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2021-10-16
Mezza Italia in piazza contro il green caos
Ansa
Una fiaccolata sul lungomare di Napoli per accompagnare il corteo funebre della Costituzione nella notte di giovedì ha anticipato tutte le manifestazioni che si sono svolte nel venerdì «No green pass». È entrato in vigore ieri l'obbligo del certificato verde per accedere nei posti di lavoro pubblici e privati ma le proteste annunciate non hanno bloccato il Paese. Nessuna paralisi di trasporti e servizi ma ovunque presidi, proteste e cortei, da Torino a Bari, cominciate la mattina e terminate con la grande manifestazione di Roma al Circo Massimo.
Osservati speciale i porti di Ancona, Genova e Trieste, il primo porto italiano e settimo in Europa per volume di merci, 62 milioni di tonnellate, e da cui partono gli idrocarburi diretti in Germania e dove, secondo il Clpt, sindacato di base che rappresenta un terzo dei 950 addetti dello scalo, su 950 lavoratori circa il 40% non ha il green pass. Nella città giuliana il Coordinamento dei lavoratori portuali aveva annunciato a partire da ieri il blocco «a oltranza» per protestare contro l'obbligo di documento vaccinale per poter lavorare. Al varco 4, il cancello che porta agli imbarchi, a ridosso del terminal container, già all'alba i manifestanti avevano dato vita ai picchetti consentendo però l'accesso ai lavoratori che non hanno aderito alla protesta. Per l'autorità portuale comunque l'attività è proseguita con «qualche rallentamento» perché l'accesso ai mezzi è stato consentito soltanto da un varco e molti camion in arrivo, soprattutto dall'estero, sono tornati indietro davanti ai manifestanti che, secondo il prefetto erano circa 7.000. Minima tensione quando alcuni manifestanti, al grido di «venduti», hanno circondato una troupe del Tg3 che tentava di fare una diretta.
Alla fine, nessun problema di ordine pubblico, né collasso delle attività logistiche a Trieste ma anche ad Ancona dove i manifestanti ieri mattina avevano bloccato una delle strade di accesso al porto ma poi si sono spostati in altre zone della città. «Il traffico commerciale, per carico e scarico merci, non si è fermato così come il lavoro delle imprese portuali e dei servizi portuali» ha spiegato l'Autorità. Più tesa la situazione a Genova dove nel corso della giornata sono stati bloccati varchi di accesso e terminal al porto che ha continuato a lavorare, ma ci sono stati sit-in all'imbocco di snodi stradali strategici, come uscita autostradale, cavalcavia e lungomare. Non sono mancati momenti di tensione tra manifestanti e polizia, la Digos ha identificato alcune persone, ma anche fra trasportatori decisi a caricare o scaricare le merci e lavoratori portuali in sciopero. Tolti i blocchi stradali è rimasto il presidio allo scalo marittimo e si temono proteste per la prossima settimana. Nessuna criticità invece è stata rilevata in altri due porti del Tirreno, Piombino e Civitavecchia.
È durata qualche ora la protesta No green pass a Milano partita da un gruppo di studenti dell'università Statale, che hanno sfilato fino all'Arco della Pace esponendo striscioni con lo slogan «Solidali non con la Cgil ma con i portuali». I manifestanti, oltre a chiedere la sospensione del Gp hanno denunciato le responsabilità del governo nella gestione dell'ordine pubblico durante l'assalto alla sede della Cgil a Roma sabato scorso. Nel pomeriggio in piazza Fontana hanno manifestato i lavoratori, tra cui dipendenti dell'Atm, che si erano dati appuntamento sui canali social della galassia no vax. Si temono invece criticità nel corteo previsto per oggi di cui non si conosce il percorso perché è saltato il dialogo tra la Questura e il Comitato No green pass perché i manifestanti hanno messo come condizione quella di revocare i Daspo urbani nei confronti di alcuni dei leader della protesta.
Contro l'obbligo Gp hanno sfilato per Catania al grido di «libertà, libertà» scandendo slogan contro Mario Draghi e il suo governo così come a Bologna dove dal corteo, oltre ai cori contro il governo e il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sono partiti insulti contro la senatrice a vita Liliana Segre.
