2024-02-27
In passerella natura e colori a tinte forti
Giorgio Armani FW 2024-2025 (Getty Images)
Giorgio Armani ha chiuso la Fashion week di Milano con una collezione dominata dai suoi «fiori d’inverno». Chiara Boni si è ispirata alla Londra anni Sessanta e al mondo punk. Luisa Spagnoli ha fatto rivivere l’eleganza della costa della Normandia.Giorgio Armani ha chiuso la Fashion week di Milano passando, di fatto, il testimone a Parigi. Il re indiscusso della moda italiana ha dato una lezione di stile portando in passerella una eleganza unica impreziosita da una miriade di fiori d’inverno che «non ci sono, li ho inventati io», ha detto lo stilista. Ricamati, tempestati di cristalli colorati, stampati sulle lane e sui vari strati di chiffon, i fiori sono il filo conduttore della collezione Giorgio Armani del prossimo inverno. «Ricordano una stagione migliore o la preannunciano comunque», ha sottolineato. Una speranza nutrita dall’amore per la moda e da quello per la natura che «mi ha sempre appoggiato nelle mie scelte, è qualcosa che si trasforma in tessuto, colore, atteggiamento, suggerisce un’atmosfera. La natura è dove viviamo e vogliamo continuare a viverla senza esasperazioni che non sono assolutamente necessarie». Tanto che vorrebbe annullare il modo di dire «è di moda». «Quanto è faticoso, quanto impegna questo lavoro. Sono otto mesi che sono dietro a questi fiori, e non sono contento ancora». Colori scuri. «È una scelta delle donne. Non c’è donna che porti volentieri i colori. Il nero è un colore meraviglioso, le donne lo amano moltissimo, le donne sono più belle in nero che con qualsiasi altro colore». La silhouette verticale e leggera è composta da giacche con maniche svasate, lunghi cappotti e pantaloni liquidi. Di sera gli abiti lunghi disegnano una figura slanciata e poetica. Tra i colori predominanti, blu notturni, neri intensi, e verdi dai toni scuri che appaiono però sempre luminosi, tattili: per il bagliore dei velluti, del raso e delle sete tecniche, per l’intensità del bouclé in morbida lana e dei ricami. E se la sfilata di Armani è stata aperta da Gina di Bernardo, sua musa degli inizi (le sue immagini sono visibili alla mostra dedicata ad Aldo Fallai, al Silos Armani di Milano fino all’11 agosto), il la alla passerella di Chiara Boni lo ha dato la scenografica top model Anna Cleveland, figlia della mitica Pat. «Sono partita dalla mia autobiografia», racconta Chiara Boni, «dove si parla dell’incontro strepitoso con l’Inghilterra negli anni ‘67/’68. Era un posto unico al mondo: mangiavi seduta accanto ai Rolling Stones, incrociavi Julie Christie. Ero arrivata come una brava ragazza italiana vestita da bambina e ho trovato il mondo di Biba. Era un’atmosfera pazzesca». Londra ricca, eccentrica e snob è entrata anche nella collezione della stilista che celebra il punk borghese riflettendo lo spirito più autentico della moda britannica. Il jersey iconico del brand è stampato con un motivo che imita la flanella, mentre il velluto aggiunge una nota di seducente raffinatezza. Parole che si coniugano perfettamente anche da Luisa Spagnoli che per il prossimo autunno-inverno coniuga l’eleganza con elementi cocoon come ampi maglioni avvolgenti, giacconi furry morbidissimi e lunghi cardigan doppiopetto. Un viaggio di sola andata a Deauville, in un tour immaginario nei luoghi che hanno reso intramontabile questa località della Normandia. «È un luogo simbolo di eleganza, sport, mondanità e saper vivere », spiega Nicoletta Spagnoli, presidente, amministratore delegato e direttrice creativa del brand, «è anche un luogo di villeggiatura in voga sin dall’Ottocento e l’ambientazione del film Un uomo, una donna di Claude Lelouch, tra i miei preferiti». La passerella è un’ode alla maglieria, sia negli abiti sia nei giacconi doppiopetto alternati a maxi polo con taschino logato. Nasce invece dai copricapi simbolici delle donne Miao, intessuti con i capelli delle progenitrici, la collezione A testa alta portata in passerella oggi dal marchio Hui, disegnata da Hui Zhou Zhao, la signora della moda cinese. Il punto di partenza è sempre la rivisitazione dalle tradizioni etniche e culturali della Cina, declinata nell’immagine cosmopolita e sofisticata delle donne cinesi che oggi frequentano università occidentali e fanno business internazionali. Eleventy rispetta il filone del momento: quiet luxury. Un’eleganza soft che si tinge di chiaro. Cappotti vestaglia in cashmere piuma, sherling rasati, kid mohair e seta Tutto made in Italy in tessuti di altissima gamma. «Prossima apertura Cannes dopo Miami», racconta Paolo Zuntini, fondatore con Marco Baldassari. Martino Midali pensa a tutte le donne attraverso una moda inclusiva e democratica. Tanto che tra le modelle professioniste sfilano anche sei donne comuni. Gli anni Settanta stanno racchiusi in un cappotto signature di Midali accanto a linee over affini al mondo del brand. I capospalla sono il pezzo forte della brava Alice Gentilucci, creatrice del brand animal friendly Alabama muse. Le novità: il french touch dei tailleur con mini a portafoglio in marmotta rosa cipria con bordatura in foca e macro perle come bottoni, da portare con i cappottini bon ton, o nel modello trench alle caviglie. Chiude Cividini: la vera qualità di maglie straordinarie. «Cose che durano nel tempo», precisa il bravissimo Piero Cividini.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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