2021-05-29
Michel sfotte i greci: «Grazie all’Europa voi avete trascorso gli anni più belli»
Il belga celebra l'anniversario dell'entrata nell'Unione di Atene. Che con l'austerità ha visto crollare i salari, il Pil e l'occupazione.Vladimir Putin inchioda l'Ue al bluff sul blocco dei voli da Minsk. Gli aerei banditi in realtà transitano nei nostri scali. Ma Mosca, con un pretesto, non ha fatto atterrare chi evita i cieli bielorussi.Lo speciale contiene due articoli.Platone, Socrate, Aristotele, e poi Omero, Saffo, Erodoto, Aristofane, Esopo? Poco più che parolai. L'altare di Pergamo, la Venere di Milo, la maschera di Agamennone e la Nike di Samotracia? Banali patacche. Fidia, Skopas e Prassitele? Artigiani dilettanti. Se siete cresciuti con il mito della Grecia culla della civiltà occidentale, fareste meglio ad archiviare questo retaggio culturale prima possibile. Sì, perché il periodo d'oro della penisola ellenica non va situato nel primo millennio avanti Cristo, bensì negli ultimi 40 anni. «Da quando tu, o Grecia, ti sei formalmente unita alla nostra Europa comune, che è sempre stata tua, hai conosciuto i migliori anni della tua storia, che ti hanno collocato in un cammino di pace e prosperità». Non sono le squinternate affermazioni di uno storiografo alticcio reduce da un conviviale pranzo tra amici, bensì le parole pronunciate in veste ufficiale dal belga Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, in visita questi giorni ad Atene in occasioni delle celebrazioni dell'anniversario dell'adesione della Grecia all'Ue, avvenuta per l'appunto nel 1981.Non occorre essere esperti di storia contemporanea per essere colti da un senso di profondo sconcerto all'ascolto di queste dichiarazioni. Per il popolo greco quello appena concluso è stato un decennio drammatico, contrassegnato da povertà e forti tensioni sociali. Un contesto nel quale Bruxelles anziché rimanere «al fianco della Grecia durante la crisi degli anni recenti», come favoleggiato da Charles Michel, ha continuato a infierire su un paziente già di per sé fortemente debilitato. Proviamo a ripercorrere per sommi capi i termini di questo fantomatico «successo».Lontanissimo il picco raggiunto nel 2007 con 22.500 euro di reddito pro capite. La discesa iniziata l'anno successivo si è arrestata solo nel 2017, anno in cui per la prima volta la ricchezza è tornata sia pur debolmente a crescere. Ma la Grecia continua a essere un'economia piuttosto fragile, come dimostra il dato - seppur provvisorio - del 2020, che ha fatto sprofondare (complice il Covid) il reddito medio a livelli peggiori di otto anni fa. Una situazione che inevitabilmente riflette il crollo dei salari. Se consideriamo il reddito del 2009, anno in cui si è raggiunto il valore massimo, oggi un greco guadagna meno dell'80%. Pensate di avere in tasca 500 euro, e d'improvviso trovarvene 400, e capirete che sensazione può aver provato un lavoratore greco in quest'ultimo decennio.Le ferite inferte al mondo del lavoro dalla terribile crisi debbono ancora rimarginarsi. Il tasso di disoccupazione fatto registrare in Grecia nel 2019, pari al 17,3%, è stato ancora più che doppio rispetto al minimo toccato nel 2008, quando il rapporto tra disoccupati e occupati aveva raggiunto il 7,8%. Per ben sei anni il tasso ha superato il 20%, raggiungendo il picco nel 2013 (27,5%). Ma a pagare il conto più salato sono state le fasce d'età più basse. Dopo aver raggiunto l'apice nel 2013, con un tasso di disoccupazione pari al 53,8%, a tutt'oggi quasi un giovane greco su tre (31,5%) è senza lavoro. Nel 2007 l'indice era appena al 15,4%, inferiore a quello italiano e molto vicino alla media Ocse.«Rianimazione richiesta»: questo l'eloquente titolo di un rapporto pubblicato nell'aprile del 2020 da Amnesty International sullo stato della sanità greca dopo un decennio di austerità. Non deve sorprendere se il sistema ellenico è arrivato stremato all'appuntamento con il Covid. La spesa pubblica per questo settore è passata dal 6,6% sul Pil del 2010 ad appena il 4,6% del 2019. Gli ospedali si sono ritrovati con poco personale e pure pagato male. Medici e infermieri hanno risentito della crisi dei salari che ha colpito l'intera popolazione. I risultati di questo scempio si vedranno a lungo termine, ma nel frattempo alcuni studi hanno dimostrato una scarsa capacità di reagire alle epidemie (ad esempio quella di febbre del virus del Nilo occidentale nel 2010 e di malaria nel 2011), un aumento dei casi di Hiv e un incremento dei suicidi.Nonostante i grossi sforzi compiuti da Atene, il debito pubblico continua a galoppare incessantemente. Secondo le ultime stime fornite da Eurostat, il rapporto debito/Pil ha ormai sfondato la soglia psicologica del 200%. Spaventosa la progressione temporale: nel 2007 la percentuale si attestava «appena» al 113%. Numeri che desterebbero senza dubbio minor preoccupazione in un qualsiasi altro Stato, ma per la Grecia