«Siamo con il fiato sul collo del nostro principale nemico: il governo. I sindacati erano scomparsi e sabato li abbiamo rivisti grazie a un gruppo di criminali. Abbiamo scoperto dove era la sede della Cgil. I sindacalisti ci hanno venduto a Renato Brunetta», ha detto ieri l'avvocato Edoardo Polacco, leader dell'associazione Sentinelle della costituzione, durante la manifestazione di Roma organizzata al Circo Massimo dove erano presenti anche le bandiere del movimento «Italexit con Paragone». Almeno 1.500 partecipanti che si sono professati «non contrari al vaccino, ma al green pass indiscriminato». Qualche momento di tensione all'arrivo dei primi giornalisti, ma nessun incidente. La manifestazione, la prima dopo gli scontri di sabato, è stata da subito controllata da polizia e carabinieri mentre tutta la zona attorno al Circo Massimo è stata resa praticamente inaccessibile se non a piedi. Gli organizzatori, dal palco, hanno poi annunciato, come segno di pacificazione nazionale, la consegna di rose da parte di un gruppo di donne alle forze dell'ordine che presidiavano la protesta. I poliziotti hanno accettato e ringraziato. Oggi l'attenzione resta alta a Roma dove si svolgerà la manifestazione «Mai più fascismi» indetta dalla Cgil dopo l'assalto di sabato scorso.
Niente branda senza certificato: carabinieri sfrattati dalle caserme
Niente green pass? Allora fuori dalle camerette delle caserme. Sfrattati o buttati giù dalle brande. La denuncia del Nuovo sindacato carabinieri è partita da Bologna ed è stata confermata dal Comando generale dell'Arma. Senza vaccino, tampone o esenzione il militare deve sloggiare. «L'Arma ha dato ordine a tutti i carabinieri alloggiati nelle caserme di uscire dalle camerette se non sono in possesso del green pass dalla mezzanotte di ieri», fanno sapere dalla sigla sindacale, aggiungendo che il Comando generale «avrebbe dato la disposizione di ordinare a chi occupa le camere di lasciarle», già dalla notte precedente.
Secondo il sindacato «nessun decreto ha mai imposto un'azione del genere, che non ha precedenti nella storia dell'Arma». E promettono di intervenire «per difendere i colleghi cacciati nel pieno della notte». «Chiederemo al presidente Mario Draghi», sostengono, «se era questa la sua intenzione quando ha emanato il decreto che regolerà il mondo del lavoro». Dal Comando generale fanno sapere che nessuno è stato buttato giù dalla branda, ma viene confermato che al militare senza green pass non può essere consentito di entrare in caserma, nemmeno se vi dorme, a meno che non sia beneficiario di un alloggio di servizio. Ma mettono le mani avanti, spiegando che si tratta della diretta applicazione delle «Linee guida in materia di condotta delle Pubbliche amministrazioni» sull'obbligo del green pass. Senza la carta magica il militare non potrà svolgere servizio e non potrà entrare in caserma, e ciò vale anche per il personale «accasermato a qualsiasi titolo», ma non per i beneficiari di quegli alloggi di servizio che vengono assegnati temporaneamente per svolgere l'incarico.
Senza green pass il militare è, insomma, un assente ingiustificato, con conseguente sospensione dallo stipendio e impossibilità di accedere anche alla mensa.
Qualcuno, però, nei comandi territoriali deve aver interpretato a modo suo le circolari. E sul blog di Nicola Porro (nicolaporro.it) il segretario del Nuovo sindacato carabinieri Massimiliano Zetti ha segnalato «che alcuni comandanti con molta fantasia hanno chiesto ai militari senza lasciapassare di presentarsi ogni giorno davanti alla caserma per comunicare che sono sprovvisti del passaporto sanitario». Una sorta di obbligo di firma per il militare che non ha risposto «comandi» alla chiamata di Draghi per il vaccino. La procedura standard, applicata in tutte le amministrazioni d'Italia, prevede invece che se un dipendente non si è vaccinato né fornisce prova di un tampone negativo, viene considerato in assenza ingiustificata. L'obbligo di green pass non riguarda solo i militari, ma chiunque acceda alla caserma «per fini lavorativi, di formazione o di volontariato». Sono invece esonerati dall'esibizione del green pass coloro che accedono in caserma non per lavoro, come, per esempio, un cittadino che deve presentare una denuncia o che deve essere sentito nell'ambito di una indagine, i familiari diretti agli alloggi di servizio e coloro i quali sono esenti dalla campagna vaccinale «sulla base di idonea certificazione medica». Non del medico di famiglia, però, ma del medico vaccinatore.
