approvato dal governo mercoledì e ora affidato all’esame del Parlamento di Berlino.Lo schema della legge prevede la legalizzazione del possesso fino a 25 grammi di cannabis al giorno e la possibilità di coltivare fino a tre piante in casa. Per il resto, si potrà andare nei «cannabis social club», rigidamente controllati e regolamentati. Vivaci le proteste dell’opposizione, di molti medici, delle associazioni dei magistrati e del sindacato di polizia, che parlano di «minaccia alla salute mentale dei giovani tedeschi» e di «mostro burocratico». Papà della depenalizzazione, per ironia della sorte, è Karl Lauterbach, ministro della Salute che ai tempi del Covid19 non esitò a rinchiudere in casa i tedeschi per il loro bene, e che recentemente ha provato a sabotare il nostro turismo dicendo che «non ha futuro perché in Italia fa troppo caldo».Il provvedimento del governo di Olaf Scholz abolisce i reati legati alla semplice detenzione di marijuana, stabilendo dei quantitativi massimo a uso «ricreativo» nella misura di 25 grammi al giorno, ma con un massimo di 50 al mese. Si potranno tenere piantine di droga in casa, ma non più di tre. Per tutto il resto c’è il «club». Ovvero, ogni tedesco maggiorenne potrà aderire (o fondare) a un Cannabis Club senza scopi di lucro e con la possibilità di tesserare fino a 500 persone. Il club potrà trasformarsi in una piccola piantagione e soddisfare unicamente il fabbisogno personale dei propri iscritti. Ulteriori prescrizioni dello Stato prevedono che il consumo della cannabis sia vietato nei club stessi e nel raggio di 200 metri. Allo stesso tempo, non si possono aprire «case della canna» nel raggio di 200 metri da scuole, centri sanitari diurni e asili vari.Insieme alla liberalizzazione, il governo prevede di lavarsi la coscienza con una campagna di sensibilizzazione sui danni che fa la cannabis al cervello e allo sviluppo dei giovani. Del resto il problema c’è e il governo non lo nega, quando ammette che sono almeno quattro milioni e mezzo i tedeschi che fumano marijuana. Il ministro Lauterbach è partito proprio da qui per giustificare la sua volontà di liberalizzazione parziale: «II consumo di cannabis è in forte aumento in Germania. Purtroppo, questo riguarda anche adolescenti e giovani, i giovani adulti. Di fatto, l’aumento del consumo di cannabis è in atto senza alcuna risposta da parte delle istituzioni e noi vogliamo limitarne il consumo e renderlo più sicuro». Il ministro ha anche provato ad assicurare che «non si vuole assolutamente espandere il consumo». E poi si è lasciato andare a uno slogan impegnativo: «Il consumo di droga viene legalizzato, ma resta pericoloso». Passerà il suo messaggio? E soprattutto, questa legge così complicata sarà sufficiente a debellare il mercato illegale della droga, come auspica il governo?Le premesse non sembrano incoraggianti. Il sindacato di polizia si oppone alla nuova legge e teme un grande caos nei controlli. Il suo presidente, Rainer Wendt, è andato in tv a protestare e a far notare che «siamo di fronte a un mostro burocratico di primo grado, che porterà a una perdita di controllo nella realtà a causa della sua eccessiva complicazione». Non solo, ma per il sindacato degli agenti «non si può certo parlare di un alleggerimento del lavoro della polizia e della magistratura», come aveva provato a rivendersi il governo.Stesse preoccupazioni dall’Associazione tedesca dei magistrati, che ha avvertito il governo del rischio di sovraccaricare i tribunali per colpa di due difetti del provvedimento: le disposizioni sulla consegna delle droghe e le regole troppo dettagliate fissate per i cannabis club. Molto critico anche il ministro degli Interni della Sassonia, Armin Schuster (della Cdu) che ha avvertito: «Questa legge porterà a una completa perdita del controllo della situazione sulle droghe». Mentre sul fronte dei medici, cinque associazioni di camici bianchi hanno preso posizione ufficialmente contro la liberalizzazione con una nota nella quale si afferma che «per bambini e ragazzi della Germania siamo di fronte a una vera e propria minaccia alla salute mentale e allo sviluppo corretto».Anche il dibattito politico si sta surriscaldando e il provvedimento in Parlamento non avrà certo vita facile. Dalla Baviera arriva l’avvertimento del suo presidente Markus Soeder della Csu, che ha bollato il disegno di legge come «un pericolo per la salute» e ha annunciato che si opporrà fieramente a qualunque legalizzazione. Il segretario generale della Cdu, Carsten Linnemann, ha affermato che il provvedimento «è un errore gravissimo». Ma sono arrivate critiche anche dal partito del ministro Lauterbach, ovvero i socialdemocratici della Spd, dove Andy Grote, ministro degli Interni della città-stato di Amburgo, ha parlato di «una legge della quale non c’era proprio alcun bisogno». Per Grote, «le esperienze di altre nazioni dicono che la legalizzazione causa un gran balzo dei consumi, con tutti i suoi rischi ed effetti collaterali». E così, mentre tocca assistere allo spettacolo di un ministro della Sanità profeta delle più ferree chiusure durante la pandemia cinese, ma favorevole alle droghe leggere, c’è già chi si starà fregando le mani. Si tratta di qualche grande multinazionale del settore farmaceutico, pronta a buttarsi su nuovi mercati. Perché queste campagne di legalizzazione di fatto sono sempre prodromiche a grandi affari.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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