2024-10-19
Pronti, via: la solita magistratura smonta subito l’intesa con l’Albania
I 12 clandestini portati dall’altra parte dell’Adriatico tornano indietro: non convalidati i loro «trattenimenti». La sinistra chiede un’infrazione contro Roma, i Verdi in Ue subito la spalleggiano. Il premier: «Scandalosi».Albania andata e ritorno. Il tempo di mettervi piede lo scorso 16 ottobre e di tornare indietro nel giro di poco più di 72 ore. La magistratura ha messo un primo forte stop all’operazione Albania e i 12 migranti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh che erano arrivati nel porto di Shengjin dovrebbero sbarcare in Italia già oggi. A bordo di una motovedetta della Guardia Costiera partita ieri da Brindisi e diretta a Bari.Per poter trattenere i richiedenti asilo nei centri costruiti in terra albanese, il governo doveva ottenere la convalida dell’operazione da parte di un giudice in Italia ma per le cinque toghe della sezione immigrazione presso il Tribunale civile di Roma chiamate a decidere se confermare o no il trattenimento in Albania, la risposta è stata unanime: non si può fare. Il motivo principale del resto era già contenuto nella sentenza della Corte di giustizia europea emessa lo scorso quattro ottobre. Decisione che scardina alle fondamenta il concetto di «Paese sicuro», proprio quello su cui si regge non solo l’operazione Albania ma la procedura accelerata di frontiera prevista dal decreto Cutro e che sta alla base dell’intera operazione. Secondo il governo, i migranti che arrivino da uno dei 22 Paesi che il ministero degli Esteri considera sicuri, dall’Egitto alla Tunisia, dalla Nigeria al Bangladesh, possono essere sottoposti ad una procedura di screening veloce in Italia, evitabile tramite deposito di una cauzione, oppure venire trasferiti direttamente in Albania. Ma non per la Corte di giustizia Europea secondo la quale, i «Paesi sicuri» indicati dall’Italia tanto sicuri non sono visto che, come riportato dalle schede del Maeci, vi sono una serie di eccezioni, situazioni di violazioni dei diritti umani per determinate categorie di persone, come soggetti Lgbt o oppositori politici. Per questo motivo, sostiene la Corte europea, se un Paese presenta delle eccezioni significa che tanto sicuro non è, anche qualora il migrante non rientri nelle suddette categorie. «Se non è sicuro per tutti, non lo è per nessuno», ripetono da settimane le associazioni attive in difesa dei diritti dei migranti come l’Asgi. Un principio sulla base del quale, a livello teorico, tutte le future richieste di convalida, potrebbero venire respinte dai giudici. E non solo da quelli che si sono espressi ieri mattina, alcuni dei quali noti per atti non graditi a una certa parte politica, come la presidente di sezione Luciana Sangiovanni, emersa agli onori delle cronache per aver scambiato informazioni con Luca Palamara e per aver annullato il pronunciamento con cui il Garante della privacy aveva bloccato la diffusione di materiale riguardante Armando Siri. O la giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, corrente nota per una lettura piuttosto estensiva del diritto di asilo. Del resto, come indicato nel comunicato stampa vergato dalla Sangiovanni, i principi enunciati nella sentenza della Corte europea sono «vincolanti». Cosa che il governo «sapeva perfettamente», ha dichiarato Albano ai giornalisti, «ma evidentemente avrebbe scelto di fregarsene». In effetti, già due giorni fa, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenuto in un talk tv sull’argomento, aveva messo le mani avanti e aveva spiegato che qualora i trattenimenti non fossero stati convalidati, la linea sarebbe stata quella di procedere in Cassazione. Una scommessa sui tempi lunghi, anche in vista del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo europeo che sarà operativo solo a partire dal 2026 e che prevede procedure accelerate alla frontiera sulla falsariga di quelle messe in piedi da questo governo. Nonostante gli stop dei tribunali, la direzione dell’Europa è questa tant’è che ad oggi, la strategia italiana dei trasferimenti in un Paese terzo come l’Albania, è stata applaudita da almeno 14 stati europei, apprezzato dalla portavoce dell’esecutivo francese Maud Bregeon (nonostante le ritrosie di Macron), dalla presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen e dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel che ha parlato di «posizioni sempre più convergenti» in tema di migrazione. Come quelle di disincentivare le partenze, aumentare i rimpatri e operare distinzioni più nette tra chi ha diritto all’asilo e chi no. Su questo infatti, l’operazione Albania un assist ieri lo ha ottenuto. Tutte le richieste di asilo dei 12 migranti sono state rigettate. In pratica, secondo la commissione territoriale presente nella sezione richiedenti asilo del Cpr di Gjader, i migranti arrivati in Albania non sarebbero rifugiati e non avrebbero diritto a nessuna forma di protezione. Da prassi avranno però la possibilità di fare ricorso, entro 14 giorni secondo la procedura accelerata, cosa che a questo punto faranno in Italia da persone libere di circolare sul territorio. Qualora il ricorso non dovesse andare a buon fine, dovranno essere rintracciate, portate in un Cpr in Italia per poi venire espulse, sempre che non spariscano prima. Inutile dire che l’opposizione preannuncia battaglia e interrogazioni in Parlamento. «Smontate tutto e chiedete scusa agli italiani», ha tuonato la segretaria del Pd Elly Schlein, lamentando il costo dell’operazione. Intanto, al Parlamento europeo, dopo la richiesta di infrazione contro l’Italia da parte dei parlamentari del Pd (definiti «scandalosi» dalla Meloni), i Verdi chiedono già per lunedì una seduta plenaria contro l’Italia, partendo proprio dalla vicenda dei trattenimenti respinti dalla magistratura. Forti anche le parole sui giudici della premier Giorgia Meloni che ha definito la decisione pregiudiziale. «In pratica quello che i giudici dicono è che non esistono Paesi sicuri, quindi nessuno potrà essere mai più rimpatriato» ha aggiunto. Una matassa da sbrogliare che sarà oggetto del Consiglio dei ministri di lunedì.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.