Una circolare analoga è stata emanata anche dal Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Anche qui si rimarca la distinzione tra gli accasermati e coloro i quali occupano un alloggio di servizio, «che non è luogo di lavoro», e si spiega che il green pass non è obbligatorio per gli utenti. Via libera, quindi, per i familiari dei detenuti e per i loro avvocati.
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Nessuna paralisi di trasporti e servizi ma ovunque presidi, proteste e cortei. Le manifestazioni sono iniziate a Napoli con il funerale alla Costituzione. Tensioni al porto di Genova fra autotrasportatori e camalli. Senza intoppi il raduno dei No pass al Circo MassimoA Mestre i comandanti impongono l'«obbligo di firma» a chi non ha il lasciapassareLo speciale contiene due articoliUna fiaccolata sul lungomare di Napoli per accompagnare il corteo funebre della Costituzione nella notte di giovedì ha anticipato tutte le manifestazioni che si sono svolte nel venerdì «No green pass». È entrato in vigore ieri l'obbligo del certificato verde per accedere nei posti di lavoro pubblici e privati ma le proteste annunciate non hanno bloccato il Paese. Nessuna paralisi di trasporti e servizi ma ovunque presidi, proteste e cortei, da Torino a Bari, cominciate la mattina e terminate con la grande manifestazione di Roma al Circo Massimo. Osservati speciale i porti di Ancona, Genova e Trieste, il primo porto italiano e settimo in Europa per volume di merci, 62 milioni di tonnellate, e da cui partono gli idrocarburi diretti in Germania e dove, secondo il Clpt, sindacato di base che rappresenta un terzo dei 950 addetti dello scalo, su 950 lavoratori circa il 40% non ha il green pass. Nella città giuliana il Coordinamento dei lavoratori portuali aveva annunciato a partire da ieri il blocco «a oltranza» per protestare contro l'obbligo di documento vaccinale per poter lavorare. Al varco 4, il cancello che porta agli imbarchi, a ridosso del terminal container, già all'alba i manifestanti avevano dato vita ai picchetti consentendo però l'accesso ai lavoratori che non hanno aderito alla protesta. Per l'autorità portuale comunque l'attività è proseguita con «qualche rallentamento» perché l'accesso ai mezzi è stato consentito soltanto da un varco e molti camion in arrivo, soprattutto dall'estero, sono tornati indietro davanti ai manifestanti che, secondo il prefetto erano circa 7.000. Minima tensione quando alcuni manifestanti, al grido di «venduti», hanno circondato una troupe del Tg3 che tentava di fare una diretta. Alla fine, nessun problema di ordine pubblico, né collasso delle attività logistiche a Trieste ma anche ad Ancona dove i manifestanti ieri mattina avevano bloccato una delle strade di accesso al porto ma poi si sono spostati in altre zone della città. «Il traffico commerciale, per carico e scarico merci, non si è fermato così come il lavoro delle imprese portuali e dei servizi portuali» ha spiegato l'Autorità. Più tesa la situazione a Genova dove nel corso della giornata sono stati bloccati varchi di accesso e terminal al porto che ha continuato a lavorare, ma ci sono stati sit-in all'imbocco di snodi stradali strategici, come uscita autostradale, cavalcavia e lungomare. Non sono mancati momenti di tensione tra manifestanti e polizia, la Digos ha identificato alcune persone, ma anche fra trasportatori decisi a caricare o scaricare le merci e lavoratori portuali in sciopero. Tolti i blocchi stradali è rimasto il presidio allo scalo marittimo e si temono proteste per la prossima settimana. Nessuna criticità invece è stata rilevata in altri due porti del Tirreno, Piombino e Civitavecchia. È durata qualche ora la protesta No green pass a Milano partita da un gruppo di studenti dell'università Statale, che hanno sfilato fino all'Arco della Pace esponendo striscioni con lo slogan «Solidali non con la Cgil ma con i portuali». I manifestanti, oltre a chiedere la sospensione del Gp hanno denunciato le responsabilità del governo nella gestione dell'ordine pubblico durante l'assalto alla sede della Cgil a Roma sabato scorso. Nel pomeriggio in piazza Fontana hanno manifestato i lavoratori, tra cui dipendenti dell'Atm, che si erano dati appuntamento sui canali social della galassia no vax. Si temono invece criticità nel corteo previsto per oggi di cui non si conosce il percorso perché è saltato il dialogo tra la Questura e il Comitato No green pass perché i manifestanti hanno messo come condizione quella di revocare i Daspo urbani nei confronti di alcuni dei leader della protesta. Contro l'obbligo Gp hanno sfilato per Catania al grido di «libertà, libertà» scandendo slogan contro Mario Draghi e il suo governo così come a Bologna dove dal corteo, oltre ai cori contro il governo e il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sono partiti insulti contro la senatrice a vita Liliana Segre.«Siamo con il fiato sul collo del nostro principale nemico: il governo. I sindacati erano scomparsi e sabato li abbiamo rivisti grazie a un gruppo di criminali. Abbiamo scoperto dove era la sede della Cgil. I sindacalisti ci hanno venduto a Renato Brunetta», ha detto ieri l'avvocato Edoardo Polacco, leader dell'associazione Sentinelle della costituzione, durante la manifestazione di Roma organizzata al Circo Massimo dove erano presenti anche le bandiere del movimento «Italexit con Paragone». Almeno 1.500 partecipanti che si sono professati «non contrari al vaccino, ma al green pass indiscriminato». Qualche momento di tensione all'arrivo dei primi giornalisti, ma nessun incidente. La manifestazione, la prima dopo gli scontri di sabato, è stata da subito controllata da polizia e carabinieri mentre tutta la zona attorno al Circo Massimo è stata resa praticamente inaccessibile se non a piedi. Gli organizzatori, dal palco, hanno poi annunciato, come segno di pacificazione nazionale, la consegna di rose da parte di un gruppo di donne alle forze dell'ordine che presidiavano la protesta. I poliziotti hanno accettato e ringraziato. Oggi l'attenzione resta alta a Roma dove si svolgerà la manifestazione «Mai più fascismi» indetta dalla Cgil dopo l'assalto di sabato scorso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mezza-italia-in-piazza-contro-il-green-caos-2655307558.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="niente-branda-senza-certificato-carabinieri-sfrattati-dalle-caserme" data-post-id="2655307558" data-published-at="1634333758" data-use-pagination="False"> Niente branda senza certificato: carabinieri sfrattati dalle caserme Niente green pass? Allora fuori dalle camerette delle caserme. Sfrattati o buttati giù dalle brande. La denuncia del Nuovo sindacato carabinieri è partita da Bologna ed è stata confermata dal Comando generale dell'Arma. Senza vaccino, tampone o esenzione il militare deve sloggiare. «L'Arma ha dato ordine a tutti i carabinieri alloggiati nelle caserme di uscire dalle camerette se non sono in possesso del green pass dalla mezzanotte di ieri», fanno sapere dalla sigla sindacale, aggiungendo che il Comando generale «avrebbe dato la disposizione di ordinare a chi occupa le camere di lasciarle», già dalla notte precedente. Secondo il sindacato «nessun decreto ha mai imposto un'azione del genere, che non ha precedenti nella storia dell'Arma». E promettono di intervenire «per difendere i colleghi cacciati nel pieno della notte». «Chiederemo al presidente Mario Draghi», sostengono, «se era questa la sua intenzione quando ha emanato il decreto che regolerà il mondo del lavoro». Dal Comando generale fanno sapere che nessuno è stato buttato giù dalla branda, ma viene confermato che al militare senza green pass non può essere consentito di entrare in caserma, nemmeno se vi dorme, a meno che non sia beneficiario di un alloggio di servizio. Ma mettono le mani avanti, spiegando che si tratta della diretta applicazione delle «Linee guida in materia di condotta delle Pubbliche amministrazioni» sull'obbligo del green pass. Senza la carta magica il militare non potrà svolgere servizio e non potrà entrare in caserma, e ciò vale anche per il personale «accasermato a qualsiasi titolo», ma non per i beneficiari di quegli alloggi di servizio che vengono assegnati temporaneamente per svolgere l'incarico. Senza green pass il militare è, insomma, un assente ingiustificato, con conseguente sospensione dallo stipendio e impossibilità di accedere anche