2023-11-14
Ecco come rilanciare il ruolo dell’Italia nei semiconduttori e sfidare la Cina
L’Osservatorio Luiss presenta le sue proposte per la Difesa. Intanto l’esecutivo inaugura la fondazione dedicata Chips.it.I semiconduttori sono una risorsa chiave, non solo per le applicazioni commerciali, come carte di credito e smartphone, ma anche per il settore della sicurezza e della Difesa. In questa chiave, più strategica, è da leggere l’evento che si tiene oggi a Roma a cura del Policy observatory della School of government della Luiss. L’Osservatorio diretto da Domenico Lombardi, consigliere scientifico di vari think tank e membro del consiglio generale di Aspen Italia, presenta a governo e aziende il terzo dei suoi policy paper, che affronta la questione semiconduttori. Il documento, realizzato da Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity e membro del comitato scientifico del Policy observatory, è una proposta di un piano nazionale per i semiconduttori nel comparto della Difesa. Tre i temi portanti. Il primo è la sottolineatura dell’importanza del ritorno delle politiche industriali, sino a pochi anni fa indebolite dalla globalizzazione di cui la Cina è ancora grande protagonista. Il secondo è la strategicità del comparto dei semiconduttori, dunque il peso che questi hanno nella sicurezza nazionale e nella geopolitica. Infine, il paper traccia una linea di proposta su cosa il governo potrebbe fare per sviluppare a livello nazionale il comparto dei semiconduttori per la Difesa.Tra le politiche industriali riprese in mano dagli Stati, con fortune alterne, spiccano quelle sull’energia, oggetto di un paper precedente, e naturalmente quelle sui semiconduttori. Le nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale alle telecomunicazioni e alle tecnologie di sorveglianza, si basano sui semiconduttori, ma è stata l’Asia ad emergere come trionfatrice nel settore. Per citare lo studio di Torlizzi, «il 75% della capacità produttiva globale di semiconduttori è concentrata in Cina e nell’Asia orientale, mentre il 100% della capacità produttiva di semiconduttori avanzati è localizzata a Taiwan (92%) e Corea del Sud (8%)». Ne consegue che quello dei semiconduttori è divenuto il nuovo campo di battaglia tra Usa e Cina. La differenza con Pechino però è enorme: mentre gli Stati Uniti investono lo 0,39% del Pil nelle politiche industriali, la Cina inietta l’1,73%. Inoltre, Pechino dal 2014 ha un piano che prevede il 70% di autosufficienza nei chip al 2025, sostenuto da centinaia di miliardi.Nella complessa catena di fornitura (ricerca, progettazione, produzione e assemblaggio) i processi produttivi sono molto specializzati e richiedono grandi capitali, tanto che non sono molte le aziende attive nel settore. Alcune di queste coprono tutta la filiera, altre solo segmenti specifici.La proposta contenuta nel documento dell’Osservatorio rivolta al governo italiano è dunque quella di creare un piano nazionale per lo sviluppo dei semiconduttori nel comparto della Difesa. Nel piano dovrebbe essere previsto un ruolo maggiore per Leonardo, la partecipata dallo Stato che è già attiva nella realizzazione di circuiti integrati a microonde monolitici (Mmic - Monolithic microwave integrated circuit), con investimenti per aumentare ed estendere la capacità produttiva. Inoltre, il documento auspica un maggiore coinvolgimento di Stmicroelectronics, attiva nel settore ma dal lato commerciale. Secondo Torlizzi, sarebbe opportuno incentivare le produzioni di semiconduttori per entrambi gli usi, commerciale e militare. Infine, il piano dovrebbe favorire attività di venture capital, attraverso un veicolo societario controllato dal ministero della difesa.La proposta al governo dell’Osservatorio verte sui temi della Difesa, mentre l’esecutivo stesso, nel frattempo, ha avviato pochi giorni fa il Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore (Fondazione Chips.it). A riprova del fatto che anche in Italia il tema della microelettronica è all’ordine del giorno.L’iniziativa del governo, presentata il 3 novembre scorso a Pavia, sede del centro, è una parte rilevante della strategia italiana per la microelettronica disegnata dal ministero delle Imprese e del made in Italy, con il ministero dell’Economia e delle finanze il ministero dell’Università e della ricerca.La fondazione Chips.it ha lo scopo di rafforzare il comparto italiano del design di microchip, una delle fasi più critiche e a valore aggiunto nella catena di produzione. Più in generale, la strategia disegnata dal ministro Adolfo Urso punta a rafforzare l’Italia non solo nel design, ma anche ad aumentare il relativo vantaggio competitivo italiano nell’elettronica di potenza e nei nuovi materiali, nonché a sviluppare il comparto dei macchinari per produzione e testing dei semiconduttori. Per attuare la strategia, il governo intende attuare crediti di imposta e istituire un fondo per la microelettronica. La fondazione Chips.it ha una dotazione che al momento è di circa 225 milioni di euro, ed è prevista una sede a Pavia, al Parco Cardano.Essere presenti in questo settore è di grande importanza strategica e bene fa il governo a interessarsene. La distanza con la Cina e gli altri grandi produttori asiatici però è ancora abissale e serviranno sforzi maggiori.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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