le cose stanno diversamente. Complessivamente, il Meccanismo europeo di stabilità ha stanziato finanziamenti per 204 miliardi di euro, e di fatto detiene metà del debito pubblico greco. Per uscire dal terzo programma di aiuti e in cambio di un allungamento delle scadenze dei rimborsi dei prestiti, il governo ellenico ha firmato la propria condanna a morte impegnandosi a garantire un avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato, ndr) del 3,5% dal 2018 al 2022, e una media del 2,2% fino al 2060. Un accordo capestro che lascia a Bruxelles il coltello dalla parte del manico. «L'Europa si costruisce trasformando i “no" in irrevocabili “sì"», ha aggiunto sibillino Michel parlando ad Atene, «voi avete ricostruito la vostra unità trasformando un “no" in un convinto “sì" all'euro e all'Europa». Come se la povera Grecia avesse avuto altra scelta che quella di piegarsi al ricatto degli euroburocrati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/michel-greci-europa-anni-belli-2653141913.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="putin-inchioda-lue-al-bluff-sul-blocco-dei-voli-da-minsk" data-post-id="2653141913" data-published-at="1622252313" data-use-pagination="False"> Putin inchioda l’Ue al bluff sul blocco dei voli da Minsk La gestione europea del caso dell'aereo Ryanair dirottato dalla Bielorussia di Aleksandr Lukashenko sta offrendo al presidente russo Vladimir Putin l'opportunità di fare una delle cose che meglio gli riescono: mandare in tilt i 27 giocando con le ambiguità. Mentre i voli da Minsk, in teoria sottoposti a blocco, almeno fino a giovedì hanno continuato a transitare negli scali Ue, inclusi Malpensa e Fiumicino, la Russia ha vietato l'atterraggio agli aerei europei che evitavano i cieli bielorussi. Ieri, Josep Borrell, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, ha dichiarato: «Ancora non è chiara la linea russa sugli aerei europei che aggirano la Bielorussia», ha dichiarato il capo della diplomazia europea commentando la decisione di Mosca di bloccare l'ingresso nel Paese ai voli di alcune compagnie europee che hanno deciso rotte alterative per non sorvolare lo spazio bielorusso all'indomani del dirottamento su Minsk del volo Atene-Vilnius con a bordo il giornalista e dissidente Roman Protasevich e la sua compagna russa Sofia Sapega. La linea di Borrell è l'attesa: «Francamente dobbiamo aspettare e vedere per prendere delle misure», ha detto. Poi ha spiegato che «il rischio di un'escalation» tra Unione europea e Russia «esiste sempre. «Può succedere che l'intero controllo del traffico aereo sia disturbato o che si tratti solo di un paio di casi individuali». Giovedì le autorità dell'aviazione russa avevano bloccato due voli dall'Europa: Austrian Airlines e Air France. Ieri, invece, hanno dato il via libera alla compagnia di Vienna, mentre è stato annullato il Parigi-Mosca di Air France. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha spiegato che si è trattato solo di «questioni tecniche» e di scelte per «garantire la sicurezza aerea». Stando a quanto riportato dalla testata russa Rbc nonostante i primi niet la Russia finirà per autorizzare i voli di tutte le compagnie che hanno deciso di aggirare la Bielorussia. Già giovedì, infatti, altre società come la polacca Lot e l'olandese Klm hanno ricevuto l'ok ad atterrare a Mosca pur mantenendo la rotta modificata. Secondo le autorità russe dell'aviazione il «cambiamento di rotta deciso dalle compagnie europee potrebbe risultare in tempi più lunghi per le clearance agli atterraggi». E se mai servisse un'altra dimostrazione della confusione che regna nelle capitali europee basta leggere quanto dichiarato dal ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. Se Lukashenko non «farà concessioni», «dovremmo presumere che questo sia solo l'inizio di una vasta e lunga spirale di sanzioni». Parole forti. Peccato siano state pronunciate al capo della diplomazia dello stesso Paese membro dell'Unione europea che sembra indisponibile a fare anche il minimo passo indietro sul Nord Stream 2, destinato a portare il gas dalla Russia alla Germania tagliando fuori l'Europa centro-orientale e aumentando europea da Mosca. Intanto, Russia e Bielorussia si stanno riavvicinando. Ieri a Sochi c'è stato il terzo incontro da inizio anno tra Lukashenko e Putin. Il leader bielorusso ha ringraziato la Russia per aver condiviso le tecnologie per la produzione di Sputnik V. In cima all'agenda, però, c'era l'opportunità di rafforzare il Trattato dell'Unione che regola cooperazione e integrazione tra i due Paesi. Se ciò si realizzasse, Minsk sarebbe ancor più vicina a Mosca, l'Ue avrebbe un vicino scomodo ancor più scomodo e la Russia potrebbe vantare un altro successo dopo quello in Crimea: aver frenato una transizione democratica in un territorio limitrofo, per giunta russofono e a maggioranza ortodosso.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi