2024-09-29
Il Ministero firma la resa: basta multe ai non vaccinati
Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Le sanzioni non sono mai state abolite: solo sospese. Così il dicastero della Salute invia a una renitente un atto con cui, «in autotutela», annulla anche per il futuro qualunque richiesta di soldi. Dopo anni vince il buonsenso.Lo Stato italiano prende finalmente atto che la furibonda stagione degli obblighi vaccinali contro il Covid-19 ha rappresentato qualcosa di molto vicino a una persecuzione illegittima e a un «abuso di potere». Una convinzione che già è condivisa da milioni di italiani, ma che da oggi ha il supporto - anzi, addirittura la «certificazione» - dello Stato medesimo.Lo dimostra la vicenda che andiamo a raccontarvi, per certi versi surreale, ai limiti del grottesco, ma anche consolante giacché rappresenta una sorta di pubblica abiura rispetto a una delle tante, troppe, degenerazioni dell’assolutismo vaccinale (di Stato) dell’era pandemica.Protagonista della storia è un avvocato padovano, Elisa Pavanello, la quale - alla pari di moltissimi altri connazionali - ricevette, nel marzo 2022, una lettera del ministero della Salute e dell’Agenzia della riscossione. Con la medesima la si rendeva edotta di essere destinataria di un procedimento sanzionatorio in quanto renitente alla leva della vaccinazione coatta (introdotta dal governo Draghi nei confronti dei soggetti over 50). Nella missiva, si contestava alla legale patavina il fatto di non aver iniziato il ciclo vaccinale alla data del primo febbraio 2022 e le si intimava di adempiere entro dieci giorni, dando altrimenti prova della sussistenza di un valido motivo che giustificasse l’inottemperanza alle prescrizioni di legge. L’avvocato rispondeva, nei termini previsti, con una articolata missiva con cui si protestava tutta una serie di violazioni e irregolarità della ingiunzione ricevuta. Per tutta risposta, nel febbraio del 2023, il ministero della Salute e l’Agenzia della riscossione notificavano all’avvocato un avviso di addebito con il quale le irrogavano la sanzione amministrativa di 100 euro da pagare entro 60 giorni. L’avvocato proponeva ricorso avanti al giudice di Pace di Padova che, con sentenza del 13 luglio 2023, annullava l’avviso di addebito poiché, per effetto del dl 162 in vigore dal 31 dicembre 2022 - dalla stessa data e fino a giugno 2023 - dovevano intendersi sospese tutte le attività di irrogazione di sanzioni per soggetti inadempienti all’obbligo vaccinale. La sentenza, decorsi i termini per l’appello, passava in giudicato e, a questo punto, la diretta interessata pensava che la controversia potesse considerarsi conclusa. Ma invece non lo era del tutto perché la stessa riceveva, in data 18 settembre 2024, una comunicazione letteralmente (e per due volte) incredibile da parte del ministero della Salute.Con tale informativa, il ministero comunica all’avvocato l’annullamento d’ufficio, in autotutela, dello stesso avviso di addebito che era già stato annullato, come visto, dal giudice di Pace. Il che già rappresenta un «non senso» sul piano giuridico. Ma veniamo alla motivazione del provvedimento ove si legge testualmente: «In seguito all’acquisizione di ulteriori informazioni da cui risulta insussistenza dell’inadempienza dell’obbligo vaccinale di cui all’art. 4 quater del decreto legge 44 del 2021, è disposto annullamento d’ufficio ai sensi di art. 21 nonies comma 1 della legge 241 del 1990». Ebbene, la norma da ultimo citata dal ministero è quella che consente alla pubblica amministrazione l’annullamento d’ufficio di atti viziati da violazione di legge o eccesso di potere. Ci troviamo, quindi, in presenza di una sostanziale ammissione (da parte dei vertici dello Stato) della illegittimità delle sanzioni. Infatti, il ministero non motiva l’annullamento facendo riferimento alla sentenza, ma alla «insussistenza dell’inadempienza dell’obbligo vaccinale».Ma è un altro l’aspetto più succoso della vicenda che ci fa comprendere il peso e il valore specifico di un atto amministrativo che, in prima battuta, potrebbe sembrare inutile. Sempre nella missiva del 18 settembre 2024, si specifica pure che l’annullamento è dettato «in considerazione dell’interesse pubblico ad evitare un contenzioso e conseguente dispendio di risorse umane e finanziarie». Insomma, lo Stato non vuole buttare i soldi dei contribuenti in una battaglia persa. Tanto da aggiungere un solenne impegno: «Il procedimento sanzionatorio di cui trattasi non avrà alcun seguito e non sarà necessario, da parte dell’interessato, effettuare alcun pagamento». A questo punto, bisogna guardare alle date: la sospensione del recupero delle sanzioni in questione risulta, ad oggi, prorogata fino al 31 dicembre 2024. Ergo, se non intervenisse la proroga di tale sospensione, in linea di principio nulla vieterebbe allo Stato di ricominciare, l’anno venturo, un’attività di recupero nei confronti della ricorrente (la quale si è vista annullare l’avviso di addebito solo perché la sanzione era, medio tempore, sospesa). E nulla impedirebbe di procedere con consimili attività nei confronti di cittadini che versino in una situazione analoga. Ma il ministero ha invece, e a tutti gli effetti, con la menzionata comunicazione, dichiarato di abdicare definitivamente a tale possibilità, quantomeno nei confronti della protagonista del caso in esame. Ci troviamo di fronte a un atto di resa dello Stato o, come minimo, di ammissione che gli obblighi di legge nei confronti degli over 50 sono, se non illegittimi tout court, quantomeno iniqui e destinati a sfociare in processi inutili e costosi per le casse pubbliche.Possiamo concludere affermando che nel caso qui segnalato - ma ciò vale anche tutte le decine di migliaia di situazioni identiche pendenti in tutta Italia - lo Stato non solo non può (per il momento, in base a una sospensione ex lege), ma soprattutto non vuole procede a recupero coattivo. E ciò per quella ragione non solo di forma (giuridica), ma anche di sostanza (politica) che è stata denunciata innumerevoli volte su queste pagine ed è compendiabile in sette parole: violazione di legge ed eccesso di potere. Più precisamente: violazione di legge costituzionale e intollerabile abuso di potere sulla base di presupposti (anche scientifici) rivelatisi, come noto, inesistenti. Che ora la Repubblica, attraverso il suo ministero di riferimento per materia, lo abbia nesso nero su bianco, lascia ben sperare per il futuro.www.francescocarraro.com
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)