2019-06-05
Mercatone Uno chiude i battenti ma ai commissari vanno 7 milioni
Intanto i negozi sono nel mirino dei ladri e gli ex lavoratori chiedono di poter sospendere le rate dei mutui. Luigi Di Maio alza la voce su Whirlpool: «Soluzione per i 450 operai o ci ridiano i soldi. Non ci prendano per il c...».La vicenda del fallimento di Mercatone Uno fa registrare altri capitoli che definire tristi è un eufemismo. Mentre è appeso a un filo il futuro dei 1.860 lavoratori finiti in mezzo a una strada senza alcun preavviso, lo scorso 24 maggio, quando il Tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato il fallimento di Shernon Holding, la società di Valerio Rigoni che gestiva 55 punti vendita di Mercatone Uno, molti di questi punti vendita, abbandonati, sono stati presi di mira dai ladri. Tentativi di furto senza successo sono stati registrati a Bari, Arzano, Terlizzi e Milano. A Francavilla Fontana, invece, ignoti si sono introdotti nel punto vendita abbandonato e hanno svuotato il reparto elettrodomestici. I sindacati in tutta Italia chiedono una certificazione di interrotta attività che permetterebbe ai dipendenti di chiedere la momentanea sospensione del pagamento delle rate di mutui. I lavoratori, infatti, al momento non sono occupati, e nemmeno licenziati o in cassa integrazione, ma sono parte di una procedura fallimentare dai tempi impossibili da prevedere.Intanto, si muove la magistratura. Il procuratore aggiunto di Milano, Riccardo Targetti, e il pm Roberto Fontana, hanno aperto un fascicolo di indagine con l'ipotesi di bancarotta fraudolenta, al momento senza indagati, sul fallimento di Shernon Holding. Il fascicolo è stato aperto dopo che è stata depositata in Procura la relazione del curatore fallimentare, l'avvocato Marco Angelo Russo. Gli stessi magistrati avevano chiesto ai giudici che venisse dichiarato il fallimento della holding. I 55 punti vendita del gruppo Mercatone Uno erano stati ceduti nell'agosto scorso dall'amministrazione straordinaria del gruppo alla Shernon Holding, società che già a febbraio scorso ha chiesto di essere ammessa al concordato preventivo dopo le istanze di fallimento presentate da alcuni fornitori. Una richiesta dichiarata però inammissibile dal Tribunale fallimentare di Milano: i giudici hanno riscontrato per la Shernon Holding un indebitamento complessivo di 90 milioni di euro maturato in nove mesi, con perdite gestionali fisse di 5/6 milioni al mese, unito «alla totale assenza di credito bancario e di fiducia da parte dei fornitori». L'inchiesta di Milano si concentrerà proprio sulla gestione della holding negli ultimi mesi. La Procura di Bologna, invece, aveva già aperto un'inchiesta per bancarotta, con una serie di sequestri disposti a inizio 2017.Sulla graticola sono finiti anche i tre commissari straordinari, Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari, nominati nell'aprile 2015 dall'allora ministro Federica Guidi, che lo scorso agosto hanno venduto Mercatone Uno alla Shernon Holding. «Il piano industriale elaborato dalla società», scriveva Rigoni nella richiesta di concordato preventivo presentata a Milano lo scorso 11 aprile e bocciata, «e allegato all'offerta finale, veniva vagliato dai commissari straordinari, dagli advisor della procedura di amministrazione straordinaria, dal comitato di sorveglianza della medesima procedura e dal Mise, e da questi ritenuto serio e sostenibile». L'autorizzazione alla vendita è stata comunicata dal Mise il 18 maggio 2018. Il ministro dello Sviluppo Economico era l'attuale europarlamentare del Pd, Carlo Calenda. I tre commissari hanno tentato di smentire che il loro compenso ammonti a 7 oltre milioni di euro, ma l'Associazione Fornitori Mercatone Uno, presieduta da William Beozzo, che rappresenta le 500 imprese coinvolte dalla chiusura dei punti vendita, ha pubblicato un comunicato stampa con tanto di tabella: la somma delle voci riportate è appunto di 7.283.000 euro. Vincenzo Tassinari è probabilmente il più noto tra i tre commissari. È uno degli uomini di punta della cooperazione rossa, è stato presidente di Coop Italia dal 1988 al 2013, e dal 2013 (scriveva Repubblica al momento della nomina) a capo della società vinicola «Cantine del cerro» che Unipol ha ereditato dal gruppo Ligresti. Intanto, ieri il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è intervenuto in maniera molto decisa su un'altra crisi, quella relativa allo stabilimento Whirlpool di Napoli, che la multinazionale americana ha annunciato nei giorni scorsi di voler cedere. Una decisione che metterebbe a rischio circa 450 lavoratori, cifra che raddoppierebbe se si aggiunge l'indotto. «Dal 2014 ad oggi», ha detto Di Maio al tavolo di crisi aperto al Mise, «la Whirlpool ha ricevuto 27 milioni di euro di fondi pubblici. O entro sette giorni portano la soluzione per lasciare aperta quell'azienda e far lavorare 450 persone oppure noi gli togliamo i soldi che hanno preso dallo Stato. Gli blocco quelli che gli stavamo per dare», ha aggiunto Di Maio, «e gli tolgo quelli che gli abbiamo dato con alcuni strumenti che dovevano servire a creare più lavoro in più occasioni per le imprese. Stiamo parlando per ora di 15 milioni di euro. Non si prende per il culo lo Stato italiano. Non con me, non con questo governo».