2023-11-24
Minacce, insulti, aggressioni al ristorante dei Turetta. Ma non è più loro da 12 anni
I Fesio gestiscono l’osteria che fu dei genitori dell’ex fidanzato di Giulia. Non c’entrano con il delitto ma vengono terrorizzati da odiatori impazziti nella loro caccia al maschio.Ultime dal Circo Italia dell’ignoranza e della cattiveria. «Mostri», «assassino», «vi ammazziamo», «avete messo al mondo un mostro», «dovete morire tutti quanti». Sono solo alcuni delle centinaia di insulti e minacce che da giorni piovono, al telefono e via Facebook, contro i gestori del ristorante pizzeria La Cicogna di Torreglia, in Provincia di Padova. Solo che gli hater, oltre a essere dei miserabili fomentati, hanno anche sbagliato indirizzo perché sono tanti anni che lì dentro non c’è più, a gestire la struttura, la famiglia di Filippo Turetta, il ragazzo che ha massacrato e ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Però l’onda avvelenata dello «shitstorm» non si ferma e la famiglia Fesio, che gestisce l’esercizio dal 2011, ha dovuto pubblicare un post su Facebook e prendere un avvocato, minacciando azioni legali a raffica.La Cicogna è un ristorante adagiato sui Colli Euganei, tra i vigneti, ha 180 posti coperti e 300 d’estate, con ampi saloni abituati a ospitare anche matrimoni e ogni genere di festa. Ma ora la festa la stanno facendo ai proprietari, dopo che è stata uccisa la povera Giulia e qualche anima persa ha scritto che questo locale è di proprietà della famiglia dell’assassino. Fino al 2011 è appartenuto a Gilmo Turetta, nonno di Filippo, che ha ceduto l’attività alla famiglia Fesio, trascinata in questa vicenda in maniera davvero folle. Nei giorni scorsi, sulla pagina Facebook della Cicogna, è comparso un post dei titolari in cui si afferma: «Ci teniamo a chiarire che il ristorante è gestito dalla famiglia Fesio dal 2011, e nulla abbiamo a che fare con la famiglia Turetta». «Rispettare il dolore delle famiglie distrutte dovrebbe essere alla base del vivere civile», continua con grande equilibrio la famiglia Fesio, «ma ormai si è perso il senso del rispetto. E non siamo noi a doverci vergognare ma chi, in un momento tragico, si permette dietro una tastiera di insultare gratuitamente senza conoscere la reale situazione».Sia detto per inciso, ma ovviamente la faccenda degli insulti e delle minacce non sarebbe accettabile neppure se in cucina ci fosse ancora la famiglia Turetta e se tutti gli hater, prima di sfogarsi, procedessero a consultare i registri delle camere di commercio.Tuttavia è particolarmente assurdo il terrore che da giorni attanaglia i Fesio quando squilla il telefono: è tutto un fiorire di numeri anonimi che chiamano. Ai giornali locali i gestori hanno raccontato che arrivano decine di disdette e anche una caterva di insulti, tutte variazioni su un duplice tema: da «Siete degli assassini» a «Come avete educato quel mostro?». Pare che il fenomeno nelle ultime ore si sia un po’ affievolito, dopo che è stato pubblicato il post su Facebook e che i reali proprietari sono usciti allo scoperto dopo giorni di sofferenza silenziosa. In ogni caso, lo scorso weekend, alla Cicogna di Torreglia Alta si sono improvvisamente liberati un sacco di tavoli, raccontano i proprietari, e ora aspettano di capire che cosa succederà nel prossimo fine settimana.Ma per dare l’idea dell’odio, come ha raccontato al Gazzettino Federico Fesio, solo nella giornata di sabato «sono arrivate un’ottantina di telefonate, tra insulti e minacce». La pagina Facebook è stata ripulita dalle schifezze e oggi restano decine di messaggi di solidarietà, tra i quali quello di una certa Annina dal Regno Unito che osserva: «Ma poi ammesso e concesso, la famiglia di Filippo sta passando le pene dell’inferno per avere in casa un assassino, per non essersene accorti per tempo e agire.... perché volersi accanire? Non lo fa la famiglia di Giulia! Imparate da papà Gino!». Già, quel Giulio Cecchettin capace di dire, a poche ore dal ritrovamento del cadavere della figlia, «non provo odio». Ma in tanti, evidentemente, devono sfogare le proprie frustrazioni.L’assurdità della vicenda si completa con l’ingaggio di un legale da parte della famiglia Fesio, nella speranza di fermare il diluvio di insulti e maledizioni assortite. L’avvocato Antonio Lombardi ha innanzitutto diramato una smentita ufficiale: «In riferimento alla tragica vicenda di Giulia Cecchettin, alcuni giornalisti hanno erroneamente indicato il ristorante La Cicogna come ristorante della famiglia di Filippo Turetta. Questo errore è stato ripreso da moltissime testate. A seguito di questa errata indicazione la famiglia Fesio ha ricevuto numerosissime recensioni negative e offensive, post ingiuriosi e minacciosi sui social media, disdette di prenotazioni, telefonate anonime». La conseguenza di tutto ciò è che i gestori del ristorante ora minacciano di denunciare tutti gli odiatori e di chiedere anche i danni a chi diffonde informazioni sbagliate sul loro ristorante. Gran parte delle telefonate è anonima, ovviamente, ma non sempre è così per gli insulti sui social e quindi un buon numero di idioti potrà essere identificato. Certo, in questi giorni, l’infuocato dibattito sull’assassinio atroce di Giulia ha regalato una quantità impressionante di perle sociologiche e psicologiche, oltre a un certo grado di strumentalizzazione politica, purtroppo tipico dell’Italia. Sarebbe quindi facile attribuire lo shitstorm che ha colpito la famiglia Fesio, usando le medesime armi e categorie, incolpando una certa devianza o una sottocultura. Se vogliamo, anche la locuzione «leoni da tastiera» è fuorviante. Questo caso di insulti, diffamazioni e minacce ha almeno il merito di ricordare a tutti che la responsabilità penale è personale. Il resto è Bar dello sport ed esibizionismo vario.
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