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La Milano da bere non c'è più. Meglio ci sono i grattacieli

La Milano da bere non c'è più. Meglio ci sono i grattacieli
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  • Là dove c'era l'erba ora c'è una città e le Varesine hanno lasciato posto a Porta Nuova e ai suoi grattacieli. Ritratto di una città che cambia rapidamente ma che mantiene la sua essenza tutta italiana.
  • Cosa vedere, dove dormire, mangiare o fare shopping: una guida veloce per vivere al meglio un fine settimana nel capoluogo lombardo.
  • Sessanta sfilate, 81 presentazioni, 33 eventi per un totale di 173 collezioni. È di nuovo «fashion week». Ecco il calendario degli eventi da non perdere.

Lo speciale contiene 6 articoli e una gallery fotografica.


È vero. Milano non è più quella di una volta. Il panettone non è più così buono ed è semplicemente diventato un dolce qualunque che si può gustare sotto la Madonnina come in qualsiasi altra città. Gli aperitivi della nota «Milano da bere» si sono persi, affogati in un bicchiere troppo caro e troppo spesso annacquato. E anche Sant'Ambroues, con la sua prima alla Scala e gli Oh bej o bej, non è più un granché. Lo spirito del Natale, le luci, l'albero in piazza Duomo sono finiti in un nonnulla. Non esiste più il Burghy, Fiorucci e il suo maxi store con chincaglierie di ogni genere è dimenticato al punto che le nuove generazioni si domandano il perché «quelli della vecchia Milano» guardino ancora con sospetto il maxi store di Urban Outfitters (ex H&m) in piazza San Babila. Non ci sono più Mike Bongiorno e Gino Bramieri, i comici di oggi fanno meno ridere, e anche la «Milano della moda» non se la passa poi tanto bene visto che a tenere alto lo stile della «signorina milanese» è rimasta solo la signora Pupi Solari che, con il suo negozio, è l'unico riferimento reale tra influencer e starlette che si rincorrono tra le strade della città pensando di dettare trend e stili.

Ma se pensate che per questo motivo Milano non sia più Milano, vi sbagliate. La città è semplicemente cambiata. Il ragazzo della via Gluck impallidirebbe a vedere che ora, davvero, «là dove c'era l'erba c'è una città». Gae Aulenti, Porta Nuova, City Life e i suoi palazzi futuristici. Milano ha cambiato volto, ha tradito forse un po' se stessa per diventare più internazionale e strizzare l'occhio a chi la vorrebbe più come New York e meno vecchio stile.

Quel che di Milano non cambia è però la sua essenza. Camminando per le stradine in ciottolato di Brera si può trovare ancora la vecchia maga che ti legge il futuro e che, pur non azzeccandoci mai, è un'istituzione quasi quanto il caffè con il cioccolatino da Sant'Amboeus (e che, diciamocelo, con l'omonimo stelle e strisce non ha niente a che vedere) o la pizzetta di sfoglia di Cova. Milano è cambiata, ma solo di facciata, sotto sotto è rimasta la stessa vecchia città. Veloce, in cui si pranza al volo correndo da una parte all'altra, con i mezzi pubblici sempre in ritardo, i tram che fischiano sulle rotaie e i Navigli, sporchissimi ma che di notte ti ipnotizzano.

Milano oggi sarà anche più distratta, persa dietro l'apertura di un nuovo Victoria's Secret, l'avvento di un nuovo ristorante o alla spasmodica ricerca di un invito a quella festa esclusiva (dove poi in realtà entrano un po' tutti). Ma alla fine dei conti è sempre la stessa città che si sveglia troppo spesso soffocata dalla nebbia e in cui la primavera dura sempre troppo poco e si nota dal fiorire degli alberi sulla salita di Porta Venezia.

Milano è quella in cui, l'ultimo giorno di inverno, il cielo diventa più rosa all'imbrunire, e l'azzurro è così intenso che la Madonnina luccica fino a diventare accecante.

