2023-10-05
Altri 3 giudici anti italiani: «no al rimpatrio in Tunisia»
Il tribunale di Firenze, composto da magistrati schierati a sinistra (una era vicecapo di gabinetto di Andrea Orlando), smonta i provvedimenti del governo e stabilisce che quello nordafricano non è un Paese «sicuro».Dopo Catania, Firenze. Il tribunale del capoluogo toscano ha annullato il provvedimento di espulsione di un immigrato tunisino al quale il ministero dell’Interno aveva negato lo status di rifugiato. Stavolta però, a differenza di quanto accaduto a Catania, la motivazione della decisione è che la Tunisia, stando ai giudici della sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini Ue (presidente Luca Minniti, giudici Barbara Fabbrini e Massimiliano Sturiale), non può essere considerato un Paese sicuro. Una valutazione che è in contraddizione con quanto stabilito dal governo italiano e pure dalla stessa Unione europea, che come sappiamo con la Tunisia dialoga e firma memorandum d’intesa. Il giudice Luca Minniti, esponente di primo piano di Magistratura democratica, ha scritto sulla rivista on line Questione Giustizia, nel gennaio 2020, un lungo articolo intitolato «La valutazione di credibilità del richiedente asilo tra diritto internazionale, dell’Ue e nazionale»; la giudice Barbara Fabbrini ha ricoperto il ruolo di vicecapo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che è stato Guardasigilli dal 2014 al 2018, con i governi guidati da Matteo Renzi e da Paolo Gentiloni.Torniamo alla decisione che riguarda l’immigrato tunisino: come dicevamo, ieri La Stampa ha dato notizia della sospensione del provvedimento del Viminale, mettendo in discussione l’inserimento della Tunisia tra i Paesi cosiddetti «sicuri». Eppure, per il governo italiano la Tunisia è un Paese sicuro. Lo ricordano anche i giudici di Firenze: «Occorre osservare che il Legislatore Italiano», si legge nel testo, «con il dl 4 ottobre 2018 ha inserito all’interno del decreto legislativo 25 del 2008 l’art. 2 bis rubricato «Paesi di origine sicura». E allora? Riferendosi alle decisioni in materia della Corte di giustizia europea, i giudici di Firenze sottolineano che «al fine di garantire l’applicazione corretta dei concetti di Paese sicuro basati su informazioni aggiornate, gli Stati membri dovrebbero condurre riesami periodici sulla situazione in tali Paesi sulla base di una serie di fonti di informazioni, comprese in particolare le informazioni di altri Stati membri, dell’Easo, dell’Unhcr, del Consiglio d’Europa e di altre pertinenti organizzazioni internazionali. Quando gli Stati membri vengono a conoscenza di un cambiamento significativo nella situazione relativa ai diritti umani in un Paese designato da essi come sicuro, dovrebbero provvedere affinché sia svolto quanto prima un riesame di tale situazione e, ove necessario, rivedere la designazione di tale Paese come sicuro». La scheda sicurezza della Tunisia è aggiornata dal ministero degli Esteri al 28/10/2022, ma oggi, secondo il tribunale di Firenze, gli elementi «che hanno portato l’Amministrazione a ritenere che la crisi del sistema democratico tunisino non fosse talmente grave da determinare la sua esclusione dalla lista Paesi sicuri, devono esser riconsiderati alla luce di alcuni recentissimi e gravi sviluppi che hanno riguardato proprio alcuni degli elementi valorizzati dall’amministrazione. In particolare - per ciò che attiene all’indipendenza della magistratura - sebbene il 9 agosto 2022 il tribunale amministrativo di Tunisi avesse sospeso - per 49 su 57 magistrati - il provvedimento presidenziale di destituzione emesso da Kaïs Saïed, ordinando la loro reintegrazione, a tutt’oggi tale ordine è rimasto ineseguito»; inoltre: «risulta anche che il 12 febbraio 2023 tra gli arresti di massa compiuti siano stati coinvolti anche due giudici oggetto del provvedimento destituivo dal presidente nel giugno 2022»; Ancora: «Risulta», si legge nella decisione, «che l’Unhcr in data 27 giugno 2023 abbia espresso profonda preoccupazione, “per la sicurezza e il benessere di centinaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, che rimangono bloccati in condizioni terribili a seguito del loro allontanamento in aree remote e desolate vicino ai confini del Paese con Libia e Algeria. Altri sono stati spinti oltre i confini verso la Libia o l’Algeria” [...] ritenendo necessaria una “tempestiva risoluzione di questa situazione. Ciò include anche la garanzia che coloro che necessitano di protezione internazionale siano identificati e abbiano l’opportunità di chiedere asilo, e che i migranti vulnerabili, comprese le vittime della tratta, e i minori non accompagnati, siano indirizzati verso servizi adeguati”». «Può dirsi che gli eventi recentemente verificatisi in Tunisia, per come descritti dalle fonti qualificate sopra riportate», si legge ancora, «rappresentano un “cambiamento significativo nella situazione relativa ai diritti umani in un Paese designato da essi come sicuro”, in conseguenza dei quali e in conformità al diritto sovranazionale sorge l’obbligo dello Stato di riesaminare tempestivamente la situazione nei Paesi terzi designati Paesi di origine sicuri conformemente al presente articolo. Il suddetto necessario riesame non è ancora avvenuto», sottolinea il tribunale di Firenze, «e a oggi la Tunisia permane formalmente nell’elenco dei Paesi sicuri, in forza di una valutazione non più aggiornata, e che avrebbe dovuto esserlo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)