2024-12-12
«Non accetteremo che gli agricoltori vengano penalizzati dal Mercosur»
Francesco Lollobrigida (Imagoeconomica)
Il ministro Lollobrigida: «Contrari come Francia e Polonia. L’Ue non alzerà i limiti alla pesca: vittoria italiana, siamo tornati centrali».Per la prima volta non ci saranno tagli alla capacità di pesca nel Mediterraneo. Si potrebbe dire Italia batte euroburocrazia e follia green 1 a 0. «Beh sì», commenta soddisfatto Francesco Lollobrigida, ministro per la Sovranità alimentare di ritorno da Bruxelles dove ha ottenuto un successo decisivo per la nostra marineria, «siamo riusciti a respingere un’idea sbagliata: i burocrati senza neppure consultare il commissario alla pesca avevano deciso per il 2025 un taglio del 38% delle catture nel Mediterraneo. Noi tessendo una rete con altri tre Paesi siamo riusciti a portare a zero il taglio che avrebbe dato un colpo mortale alle nostre flotte che praticano la cattura a strascico».Come c’è riuscito?«Con la centralità che l’Italia ha ritrovato in Europa. Abbiamo - numeri alla mano - dimostrato che l’idea di bloccare la pesca in Mediterraneo ha dato scarsissimi benefici in termini di ambiente, ma ha prodotto una diminuzione della flotta italiana del 23% in dieci anni e l’ha dimezzata in 30 anni. Per una ragione elementare: per ogni barca italiana in disarmo ne vanno in mare due di Paesi terzi non soggetti a vincoli europei. È l’Europa lontanissima dai territori che elabora schemi astrusi che voleva imporre la povertà ai nostri pescatori». A questo si aggiunge che l’Italia ha dovuto aumentare le importazioni?«Era lo schema di Frans Timmermans che con la sua ideologia green ha costretto l’Europa a diminuire le produzioni. Viene da pensare che siccome l’Olanda, il Paese di Timmermans, vive di importazioni, la sensibilità dell’allora vicepresidente sull’equilibrio che l’Europa deve mantenere fosse un po’ sbilanciata: prima il green e poi il resto. Quella visione è in parte tramontata, ma per cambiarla bisogna lavorare tanto».Il nuovo commissario, la spagnola Teresa Ribera, pare ispirarsi a Timmermans…«In parte e comunque non ha il potere di Timmermans. È un lungo discorso che potremmo chiamare la gerarchia del palazzo. I burocrati s’inventano poteri di veto per salire nei piani alti dei palazzi di Bruxelles. Al dodicesimo piano sta Ursula von der Leyen, ma oggi all’undicesimo c’è Raffaele Fitto, Paolo Gentiloni aveva l’ufficio all’ottavo piano. A Bruxelles devi stare dentro e al tempo stesso scardinare la gerarchia del palazzo».L’Italia ha dunque riacquistato centralità?«Profetizzavano: il centrodestra sarà spazzato via dall’Europa. Dopo due anni - ieri ero al ricevimento di Politico che è diventato il primo opinion maker a Bruxelles - Giorgia Meloni viene incoronata come leader più potente in Europa. Vuol dire che stiamo facendo, anche con i nostri funzionari, un ottimo lavoro. Anche sul Green deal le posizioni di Ecr stanno facendo breccia. Si vede dai provvedimenti. Questo sulla pesca ne è un esempio».Anche l’agricoltura ha riacquistato centralità? E le produzioni mediterranee?«Facciamo un paio di passi indietro. Il primo: l’agricoltura era ed è il settore fondante della Comunità. Nel 1958 l’allora ministro agricolo Mario Ferrari Aggradi ben spiegò che il sostegno all’agricoltura ha due scopi: la sicurezza alimentare, ma prima di tutto impedire lo spopolamento delle campagne, delle zone rurali, pena la perdita di territorio e di biodiversità. È significativo ricordare che contro i Trattati di Roma votarono comunisti e socialisti. Ebbene gli eredi di quelle idee oggi sono ancora lì a non comprendere la centralità dell’agricoltura in Europa che, è questo il secondo dato, hanno affermato i benedettini. Noi abbiamo ripreso da lì e su questo abbiamo fondato l’opera per rimettere l’Italia e l’agricoltura al centro del dibattito e dell’azione europea. La prima cosa che ho fatto da ministro è stata di ricostituire il gruppo Euromediterraneo. Nove Paesi che condividono coltivazioni e problemi come quello della salvaguardia del suolo attraverso l’opera dei contadini, custodi che sono distantissimi dalle fredde elucubrazioni di Bruxelles. Chi non ha mai visto le colline di Montalcino o di Valdobbiadene, chi non solca i nostri arenili, chi non cammina nei nostri boschi, nelle vigne, nelle foreste di ulivi, non può capire. Aveva ragione Emilio Sereni, un comunista che cito sempre e volentieri, a dire che il nostro paesaggio è scolpito dall’agricoltura. E il Mediterraneo è altra cosa da Bruxelles». Dunque si vince con una battaglia sull’«agricultura» con la U?«Assolutamente sì, altrimenti come si spiega che qualsiasi prodotto made in Italy suscita interesse e meraviglia? È questo prima di tutto che dobbiamo difendere».Anche dall’accordo Mercosur? Sembra che i contadini rimettano in moto i trattori…«L’Italia lo ha detto chiaro: nessuna penalizzazione dell’agricoltura è ammissibile. Noi siamo con la Francia, che è contrarissima, e con la Polonia contro questo accordo per un motivo esiziale: l’agricoltura non può pagare dazio per favorire altri settori. L’Italia dopo 31 anni guida il Copa, la maggiore organizzazione agricola europea (io ho incontrato tutti i sindacati agricoli) che pone tre questioni: la sovranità alimentare, e non a caso così si chiama il ministero che ho l’onore di condurre, non può essere messa in discussione dalla mancanza di reciprocità; agli agricoltori non può essere chiesto nessun ulteriore sacrificio; e il timore che nel lungo periodo le importazioni di carne, di riso, di mais tanto per stare sui raccolti italiani cancellino le nostre produzioni. È un limite invalicabile, non possono non essere tutelati, con una garanzia assoluta, tutti i nostri prodotti a denominazione sia di origine sia geografica. E poi faccio una domanda: siamo sicuri che chi fa le auto continui a produrle in Europa per venderle in Brasile o non vada direttamente in Brasile a fabbricarle?».In ultimo, sulla Pac si fanno passi avanti?«L’Italia ha posto un problema fin dal febbraio scorso: la Pac va riformata e soprattutto va aumentato il valore di bilancio. Non è possibile destinare all’agricoltura gli stessi soldi di dieci anni fa. Cominciamo a discuterne nelle prossime settimane, ma come s’è visto sulla pesca l’Italia ha ripreso il suo posto in Europa e le idee dei burocrati non passeranno tanto facilmente».
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Chiara Appendino (Imagoeconomica)