Milano sarà anche piena di difetti, ma nonostante tutti cerchino di dipingerla come qualcosa che non è, resta on gran Milan. E come si fa a sostenere il contrario?

Mariella Baroli

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I tetti della città e il nuovo skyline

Dove dormire

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ME Milán Il Duca, Piazza della Repubblica 13. Chi sceglie di soggiornare in questo hotel cinque stelle situato in piazza della Repubblica si aspetti di avere qualche celebrity come compagno di stanza. Durante la settimana della moda - e non solo - l'hotel ospita alcuni degli ospiti più patinati delle passerelle. Il Rooftop Bar dove concedersi un light lunch o un aperitivo (che piace tanto a noi milanesi) e l'innovativa steak house americana Stk completano l'offerta extra lusso.

Mandarin Oriental Milan, via Andegari 9. Ospitato in quattro prestigiosi edifici del XVIII secolo, a pochi passi dal Teatro alla Scala, questo hotel rappresenta la quinta essenza del lusso. La Terrace Suite si affaccia sui tetti di Milano per donarvi una vista unica della città, mentre la Suite Fornasetti vi permetterà di immergervi nella mente dell'artista, circondati da opere d'arte originali.

Palazzo Parigi, Corso di Porta Nuova 1. Questo hotel, nel cuore di Milano a pochi passi da Brera, vanta la suite più lussuosa al mondo. Ma il vero fiore all'occhiello di questo albergo è la spa. Sette sale tematiche dedicate ai trattamenti - ciascuna caratterizzata dalle atmosfere più suggestive di Marocco, India, Svezia, Polinesia, Bali e Cina - e la piscina coperta di mosaici su una superficie di 1.700 metri quadrati.

TownHouse Galleria, via Silvio Pellico 8. Per tutti quelli che non si accontentano di un hotel a 5 stelle, Milano ne offre uno da sette. 48 camere di lusso che riflettono l'arte della modernità con tutti i comfort di una casa e il meglio della tecnologia. La location? Galleria Vittorio Emanuele. Per una vista da mozzare il fiato.

Savona 18 Suites, via Savona 18. Situato nella zona dei Navigli di Milano, a pochi passi da via Tortona, quartiere giovane che ospita sempre più sfilate ed eventi, questo design hotel è nato solo un anno fa. Camere arredate con prestigiosi oggetti di design (acquistabili) e iconici articoli di moda vintage rendono questo albergo la perfetta alternativa per i patiti di design.

Dove mangiare

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Bar Pasticceria Leonardo, via Aurelio Saffi 7. Dimenticatevi Starbucks o altre catene simili, a Milano la colazione è un rito e il caffè si beve rigorosamente in tazze di porcellana bianca. Questo piccolo bar rappresenta la quintessenza della colazione milanese, con cornetti caldi pieni di crema, marmellata o cioccolato fondente e focacce calde e croccanti, per chi col caffè o la centrifuga predilige un tocco di salato.

Martini by Dolce&Gabbana, Corso Venezia 15. Un'atmosfera raccolta ed elegante che rimanda ai ristoranti milanesi dei primi anni Cinquanta. Le sale sono decorate con pannelli damascati e dettagli in stile barocco, mentre ogni piatto nasce da un incontro fra la passione mediterranea che contraddistingue il brand Dolce & Gabbana e il gusto per la cucina internazionale. Perfetto per una pausa pranzo o un aperitivo con uno dei cocktail speciali creati dalla collaborazione con Martini.

Giacomo Bistrot, via Pasquale Sottocorno 6. A Milano è una vera e propria istituzione. Situato vicino a piazza Cinque Giornate questo ristorante ci riporta alla vecchia Milano con il suo perfetto mix tra eleganza e semplicità. Cenate tra file di libri mentre le luci soffuse conferiscono allo spazio uno charme notturno, sofisticato e raccolto, e invitano all'intimità. Non perdetevi il loro dessert più famoso, la «bomba di Giacomo», una sfoglia che racchiude un ripieno di crema e fragoline di bosco. Sublime.

