2024-05-04
Mezza toppa sugli espropri green di Draghi
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lunedì un decreto di Francesco Lollobrigida cancellerà una norma (voluta da Supermario nel 2021) che permette di sottrarre campi agli agricoltori per impiantare pannelli solari, favorendo le aziende cinesi. Il testo, però, non menziona le pale eoliche.Sembra la via Gluck: là dove c’era l’erba ora c’è una centrale (elettrica). Ai tempi di Adriano Celentano, più o meno mezzo secolo fa, la gauche, anche quella al caviale, stava dalla parte dell’erba. Ora no; c’è il cambiamento climatico e bisogna difendere le energie rinnovabili. Ma il governo c’ha messo una pezza. Con il decreto agricoltura – è ancora in bozza, ma approderà al consiglio dei ministri lunedì – il ministro per la Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida dà lo stop all’uso di suolo agricolo. Oltre a firmare una moratoria di un anno sui mutui per le aziende agricole. Insomma si rialza la testa dopo la genuflessione compiuta dal governo Draghi all’ideologia green di Frans Timmermans e dell’Europa col decreto del novembre 2021 in cui si poneva «l’obiettivo di accelerare il percorso di crescita sostenibile del Paese, recando disposizioni in materia di energia da fonti rinnovabili, in coerenza con gli obiettivi europei di decarbonizzazione del sistema energetico al 2030». Col nuovo decreto agricoltura si afferma: «Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra». Le norme però non possono essere retroattive perciò i progetti già autorizzati andranno in porto. Accade così che in Sardegna su mille ettari di Nurra (una delle rare e più fertili pianure dell’isola, che va da Alghero verso oriente) la cinese Chint, che è il primo fabbricante al mondo di pannelli fotovoltaici, realizzerà il più vasto parco energetico d’Europa. Ha potuto farlo perché la spagnola Enersid ha messo insieme pezzo a pezzo il progetto. Tutto merito – si fa molto per dire – del decreto semplificazioni varato dal governo di Mario Draghi nel maggio del 2021, che consente anche ai privati che hanno intenzione di realizzare impianti per la produzione di energie rinnovabili di espropriare i terreni agli agricoltori perché considera queste opere strategiche al punto che è stato modificato anche il codice ambientale. Così sono stati presentati migliaia di progetti di potenza ridotta, che poi raggruppati danno origine ai megaimpianti facendo sorgere le centrali là dove prima c’era l’erba. Ora il governo è intervenuto, ma la Sardegna è oggi una pila a cielo aperto: a Guspini ci sono altri 250 ettari di pannelli anche nella zona archeologica di Neapolis. Altre colonizzazioni, come ha denunciato in passato la trasmissione Fuori dal Coro, sono in corso nel foggiano dove a Deliceto, ad Ascoli Satriano, a Cerignola con il benestare della Regione guidata da Michele Emiliano (Pd) sono sotto esproprio centinaia di ettari a grano per fare posto alle pale eoliche. A quanto risulta, però, il provvedimento che arriverà lunedì in consiglio dei ministri riguarderà soltanto i pannelli solari, ponendo un freno a questo consumo di suolo agricolo, anche se alcune associazioni (Elettricità Futura e Utilitalia) hanno già chiesto al governo di ripensarci, e anche se non mancano possibili controversie interpretative che i gestori delle rinnovabili sono prontissimi a sollevare. Il primo punto è capire se gli impianti che sono già stati autorizzati ma non costruiti devono essere bloccati. Il secondo è che non è mai stato varato il decreto che fissa quali sono le aree idonee a ospitare gli impianti energetici e le Regioni si sono regolate ognuna per conto proprio. Il caso di scuola è la Sardegna e questo potrebbe generare un contenzioso infinito. Il terzo punto è che la non idoneità di un terreno non è un divieto assoluto, rende solo più complicato l’iter autorizzativo per realizzare l’impianto. Per dare un po’ di ossigeno alle imprese il decreto agricoltura offre anche una moratoria di un anno sui mutui e su altri finanziamenti rateali a chi nel corso del 2023 ha avuto una riduzione del volume di affari pari o superiore al 20% È un provvedimento che si è reso necessario per tre eventi: primo, per il dumping che è stato fatto con l’importazione dall’Ucraina di grano e pollame, ma anche e soprattutto dalla Russia, che ha invaso via Turchia il mercato europeo del frumento provocando uno shock al ribasso sui prezzi, e per l’importazione di merce proveniente da mercati extra Ue senza i necessari controlli doganali; secondo, per le emergenze climatiche, il rincaro delle materie prime e l’incidenza della burocrazia e delle norme europee legate al green; terzo, per i danni provocati dalla fauna selvatica. Sono sostanzialmente i motivi delle proteste degli agricoltori che hanno infiammato l’Europa negli ultimi mesi. A questo proposito nel decreto si è prevista l’istituzione di un commissario straordinario per l’emergenza del granchio blu che sta devastando la mitilicoltura. Il commissario avrà il compito di operare fino al 2026 anche per progettare e realizzare nuovi «sistemi di cattura» di questo crostaceo alieno. Potrà invece contare anche sulle Forze Armate il commissario straordinario per il contrasto alla peste suina – pericolo gravissimo per il nostro comparto dei salumi: circa 8 miliardi di fatturato di cui quasi due dall’export – programmando l’abbattimento dei cinghiali che sono il primo vettore dell’infezione e la cui proliferazione è in molte parti d’Italia ormai fuori controllo. Coldiretti ieri è tornata a ribadire che è «prioritario arrivare a una moratoria dei debiti per le imprese agricole colpite dagli effetti delle tensioni internazionali, con i costi di produzione balzati alle stelle». Questo provvedimento a livello europeo sarà inserito nella moratoria che l’Ue concede per altri sei mesi all’import senza dazi di prodotti dall’Ucraina. Del pari l’organizzazione guidata da Ettore Prandini ha sollecitato sia i provvedimenti sul fotovoltaico sia quelli sul granchio blu e la fauna selvatica che sono al centro del decreto agricoltura.