Migliora la condizione delle famiglie. Più fiducia anche al Sud e tra i fragili
Le famiglie stanno meglio e anche quelle meno abbienti hanno una percezione positiva dell’andamento dell’economia e guardano con fiducia al futuro, anche per quanto riguarda il mercato del lavoro. Un sentiment che è comune agli abitanti di tutta la penisola, non solo, come sarebbe facile aspettarsi, nelle regioni del Nord. Uno scenario che smentisce la narrazione catastrofica della sinistra e promuove l’azione del governo. A scattare questa fotografia è uno studio di un istituto che non si può certo dire sia «a libro paga» di Palazzo Chigi. Il Luiss policy observatory, centro studi dell’università romana diretto da Domenico Lombardi, ha condotto con l’istituto di sondaggi Tecnè, un’indagine sull’economia familiare italiana dalla quale è emerso come la fiducia delle famiglie negli ultimi 12 mesi sia sostanzialmente cresciuta. Una fotografia che stride con la narrazione a tinte cupe della sinistra di un Paese sull’orlo del collasso con la popolazione che stenta ad arrivare a fine mese, nonostante i principali dati economici, a cominciare da quelli sulla occupazione, che registrano da mesi livelli record, sembrino dire tutt’altro. D’altronde gli scenari apocalittici sono sempre serviti alla sinistra per far pesca di voti come quando Silvio Berlusconi fu sbeffeggiato per aver detto che «con i ristoranti sempre pieni» l’Italia non se la passava poi così male.
Il report del Luiss policy observatory analizza «in modo sistematico le percezioni, gli atteggiamenti e le opinioni degli italiani in merito a fenomeni economici e sociali» come è indicato nella presentazione. L’indagine è strutturata come un osservatorio mensile e consente il monitoraggio delle trasformazioni della società italiana. Il periodo preso in considerazione va da ottobre 2024 a oggi. I temi sono le condizioni economiche delle famiglie, il clima di fiducia verso l’economia, l’andamento percepito dei prezzi, le propensioni di consumo e la percezione delle dinamiche del mercato del lavoro. Per l’analisi dei risultati si fa uso di indici sintetici costruiti su scale Likert a 5 punti, finalizzate a quantificare l’intensità delle opinioni e delle percezioni. Le modalità di risposta spaziano da una valutazione fortemente negativa (1) a una molto positiva (5), con tre livelli intermedi.
Il miglioramento della situazione economica si registra in maniera particolarmente evidente in quelle fasce di popolazione e in aree di territorio che finora rappresentavano l’anello più debole del tessuto sociale italiano, ovvero i fragili e il Sud. L’indice di valutazione della fase economica da ottobre 2024 a giugno 2025 è sempre abbondantemente sopra la soglia dei 2,80 punti (si passa da 2,82 a 2,87) che indica un livello soddisfacente. La valutazione arriva a 3 se a essere interpellati sono solo gli occupati. Spicca il fatto che anche tra le persone meno abbienti l’indice sta risalendo da 1,94 di dicembre a 2,21 di giugno.
L’indice sintetico di economia familiare, quello che riassume tutti gli altri, vede una crescita dal 2,76 al 2,84. Il territorio in cui cresce di più (da 2,62 a 2,87) è quello del Sud e delle Isole. È l’ennesima conferma di quanto altre statistiche vanno dicendo da tempo, certificando l’efficacia delle politiche messe in campo dal governo, specie per spingere l’occupazione. Guardando alle fasce sociali, emerge la soddisfazione dei «fragili» che passa da 2,08 a 2,29, crescendo più di quella di tutti gli altri segmenti della popolazione, che a loro volta pure migliorano. Si fanno sentire gli effetti degli sgravi fiscali per le famiglie con maggiore disagio sociale.
Dal report emerge anche più fiducia verso il futuro, che come è noto è il motore dell’economia. L’indice di attesa per i prossimi 12 mesi appare più che positivo e in aumento passando da 2,88 di ottobre a 2,97 di giugno. E a essere più ottimiste sono proprio le persone più fragili (l’indice è passato dal 2,22 di ottobre al 2,51 di giugno). Per quanto riguarda la valutazione della condizione economica, si pone vicino ai 2,9 punti, e risulta in crescita oltre i 2 punti anche tra i meno abbienti.
Altri due luoghi comuni dell’armamentario propagandistico della sinistra sono che il mercato del lavoro sia in sofferenza e che il potere d’acquisto delle famiglie sia in calo. Il report del centro studi li smentisce entrambi. Innanzitutto l’indice di valutazione del mercato del lavoro, cresce da 3 a 3,15. Non è una novità giacché ci sono i dati Istat a confermarlo, stupisce invece l’indice di percezione del potere d’acquisto della spesa alimentare che fa un balzo da 2,23 a 2,41, dimostrando che è in atto un’inversione di tendenza rispetto alla costante perdita registrata negli ultimi dieci anni. Ancora più sorprendente è la risposta di coloro che si collocano nella fascia dei fragili: l’indice sale da 1,98 a 2,19. Un dato che ha una grande rilevanza dal momento che il carrello della spesa è una voce che incide in modo considerevole sui loro bilanci familiari. Pertanto, il miglioramento in questa fascia della popolazione ha una valenza superiore a quella che riveste per altri segmenti della popolazione che fanno meno fatica negli acquisti alimentari.