1930, location top secret. Un segreto ben custodito, a pochi passi da Giacomo Bistrot, questo bar vi riporterà alla Belle Epoque parigina. Nato da un'idea di Flavio Angiolillo e Marco Russo (già creatori del Mag Café, bar in zona Navigli) questo bar è nascosto e ci si può accedere solo su invito. Recatevi alla Caffetteria 30 e incrociate le dita. I cocktail meritano la fatica.

Alla scoperta della città

Castello Sforzesco è uno dei simboli della città

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La vigna di Leonardo. Donato all'artista da Ludovico il Moro, questo vigneto è stato finalmente reso accessibile al pubblico. Sono visitabili il suggestivo cortile, alcune sale affrescate della meravigliosa Casa degli Atellani e il lussureggiante giardino che ci si aspetterebbe di vedere in una villa di campagna, non certo in un palazzo cittadino.

Fondazione Prada. Il perfetto luogo di ritrovo per gli amanti dell'arte contemporanea, gli amanti del moda e chiunque cerchi un set originale per il suo profilo Instagram. Le foto con i funghi capovolti sono ovunque, ma la fondazione è molto più di questo. Immancabile una pausa caffè al Bar Luce progettato dal regista Wes Anderson.

Il labirinto di Pomodoro. Nascosto nei sotterranei dell'headquarter di Fendi in via Solari, si trova un tesoro sconosciuto ai più che l'artista terminò nel 2011, dopo tre anni di lavoro.

Cimitero Monumentale. Un vero e proprio «museo a cielo aperto», inaugurato nel 1867, si estende su un'area di oltre 250.000 metri quadri e raccoglie tantissime opere d'arte, tutte da scoprire.

Albergo Diurno Venezia. Una struttura sotterranea inaugurata nel 1926 e che fungeva da centro servizi con bagni pubblici, terme, barbiere, manicure e pedicure. 1200 mq di magnifico stile Déco. Un tuffo nella Milano che non c'è più.

Dove fare shopping

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Milano fa rima con shopping. È pressoché impossibile, infatti, scorgere in città qualcuno che non tenga tra le mani un sacchetto con il nome di un brand i moda ben in vista. Montenapoleone, via della Spiga e via Sant'Andrea, Corso Vittorio Emanuele e Corso Vercelli, sono solo alcuni dei luoghi preferiti da turisti (e non) per fare acquisti.

Ecco cinque indirizzi da non perdere.

Aspesi, via San Pietro all'Orto. Il nuovo store in via San Pietro all'Orto ha aperto le sue porte giusto in tempo per la nuova settimana della moda. Quello che in origine era un istituto bancario si trasforma in un luogo di sperimentazione estetica. L'intonaco in calce grigia è acceso da colori che giocano a rincorrersi.

Banner, via Sant'Andrea 8. Il negozio disegnato dall'architetto Gae Aulenti si sviluppa su due livelli che esprimono al meglio le caratteristiche di una modernità formale. Banner ospita alcuni dei brand più interessanti del panorama internazionale da Sacai a Norma Kamali.

Mazzolari, piazzetta Umberto Giordano 4. Storica profumeria di Milano, a pochi passi da piazza San Babila offre tutto quello che le amanti del beauty possano desiderare. Profumi ricercati, creme e make-up, in un'atmosfera unica. Imperdibile.

Issey Miyake, via Bagutta 12. Il brand giapponese sbarca a Milano con il primo store d'Italia. Gli interni minimal e il bianco lucido delle pareti fanno risaltare le forme di questi abiti in cui la semplicità è d'obbligo. Imperdibile la collezione Pleats Please, amata dalle star di tutto il mondo e le borse Bao Bao. Iconico.

Gemelli, Corso Vercelli 16. Aperta nel 1927 oggi è annoverata nell'elenco delle botteghe storiche del Comune di Milano. Non c'è milanese doc che si rispetti che non sia passata da qui per acquistare maglioncini, twinset o polo. Un'istituzione della milanesità.

Milano moda donna: in città tornano sfilate ed eventi. Ma solo per pochi

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La moda invade Milano e, allo stesso tempo, la esclude. Il Fuori Moda non esiste, lontano anni luce dalle aperture all'intera città coinvolta, per farne parte, dal Salone del Mobile con lo straordinario Fuori Salone. No, la moda è per addetti ai lavori e non per tutti. Non basta essere giornalista o fotografo o buyer per entrare a certe sfilate o presentazioni. Il cerchio magico è per pochi e quei pochi son sempre quelli. Il mondo del fashion, nonostante vada a mille sui social grazie a influencer e blogger, quando si tratta di defilè, è forse uno dei settori rimasti al palo, ancorati a vecchie logiche da buttafuori che decidono chi far entrare e umilianti "no" a chi è sprovvisto del fatidico cartoncino.

Sessanta sfilate, 81 presentazioni, 33 eventi per un totale di 173 collezioni dove verrà presentata la moda del prossimo inverno 2019/2020, danno un bel da fare a tutto ciò che ci gira intorno. E non c'è stilista o designer che non voglia accaparrarsi una degna location, se non ne ha una tutta sua. Il via lo ha dato il brand Au197Sm, a metà tra un laboratorio alchemico e un atelier tecnologico, che ha ricevuto i suoi invitati al decimo piano del @Radio Rooftop (locale del 5 stelle lusso Me Milan Il Duca) per un Gold Lunch. Fiorista Bianchi è stato scelto dal Gruppo Plissè: l'azienda veneta cui fanno capo i marchi Beatrice.b, Sfizio e Smarteez taglia il traguardo dei 30 anni e si regala l'e-commerce e uno store nel Quadrilatero d'oro milanese. Cruciani e Fay danno appuntamento all'hotel Baglioni mentre Gentryportofino attende i suoi ospiti nella Sala Mengoni di Cracco in Galleria. Il ristorante Da Giacomo è la cornice ideale per Alberto Biani, stilista eccelso che da sempre presenta tra le specialità culinarie del famoso ristorante toscano.

Nuova vita per i Magazzini Raccordati di Milano. Moncler ha deciso infatti di farsi attivo promotore della riqualificazione culturale dell'area urbana a ridosso della Stazione Centrale. «Milano dimostra ancora una volta di essere sempre più inclusiva e aperta a realizzare progetti che coinvolgono il pubblico. Sono molto orgoglioso che Moncler partecipi alla riqualificazione di un'area urbana di Milano cosi significativa per riportarla a nuova vita perché credo che lo sviluppo di un'azienda non possa che avvenire in sintonia e nel pieno rispetto della comunità» afferma Remo Ruffini, Presidente e Ceo di Moncler.

Milano Moda Donna verrà inaugurata il 19 febbraio con una giornata dedicata agli eventi, ad aprire la Fashion Week lo special event di United Colors of Benetton con la direzione artistica di Jean-Charles de Castlebajac. A concludere questa edizione "A Special Night to celebrate young Talent & to look to the Future" evento esclusivo organizzato dal Comune di Milano, Camera Nazionale della Moda Italiana e S.Pellegrino che sarà l'occasione per celebrare i giovani talenti presenti in calendario, alcuni young chef e l'importante anniversario dei 120 anni di S.Pellegrino. Durante l'intera fashion week saranno organizzati degli appuntamenti speciali tra i buyers The best shops, i trend scouters migliori a livello nazionale, appartenenti a Camera Italiana Buyer Moda e i talentuosi designers selezionati da Camera Nazionale della Moda Italiana che esporranno le loro meravigliose creazioni al Fashion Hub Market, presso lo Spazio Cavallerizze all'interno del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.

