2019-05-28
Mercatone Uno, al tavolo Di Maio propone a tutti la cassa integrazione
Incontro poco produttivo: 1.800 dipendenti resteranno senza lavoro. Sindacati imbestialiti: «Risposta inaccettabile per i lavoratori». Futuro nero anche per 500 fornitori, pari a un indotto di 10.000 persone.Alla fine ieri Luigi Di Maio non ha potuto fare molto: i 1.800 dipendenti della Mercatone Uno resteranno senza lavoro. Al termine dell'incontro, che si è tenuto ieri al ministero dello Sviluppo economico per cercare di risolvere la difficile di situazione dell'azienda della grande distribuzione non alimentare, dichiarata fallita il 25 maggio scorso, il vicepremier ha reso noto che il 30 maggio si terrà un nuovo incontro al Mise «con creditori e fornitori» e che «l'obiettivo minimo da attuare subito è la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori». «Il tribunale di Bologna», ha aggiunto il ministro, «deve autorizzare la procedura di amministrazione straordinaria e riprendere l'esercizio provvisorio il prima possibile. Così da consentire il ricorso agli ammortizzatori sociali». Poi partirà «la fase di reindustrializzazione per dare un futuro certo ai lavoratori», ha concluso. «Ce la metteremo tutta lavorando collegialmente con le parti sociali e le Regioni».Al tavolo, oltre al ministro Luigi Di Maio e ai curatori fallimentari della Shernon Holding (la società che ha rilevato il gruppo a luglio 2018) erano presenti anche Sabina Bigazzi, segretario generale Filcams Cgil, Aurora Blanca, leader Fisascat Cisl e Stefano Franzoni, segretario generale Uiltucs.L'esito dell'incontro di ieri, però, non è piaciuto a tutti i sindacati. In Cgil probabilmente speravano in una soluzione che potesse dare un lavoro ai dipendenti e ai fornitori della Mercatone Uno. «I lavoratori vogliono delle risposte: non è accettabile, quello che è avvenuto», ha detto ieri, a margine di un incontro a Bologna, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Credo che sia uno schiaffo anche per il governo e il ministero dello Sviluppo economico. Questi (la Shernon Holding, ndr) per due mesi si sono presi impegni che presentavano piani industriali che non hanno mai presentato, per poi arrivare in questa situazione».Ma la situazione non riguarda solo gli oltre 1.800 lavoratori. Il problema della Mercatone Uno tocca anche i 500 fornitori (e i loro crediti non pagati) e le oltre 10.000 famiglie interessate dal fallimento del gruppo. Non a caso ieri non è mancato il disappunto, perché all'incontro con il ministero delle Sviluppo economico i fornitori ieri non erano presenti. Ieri non è «stata presa in considerazione la posizione dei fornitori che rappresentano un indotto di circa 10.000 dipendenti», ha scritto in una nota l'associazione fornitori Mercatone Uno, che lavora per la tutela dei diritti dei creditori delle società del gruppo ammesse all'amministrazione straordinaria nel 2015. «Non appena completato ogni iter per i dovuti accreditamenti», si legge, «potremo rappresentare i nostri interessi in tutte le sedi opportune come già fatto presso il tribunale di Milano. Per fare ciò, a breve presenteremo i risultati in una relazione, appositamente redatta, per analizzare compiutamente le vicende di Mercatone Uno dal 2015 a oggi e rappresentare i motivi dell'infelice epilogo dell'amministrazione straordinaria». Nel giugno 2018 i fornitori avevano già presentato un esposto al Mise e un reclamo al tribunale di Bologna «nei quali erano state ampiamente anticipate le preoccupazioni e le criticità del caso, purtroppo inascoltate, poi confermatesi nei fatti di questi giorni». «Voglio ricordare a tutti i soggetti coinvolti, inclusi i sindacati, che il gruppo Mercatone Uno negli ultimi anni è stato finanziato dai crediti non pagati agli oltre 500 fornitori coinvolti, oltre 10.000 persone», ha detto ieri William Beozzo, direttore dell'associazione.La difficile situazione della Mercatone Uno non è la sola in Italia. La crisi ha colpito molti settori e le aziende «in sospeso» non mancano. C'è la Ast, Acciai speciali di Terni. In questo caso sindacati e azienda non sono riusciti a trovare un accordo sul nuovo piano industriale a causa di un mancato supporto da parte del Mise. La situazione si protrae da mesi e il 5 giugno è stato fissato un incontro per sbrogliare la matassa. Non va dimenticato il caso della Pernigotti di Novi Ligure, azienda dolciaria finita in mani turche la cui operatività è messa a dura prova per via dei grossi tagli voluti da Istanbul. Domani è previsto un incontro al ministero nella speranza di trovare la quadra per 250 lavoratori.Non va meglio alla Piaggio Aero con 500 dipendenti in cassa integrazione o per l'ex Alcoa (circa 800 professionisti a rischio). Si salva solo la Bombardier, azienda in crisi risollevata da una commessa di 14 treni ad alta velocità voluta da Trenitalia. In questo caso, però, il merito non è di Di Maio. Il ringraziamento va al primo operatore ferroviario italiano.
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.