
Alla fine c’è riuscito: Javier Milei ha vinto le elezioni presidenziali argentine. Il candidato anarco-capitalista si è aggiudicato il ballottaggio di ieri col 55,6% dei voti, sconfiggendo il peronista, Sergio Massa, fermatosi al 44,3%. La vittoria di Milei è stata possibile grazie alla convergenza tra la sua coalizione, La Libertà Avanza, e i conservatori di Insieme per il Cambiamento: un’alleanza strategica, sorta dopo il primo turno, per mettere all’angolo la coalizione peronista, Unione per la Patria. Ricordiamo che, al primo turno, Massa aveva vinto con il 36,7%, mentre Milei si era arrestato al 29,9%, seguito a sua volta da Patricia Bullrich che, alla guida di Insieme per il Cambiamento, aveva ottenuto il 23,8%: nessuno dei contendenti in lizza aveva quindi conseguito la soglia del 45% e questo aveva reso necessario il ballottaggio."Il modello di decadenza è giunto al termine, non si può tornare indietro", ha affermato Milei dopo la vittoria. "Abbiamo problemi enormi davanti a noi: inflazione, mancanza di lavoro e povertà", ha continuato, per poi aggiungere: "La situazione è critica e non c'è posto per tiepide mezze misure". Il vincitore ha anche ringraziato la Bullrich per il sostegno "incondizionato", mentre Massa ha riconosciuto la sconfitta.Ricordiamo che l’inflazione in Argentina ha raggiunto quasi il 150%. Una situazione che è in buona sostanza imputabile ai peronisti. Questi ultimi sono infatti alla guida del Paese dal dicembre 2019 con il presidente uscente Alberto Fernandez. Inoltre, non va trascurato che Massa è il suo ministro dell’Economia. Un quadro complessivo, questo, che ha offerto a Milei la possibilità di inserirsi e di arrivare infine alla presidenza.È probabilmente la prima volta nella Storia che vedremo all’opera una politica improntata alle idee dell’anarco-capitalismo. E questo offre lo spunto per sfatare alcuni falsi miti che riguardano la figura di Milei. Si tratta senza dubbio di un personaggio a suo modo bizzarro e bisognerà attendere alcuni mesi per capire come si muoverà da presidente. Additarlo tuttavia come un populista di estrema destra è essenzialmente inesatto. A livello generale, il populismo si contraddistingue non solo per una tendenza plebiscitaria ma soprattutto per ricette economiche di orientamento più o meno statalista. Di contro, gli anarco-capitalisti sono favorevoli a privatizzazioni radicali e avversi a ogni tipo di intromissione dello Stato nel settore economico. In questo senso, anche il paragone con Donald Trump regge fino a un certo punto: l’allora presidente americano era un protezionista ed era anche favorevole a una riforma infrastrutturale che avrebbe previsto un importante investimento pubblico alla sua base. Infine, anche sotto il profilo geopolitico, Milei potrebbe rivelarsi assai meno controverso di Massa e Fernandez. I peronisti finora hanno avvicinato notevolmente l’Argentina alla Cina. Di contro, il nuovo presidente ha assunto una posizione piuttosto guardinga nei confronti di Pechino. Milei andrà giudicato alla prova dei fatti. Sarebbe quindi il caso di risparmiarsi le demonizzazioni preventive.
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».