Anche in questa occasione la "Fashion Week Insider's Guide" racconta le novità della settimana della moda, i luoghi inediti e gli appuntamenti imperdibili a Milano, la copertina è stata realizzata da Jacopo Rosati. La guida sarà anche scaricabile su cameramoda.it.

La Fashion Week milanese potrà inoltre essere seguita live su cameramoda.it, streaming delle sfilate, video e fotogallery delle collezioni saranno disponibili anche sull' App di CNMI, mentre gli aggiornamenti in tempo reale sui profili social Twitter, Instagram (@cameramoda) e Facebook. Video delle sfilate e contenuti speciali saranno trasmessi anche sul maxischermo in Piazza San Babila.

Paola Bulbarelli

Ecco cosa c’era nell’indagine che doveva mirare a Salvini. Scarpinato querela Gallucci
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.

L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.

Veicoli a batteria +131% in Italia, cinesi in festa
Getty images
Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.

Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.

«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».

Berlino frena Ursula sull’elettrico. «Le auto ibride anche dopo il 2035»
Friedrich Merz e Ursula von der Leyen (Ansa)
Pure Merz chiede a Bruxelles di cambiare il regolamento che tra un decennio vieterà i motori endotermici: «Settore in condizioni precarie». Stellantis: «Fate presto». Ma lobby green e socialisti europei non arretrano.

Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato che la Germania chiederà alla Commissione europea di modificare il regolamento europeo sul bando dei motori endotermici al 2035. Il dietrofront tedesco sul bando ai motori a combustione interna, storico e tardivo, prende forma in un grigio fine settimana di novembre, con l’accordo raggiunto fra Cdu/Csu e Spd in una riunione notturna della coalizione a Berlino.

I partiti di governo capiscono «quanto sia precaria la situazione nel settore automobilistico», ha detto Merz in una conferenza stampa, annunciando una lettera in questo senso diretta a Ursula von der Leyen. La lettera chiede che, oltre ai veicoli elettrici, dopo il 2035 siano ammessi i veicoli plug-in hybrid, quelli con range extender (auto elettriche con motore a scoppio di riserva che aiuta la batteria) e anche, attenzione, «motori a combustione altamente efficienti», secondo le richieste dei presidenti dei Länder tedeschi. «Il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione della CO2 neutrale dal punto di vista tecnologico, flessibile e realistica», ha scritto Merz nella lettera.

La Consulta «sgrida» la Corte dei Conti. Superfluo il ricorso sulle pensioni
Ansa
Per la sentenza n.167, il «raffreddamento della perequazione non ha carattere tributario». E non c’era bisogno di ribadirlo.

L’aspettavano tutti al varco Giorgia Meloni, con quella sua prima legge finanziaria da premier. E le pensioni, come sempre, erano uno dei terreni più scivolosi. Il 29 dicembre di quel 2022, quando fu approvata la Manovra per il 2023 e fu evitato quell’esercizio provvisorio che molti commentatori davano per certo, fu deciso di evitare in ogni modo un ritorno alla legge Fornero e fra le varie misure di risparmio si decise un meccanismo di raffreddamento della perequazione automatica degli assegni pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps. La norma fu impugnata dalla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna e da una ventina di ex appartenenti alle forze dell’ordine per una presunta violazione della Costituzione. Ma ora una sentenza della Consulta, confermando per altro una giurisprudenza che era già abbastanza costante, ha dato ragione al governo e all’Inps, che si era costituita in giudizio insieme all’Avvocatura generale dello Stato, proprio contro le doglianze del giudice contabile. Già, perché in base alle norme vigenti, non è stato necessaria la deliberazione di un collegio giudicante, ma è bastata la decisione del giudice monocratico della Corte dei Conti emiliana, Marco Catalano, esperto in questioni pensionistiche.

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