alla mensa. Qualcuno, però, nei comandi territoriali deve aver interpretato a modo suo le circolari. E sul blog di Nicola Porro (nicolaporro.it) il segretario del Nuovo sindacato carabinieri Massimiliano Zetti ha segnalato «che alcuni comandanti con molta fantasia hanno chiesto ai militari senza lasciapassare di presentarsi ogni giorno davanti alla caserma per comunicare che sono sprovvisti del passaporto sanitario». Una sorta di obbligo di firma per il militare che non ha risposto «comandi» alla chiamata di Draghi per il vaccino. La procedura standard, applicata in tutte le amministrazioni d'Italia, prevede invece che se un dipendente non si è vaccinato né fornisce prova di un tampone negativo, viene considerato in assenza ingiustificata. L'obbligo di green pass non riguarda solo i militari, ma chiunque acceda alla caserma «per fini lavorativi, di formazione o di volontariato». Sono invece esonerati dall'esibizione del green pass coloro che accedono in caserma non per lavoro, come, per esempio, un cittadino che deve presentare una denuncia o che deve essere sentito nell'ambito di una indagine, i familiari diretti agli alloggi di servizio e coloro i quali sono esenti dalla campagna vaccinale «sulla base di idonea certificazione medica». Non del medico di famiglia, però, ma del medico vaccinatore. Una circolare analoga è stata emanata anche dal Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Anche qui si rimarca la distinzione tra gli accasermati e coloro i quali occupano un alloggio di servizio, «che non è luogo di lavoro», e si spiega che il green pass non è obbligatorio per gli utenti. Via libera, quindi, per i familiari dei detenuti e per i loro avvocati.
«The Hunting Wives» (Netflix)
Sophie O’Neill credeva di aver raggiunto lo status che più desiderava, quando, insieme al marito e al figlio, ha lasciato Chicago, la sua carriera, tanto invidiabile quanto fagocitante, per trasferirsi altrove: in un piccolo paesino del Texas, una bella casa nel mezzo di una comunità rurale, pacifica, placida. Credeva di aver scelto la libertà. Invece, quel nuovo inizio così atipico, lontano dai rumori della città, rivela ben presto altro, la noia, la ripetitività eterna dell'uguale. Sheila si scopre sola, triste, annoiata, di una noia che solo Margot Banks, socialite parte di una cricca segretamente conosciuta come le Mogli Cacciatrici, sa combattere. Sono i suoi rituali segreti, le feste, i ritrovi di queste donne a ridestare Sheila, restituendole la voglia di vivere che pensava aver lasciato nella ventosa Chicago. Sheila è rapita da Margot, e passa poco prima che la relazione delle due diventi qualcosa più di una semplice amicizia: un amore figlio della curiosità, della volontà di sperimentare quel che in gioventù s'è tenuto lontano. Il tutto, però, all'interno di una comunità che questo tipo di relazioni dovrebbe scongiurare. C'è il Texas repubblicano e conservatore, a far da sfondo alla serie televisiva, costruita - come il romanzo - a mezza via tra due generi. Da un lato, il dramma, l'intrigo amoroso. Dall'altro, il giallo, scoppiato nel momento in cui il corpo di un'adolescente viene trovato senza vita nell'esatto punto in cui sono solite ritrovarsi le Mogli Cacciatrici.
Allora, le strade narrative di Nido di vipere divergono. Sheila è colta nelle sue contraddizioni, specchio di una società di cui l'autrice e gli sceneggiatori cercano di cogliere l'ipocrisia. La critica sociale prosegue insieme al racconto privato di questa mamma di Chicago, coinvolta, parimenti, in un'indagine di polizia. Nega, Sheila, cerca di provare la propria innocenza. Ma il giallo fa il suo corso, e non è indimenticabile quel che è stato scritto: la storia di Sheila, il suo dramma di donna, colto tanto nell'esistenza individuale quanto in quella collettiva, non sono destinata a riscrivere le sorti della serialità televisiva. Eppure, qualcosa affascina in questa serie tv, passatempo decoroso per le vacanze imminenti.
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Ecco #DimmiLaVerità del 19 dicembre 2025. Ospite la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli. L'argomento del giorno è: "Lo sgombero del centro sociale Askatasuna di Torino".